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Si ritorna a parlare di budget cap, ovvero del limite di spesa che le squadre di F.1 sono obbligate a rispettare.
Dopo la vicenda Red Bull dell’anno scorso, si sperava che quest’anno le cose andassero meglio. Invece, a quanto pare, non è così e il problema nasce tutto da una norma di difficile controllo. Se imponi una regola, dovresti imporre anche una penalità e poterla controllare. Ma quando le norme sono ambigue e si può aggirare, il controllo diventa basilare, altrimenti è solo una complicazione.
Non la pensa così Federico Lodi, direttore finanziario FIA per le monoposto, (è stato per tre anni direttore finanziario Toro Rosso, ndr), ovvero la persona cui fa capo il dipartimento federale per il controllo delle spese. Nato a Modena, un passato da tecnico, a partire dal gennaio 2023 è uno dei quattro capisaldi nella nuova struttura della FIA. “Direi che il controllo dei costi in F.1 è una sfida interessante viste le molteplici voci che la compongono” dice durante un incontro che abbiamo avuto di recente nel Motor Home della FIA.
La differenza fra il controllo costi della F.1 e quello della UEFA in materia calcistica, sta tutto in una parola: sostenibilità.
“Ovvero, nel calcio se le spese sono in percentuale agli incassi e la squadra può averne un utile, può spendere quello che vuole. In F.1 invece abbiamo adottato un principio diverso che riguarda il tetto massimo di spesa per ogni squadra”.
Un principio diverso, perché se ad esempio il rapporto spese e incassi, per team come Ferrari o Mercedes, poteva prevedere un tetto molto più alto, per altre formazioni, come ad esempio la Williams, non sarebbe stato sostenibile. Ed ecco che al contrario della UEFA in F.1 la FIA ha deciso per il tetto massimo. E qui nascono i problemi perché, come ci ha spiegato lo stesso Lodi (col presidente Ben Sulayem che lo indicava con orgoglio dicendo: “E’ lui l’uomo giusto”) i bilanci dei team devono essere consegnati entro il 1 aprile di ogni anno. Tocca poi allo staff federale fare un controllo e determinare entro 3 mesi al massimo il controllo e poi entro ottobre emettere le eventuali sentenze. Un grosso problema, perché come accaduto l’anno scorso, si finirà per parlare di un risultato sportivo ottenuto nel 2022 solo a fine anno 2023. Con le implicazioni che questo comporta:
“L’anno scorso forse abbiamo preso sotto gamba l’impegno – dice ancora Lodi – infatti eravamo in tre e questo ha comportato un ritardo nel controllare tutto. Adesso siamo aumentati con altre 10 persone aggiunte al settore per poter essere più rapidi e precisi”.
Infatti, la rapidità è un fattore essenziale in F.1 e non si può aspettare 10 mesi dopo la fine di un campionato il risultato finale.
“Le squadre lo hanno capito e danno molta collaborazione, ci sono infatti due o tre uomini FIA pronti a dare suggerimenti e a far capire l’esatto modo di interpretare le regole”.
Che restano astruse per il comune mortale e il tifoso, anche perché dal 2023 c’è un regolamento finanziario anche per i motori, partito a gennaio, poi esiste anche per la F.E, con un capitolo a parte. Il controllo in F.1 è molto difficile perché ci sono diverse entità legate (Red Bull ad esempio fa capo a tre società, il team, la powertrain e la commerciale) con circa mille persone impiegate ed è logico che ci siano complicazioni varie da superare:
“E’ un aspetto che stiamo cercando di semplificare” ammette Lodi. Infatti il problema sono le tempistiche:
“Non possiamo fare nulla fino al 31 dicembre, poi le squadre hanno tre mesi di tempo per chiudere i bilanci, fare gli audit, un calcolo dei costi escludibili o importanti e farli approvare. In pratica fino al 1 aprile in FIA non vediamo niente. Adesso immaginate oltre 200 pagine di numeri, cifre, dettagli, quindi un mese passa per capire i punti da approfondire e nel caso (come accaduto questa settimana, ndr) chiedere chiarimenti. A maggio si parte coi controlli e via di questo passo. In sei o sette mesi avremo il risultato finale”.
A questo punto le domande successive sono tutte lecite: ma resta il principio base. Se una norma non può essere controllata rapidamente e sancita in caso di violazione, a che serve dover aspettare un anno per stabilire chi ha vinto l’anno prima e se ha rispettato le norme? Un mistero della F.1 basato sulla voglia di livellare le prestazioni dei team, cosa che a guardare la griglia di partenza e le graduatorie, a quanto pare al momento non funziona ancora. Ma chissà cosa sarebbe stato in caso contrario…