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“Mi ero immerso con il reparto sommozzatori di San Benedetto della Guardia Costiera che era in addestramento nel lago di Lavarone, sotto il ghiaccio. Non era facile, l’acqua torbida, solo un buco dal quale entrare e uscire, ma per me non era la prima volta – ha spiegato la dinamica dell’incidente il famoso fotografo italiano Massimo Sestini al Corriere della Sera – mi si è bloccata la glottide, paralizzata, è un evento rarissimo”.
“Ero vicino al buco, neanche mezzo metro, fin quando ho creduto che il mio erogatore fosse rotto. Ho usato anche quello secondario ma niente. Vicino a me vi era un altro subacqueo così a gesti gli ho chiesto il suo. Neanche quello andava. Mi ha passato quello che stava utilizzando ma nulla. Ha capito che ci fosse seriamente qualcosa che non andava. Ho iniziato a ingerire acqua da tutte le parti fin quando non mi ha portato subito fuori. Mi si era paralizzata la glottide. In trenta secondi ero steso sul ghiaccio che sputavo acqua e sangue. Fortuna che c’era Giuseppe Simeone, capo del primo nucleo sub della Guardia Costiera, mi ha fatto un doppio massaggio cardiaco. La mia fortuna è stata che lui si era appena brevettato, venti giorni prima, istruttore di salvataggio a Lampedusa. E' arrivato subito l’elisoccorso e mi hanno portato in ospedale, anche se non volevo. A causa dell’enorme quantità d’acqua ghiacciata, mi è venuta una polmonite molto grave”. Così Massimo Sestini, nato come paparazzo e poi diventato fotoreporter quella che gli ha permesso di vincere il World Press Photo che ritrae un barcone carico di profughi dall’elicottero, ha raccontato l’incidente nelle acque ghiacciate del lago di Levarone una decina di giorni fa.
Ma perché vi stiamo raccontando questa storia? Massimo Sestini, noto alla cronaca anche per la leggendaria foto scattata a Lady Diana sullo yatch in bikini, è stato uno dei pochi fotografi e paparazzi ad aver sposato la causa dell’etica, colonna portante non solo dell’essere umano in quanto tale, ma anche di un buon professionista. Nella lunga intervista rilasciata al Corriere, infatti, Sestini ha raccontato un episodio che ben spiega quanto questo sia per lui fondamentale, soprattutto in qualità di paparazzo, fotoreporter e artista. Stiamo parlando di quando ad Imola trent’anni fa, per precisione il primo maggio del 1994, acquistò le ultime immagini di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger per evitare che venissero pubblicate.
“Fare il paparazzo mi ha insegnato a fare bene il fotoreporter e fare bene il fotoreporter mi ha insegnato a fare bene il fotografo. Io ho iniziato dalla gavetta e ho fatto il paparazzo, con gli appostamenti infiniti e quei teleobiettivi che pesano un quintale. Ma ho sempre cercato di farmi guidare da un’etica che saldasse quella professione e quella umana – ha raccontato nell’intervista - Un infermiere di Bologna vendette alla mia agenzia, per un milione e mezzo, le foto dei corpi di Senna e Ratzenberger, i due piloti automobilistici morti a Imola. Dissi al direttore di Panorama, Andrea Monti, che non gli avrei dato le immagini, ma la notizia. E lui mi disse che era giusto così e mi face scrivere un editoriale con un titolo singolare per un fotografo: “Ecco perché non vi mostreremo le immagini”. Lo stesso feci con le fotografie di Lady Diana. I miei corrispondenti a Parigi scattarono delle istantanee in cui si vedeva ancora il suo corpo muoversi. Le ho distrutte tutte, tranne una in cui lei non c’è. Lo scoop si può fare, ma non a tutti i costi».
Lui non è stato l’unico fotografo che, mosso dall’etica umana ancor prima che professionale, decise di proteggere la dignità di Senna e Ratzenberger. Anche Angelo Corsi e Carlo Cavicchi decisero di non pubblicare le immagini dello schianto al tamburello del campione brasiliano su Autosprint. A differenza di Cavicchi e Orsi, Massimo Sestini non conosceva minimamente Ayrton Senna, di cui i due erano cari amici, ma ha deciso lo stessi di spendere soldi, e non pochi, per evitare che quegli scatti esclusivi finissero sulle prime pagine di tutti i giornali, proprio come ha fatto anche con Lady D.