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Fernando Alonso ce l’ha fatta. L’uomo talmente votato al culto della sua stessa persona da aprire un museo in proprio onore ben prima che potesse anche solamente pensare di concludere la sua carriera sta conquistando una nuova generazione di fan. Grazie all’inaspettata competitività della sua Aston Martin AMR23 nella stagione 2023 di Formula 1, Fernando è tornato ad essere un habitué del podio, come non lo era da almeno una decade.
L’anno scorso, come un leone in gabbia, Alonso era tormentato dall’impossibilità di convertire una nuova generazione di adepti al suo culto. “Non è che non sappiano chi sono – aveva riflettuto in un’intervista rilasciata a The Race – ma si chiedono che valore aggiunto possa dare allo sport”. Anziché accontentarsi di aver stregato chi è venuto prima di chi nasceva quando stava cogliendo i suoi successi mondiali, Alonso si struggeva pensando a chi poteva andare oltre i risultati per capire la sua vera forza.
Ma finché c’è grinta, c’è speranza. E in questo, Alonso è un gigante. Ha cercato fortuna altrove, rimbalzando come una pallina impazzita dalla Dakar al WEC, passando per Indianapolis, per mostrare che aveva ancora quello che serviva per vincere. Ma la F1, per lui, è un’altra cosa. Così ha fatto ritorno, anche se non aveva la certezza di poter dimostrare davvero il suo valore. E la sua perseveranza, alla fine, sta pagando.
Alla fine dello scorso anno, a fronte di una scelta di spostarsi in Aston Martin che sembrava l’ennesima decisione di pancia sbagliata, aveva detto “finché ci sarà almeno l’1% di possibilità di vincere un titolo mondiale, continuerò a correre”. E quel piccolo punto percentuale da inseguire a fronte di sacrifici che, con il passare degli anni, diventano sempre più difficili da sopportare. La maggior parte dei piloti, raggiunta una certa età, si stufa. Lui no.
Vedere Alonso e Lewis Hamilton abbracciarsi sorridenti a Melbourne pareva un miraggio, per chi seguiva la F1 già ai tempi della lotta intestina in McLaren nel 2007. Chi poteva immaginarsi, 16 anni fa, che sarebbero stati ancora in F1 dopo tre lustri? Forse nemmeno loro. E in quell’abbraccio sta tutto il rispetto di due uomini che non si piacciono, ma si stimano. Talmente diversi da essere accomunati solo da quella fame di successo che non si placa in alcun modo.
Alonso, l’uomo che a fronte di due titoli mondiali in bacheca a 41 anni definisce solo “probabilmente irraggiungibile” il record di sette iridi di Hamilton e Schumacher, per la prima volta da molto tempo si ritrova a interpretare un ruolo fuori dagli schemi. Antieroe per eccellenza, con quella lingua ancora più tagliente dei suoi sorpassi, ora Fernando è l’apprezzato outsider chiamato a ravvivare un mondiale che sembra già lanciato verso Milton Keynes.
Le sorti di questo 2023 sono già scritte, ma Alonso, l’uomo abituato a correre più veloce del tempo, ha ancora un conto in sospeso con una F1 a cui ha dato molto, ottenendo in cambio meno di quanto avrebbe voluto. A luglio compirà 42 anni, ma sembra impossibile che siano passati dieci anni dalla sua ultima vittoria in F1. Il prossimo obiettivo è il successo numero 33, poi chissà.
Una cosa è certa: Alonso ha già raggiunto un suo desiderio. “Voglio essere ricordato come un combattente, uno che non si arrende facilmente, che non molla in ogni condizione, che sia per vincere o per la dodicesima posizione”, aveva detto a The Race. Ora lo sanno anche i nuovi fan, che Fernando è nato per lottare. Anche se c’è solo l’1% di possibilità di centrare l’obiettivo. Ma sono anche consapevoli del suo vero valore. E questa, forse, è la sua vittoria più grande.