F1, Ferrari SF23 di Leclerc "incostante": ecco perchè

F1, Ferrari SF23 di Leclerc "incostante": ecco perchè
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Analizziamo con Paolo Ciccarone il motivo delle prestazioni incostanti della Ferrari di Leclerc
4 luglio 2023

Gli inglesi lo chiamano “suction”, ovvero aspirazione, ed è l’effetto creato dalla depressione dell’ala anteriore che convoglia l’aria verso il fondo della monoposto. In Austria, complice le basse temperature e l’umidità dell’aria, è apparso evidente sulla Ferrari di Leclerc un problema che compare per pochi istanti, sufficienti però per far capire meglio i problemi della SF23, specialmente quando Leclerc si lamenta di una certa incostanza di rendimento.

Il motivo è presto spiegato e proviamo a farlo nella maniera più semplice possibile, sperando che i tanti tecnici presenti non se ne abbiano a male per la superficialità della spiegazione. In pratica succede che quando la monoposto arriva a una certa velocità in rettilineo, l’ala anteriore consente quella depressione che tiene attaccata la vettura al suolo, consentendo un ingresso in curva migliore perché l’aerodinamica “tiene” schiacciata la vettura a terra. L’aria così convogliata viene poi distribuita sul fondo che, a sua volta, tramite i condotti, le paratie e le bavette varie, rimanda i flussi e i vortici sul retro della vettura, creando in pratica quella depressione che serve a tenerla attaccata al terreno.

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Fin qui tutto bene? In pratica l’aria arriva davanti, viene “schiacciata”, risucchiata e uscendo dal retro fa l’effetto ventosa, il famoso effetto suolo. E fin qui, sempre chiedendo perdono agli ingegneri presenti, la cosa è abbastanza chiara. Nel caso della Ferrari, evidenziato nei disegni di Gabriele Pirovano, si vede invece che l’aria si compatta, diventa concentrata e l’umidità presente la rende visibile. Un po’ come quando l’aereo atterra (o decolla) e dalle ali si vedono i flussi d’aria che diventano bianchi. Nel caso della Ferrari questo avviene per pochi istanti (quelli sufficienti a bloccare il fermo immagine TV FOM) proprio sotto al frontale: non sotto l’ala, ma immediatamente dopo.

Ovvero c’è un picco di depressione che concentra in quel punto l’aria, creando in pratica un “blocco” che impedisce al flusso il normale proseguimento verso il fondo. Siccome non avviene sempre, ma solo in certe circostanze (e magari sparisce in ingresso curva) ecco spiegato anche visivamente le lamentele di Leclerc alle prese con una macchina incostante. Perché il flusso che si genera poi sparisce e questo significa che ci sono variazione di pressione in quella zona, che è la più importante in una monoposto. E se il comportamento (leggi depressione) non è costante, il pilota è costretto a intervenire (avete visto Leclerc che guida a scatti in alcuni casi?) perdendo tempo ma, cosa più importante, non si ha una costanza di rendimento di carico aerodinamico che poi serve a far funzionare le gomme e la loro gestione. Sembra semplice detta così, il problema è come risolverlo e se fino ad ora, coi computer a disposizione, non ci sono ancora riusciti gli ingegneri della Ferrari, figurarsi un giornalista incuriosito da una immagine TV passata per qualche istante sullo schermo…

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