F1. Ferrari a due facce: Sainz e Leclerc come Prost e Mansell al GP del Messico 1990

F1. Ferrari a due facce: Sainz e Leclerc come Prost e Mansell al GP del Messico 1990
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Ferrari domina il Gran Premio del Messico 2024 ma con due separati in casa, che lavorano ognuno per sé, Carlos Sainz e Charles Leclerc come Alain Prost e Nigel Mansell nel 1990
28 ottobre 2024

GP del Messico 1990. La Ferrari si giocava il mondiale contro la McLaren di Ayrton Senna, ma qualcosa non andava come avrebbe dovuto in squadra. C’era un retrogusto amaro, qualcosa che non tornava e bastava vedere come lavoravano le due squadre di Prost e Mansell per capirlo. Da un lato l’ingegner Luigi Mazzola, dall’altro l’ingegner Maurizio Nardon. Uno con Prost, l’altro con Mansell. Andiamo sullo schieramento di partenza a guardare da vicino cosa succede. A quel tempo era facile spiare i computer dei tecnici, o guardare le temperature sulle termocoperte, in modo da capire con quanti gradi riscaldavano le gomme anteriori e posteriori

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Infatti ogni pilota aveva uno stile suo per cui anche la temperatura era adeguata. Come dire che sulle due Ferrari sullo schieramento, Mansell aveva una scelta, Prost un’altra. A pochi minuti dal via, dobbiamo lasciare lo schieramento, ma ci fermiamo dietro al muretto e vediamo qualcosa di strano. Quando mancavano tre minuti al via, lo staff tecnico della macchina di Prost si agitò e tirò via una bandella dall’ala posteriore. L’ingegner Nardon guardò sorpreso cosa stavano combinando sulla macchina di Prost ma quando lo capì era troppo tardi per toccare la macchina di Mansell. Lo staff di Mansell non fece in tempo a copiare la soluzione tecnica che dava più velocità in fondo ai rettilinei e col maggior peso della benzina imbarcata (a quei tempi servivano anche oltre 200 litri!) Prost aveva una macchina stabile e più veloce di quella di Mansell. Alla fine il francese vinse la gara.

Quando, nella cronaca della gara scrivemmo che la Ferrari aveva due squadre che lavoravano una contro l’altra, ipotesi ripresa anche da altri colleghi, ci fu una alzata di scudi da Maranello, con telefonate minatorie, smentite e via di questo passo. Salvo poi, 33 anni dopo, averne la conferma in un libro scritto dall’ingegner Mazzola che confermò tutto in un incontro coi tifosi. Ebbene, per rivedere una rossa vincere in Messico sono passati 34 anni e anche stavolta le due squadre Ferrari si sono confrontate. Stavolta ha vinto Sainz mentre Leclerc, terzo, si è mostrato indispettito, ma contro lo spagnolo in tutto il week end, non c’è stata una volta che il monegasco avesse messo l’ala davanti. Eppure oggi hanno più informazioni rispetto a 34 anni fa, la telemetria è a disposizione di tutti e nessuno può tenere un segreto. Difficile avere due squadre di meccanici che lavorano una contro l’altra.

Eppure la sensazione è che ci fossero due Ferrari in pista separate in casa. Mentre Sainz ha mostrato di aver capito tutto (esemplare i tempi da pole position, unico a stringere l’uscita dell’ultima curva e passare rasente al muretto, stile Indy!), esemplare le difficoltà di gestione delle gomme di Leclerc con chiari sintomi di surriscaldamento. E con Sainz che in gara chiedeva di rallentare il ritmo perché si era a rischio. Uno ha capito tutto, l’altro non ha capito la pista e non era concentrato al meglio. Quindi una Ferrari a due facce. In un mondiale dove le porte e il sogno mondiale sono ancora aperti, di fatto è mancato Leclerc che col terzo posto, agguantato grazie a uno svarione a pochi giri dalla fine (era infatti secondo) ha consentito di limitare i danno e ritrovarsi due macchine sul podio. Quindi un successo con l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere per Sainz e che poteva essere in futuro, perché scoprire di dover lasciare la squadra nel momento in cui hanno ritrovato il bandolo della matassa, fa picchiare la testa contro il muro. E che lo spagnolo e il suo clan non siano per niente felici del tutto, lo dimostra la freddezza di papà Carlos nei confronti del presidente Elkann che si era congratulato per la vittoria del figlio. Come dire prima mi mandate via e poi mi fate i complimenti. E’ su questo aspetto che ci si gioca l’ultima parte di campionato con una menzione speciale per Flavio Briatore: “Sainz? Deve pensare a se stesso, capitalizzare quanto ha per le mani, non lasciarsi coinvolgere dal futuro. Deve fare bene adesso”. Si vede che Carlos lo ha capito.

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