F1. Esclusiva con Fisichella: "La mia generazione in F1 grazie al talento"

F1. Esclusiva con Fisichella: "La mia generazione in F1 grazie al talento"
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F1. Il nostro Paolo Ciccarone ha intervistato in esclusiva per Automoto Giancarlo Fisichella. Ecco quello che ci ha rivelato
6 giugno 2023

Ogni tanto capita di vederlo bazzicare i box con quell’andatura fra lo svogliato e il pensionato che va per cantieri, ma Giancarlo Fisichella ha tutto tranne dello svogliato, tantomeno del pensionato, visto che è ancora un pilota attivo e di recente ha anche vinto la gara GT di Pergusa con una Ferrari. Ha guardato incuriosito le prove a Monaco da bordo pista ed è rimasto sorpreso da due cose. Le moderne vetture di F.1 e un suo ex compagno di squadra.

Voglia di tornare in pista con queste monoposto?

“No, non mi viene la voglia, ho già dato. Quello che invece mi stupisce e ammiro è Fernando Alonso. Eravamo compagni di squadra alla Renault nei due anni in cui ha vinto il mondiale. E’ ancora lì che guida benissimo. E che dire di Hamilton? Un altro della mia generazione, direi, visto che io ho smesso poco dopo il suo arrivo. Sono due esempi unici”.

Fa strano che uno passeggia da turista e gli altri due sono ancora lì a darci dentro…Non sono forse un po’…vecchi?

“Non direi, parlo per esperienza personale: con queste macchine moderne fino a 44, 45 anni, puoi dare ancora il massimo. Poi cala il fisico, la concentrazione, è un fatto fisiologico. Quindi visto l’età di Alonso e Hamilton, credo che abbiano davanti ancora degli anni di carriera. Fernando poi l’ho visto allenato, preparato e concentrato come ai tempi del mondiale con la Renault, Lewis fa paura ancora. Per me i ragazzini di oggi se la dovranno vedere ancora con loro. Io in macchina contro di loro? Ma no, lasciamo perdere, io ho già dato, faccio il padre di famiglia e qualche week end prendo il volante per divertimento in gara”.

Si leggono ammirazione in Alonso e quello che sta facendo…

”Sì, è incredibile anche perché ha corso a Indy, nell’endurance e ora in F.1 dimostra di giocarsela con gente che ha quasi 20 anni meno di lui. Davvero un grande, forse il più grande di questa generazione in pista. Poi lo vedi che è allenato, fisico asciutto, ancora attivo, per me può fare ancora bene nei prossimi anni”.

Hai visto da vicino queste vetture e questi piloti in azione, che ne pensi, segui ancora la F.1?

“Quando posso e non sono impegnato in gara. La guardo in Tv e a Monte Carlo sono andato in pista a vederle da vicino. Sono dei camion, enormi, pesanti ma incredibile per come sono veloci. Ai miei tempi, parlo ormai della preistoria, avevamo macchine da 800 CV e 500 kg di peso, queste ne hanno 1000 di cavalli, ma pesano il doppio e vanno da paura. Poi su un tracciato così stretto mi hanno impressionato molto, ho visto guidare Verstappen e fa di quelle cose incredibili, è una spanna sopra agli altri davvero”.

Fisichella vanta un palmares che comprende 3 vittorie in F.1, 19 podi, 4 pole position, 2 giri veloci al quale bisogna aggiungere due vittorie alla 24 ore di Le Mans categoria GTE con la Ferrari nel 2021 e 2014. A cinquant’anni compiuti a gennaio, il 14 per la precisione, Giancarlo Fisichella bazzica ancora quell’ambiente che l’ha visto su quattro ruote da bambino.

Merito di mio padre e dei suoi sacrifici. A volte si saltava la scuola per andare a girare coi kart e lui mi giustificava le assenze a scuola. Ha creduto in me e sono arrivato in F.1 grazie al talento e a chi mi ha supportato, oggi il solo talento non basta e se si parla di soldi, a volte non bastano neanche quelli, lo vedo nella academy che seguo con Marco Cioci, altro pilota di GT con la Ferrari”.

Adesso fai il talent scout, vai alla scoperta di giovani piloti, quanto è difficile far emergere un italiano e portarlo al vertice?

“Se prendiamo la mia generazione, ci metto anche Jarno Trulli e Tonio Liuzzi, siamo arrivati nel circus grazie al talento perché di soldi non ne avevamo proprio. Abbiamo trovato chi ha investito su di noi e credo siano stati ripagati perché in F.1 ci siamo difesi bene. Oggi lo vedo coi ragazzi che seguo. Dal kart alla F.4, se va bene. Poi il salto di categoria è troppo grande. Servono tanti soldi e nonostante ci siano ragazzi di talento, meglio dirottarli alle corse GT. Meno costose senza dubbio, con possibilità di fare i professionisti, ma di monoposto, dalla F.2 alla F.1, non se ne parla. Servono milioni di investimento e a volte non bastano perché manca una politica che aiuti i giovani. Abbiamo avuto Giovinazzi di recente, anche lui uno di talento che è arrivato in F.1 ma grazie al supporto di sponsor stranieri. Adesso speriamo nei giovani Minì e Antonelli, col primo che ha vinto a Monte Carlo la gara di F.3, come era accaduto a me quasi trent’anni fa”.

Ovvero, abbiamo i talenti ma manca una politica di supporto. Potremmo riprendere quel progetto che una ventina di anni fa Alboreto aveva messo in cantiere con la Ferrari o fare qualcosa di simile?

"Sì, e ci aveva provato pure Ivan Capelli quando era vicepresidente della nostra federazione sportiva. Oggi in F.1 ci si arriva solo con grandi appoggi industriali oltre al talento, naturalmente. Manca una filiera che dia supporto, che crei occasioni e che convinca ad investire. Se va avanti così la vedo dura”.

Hai parlato di Minì e Antonelli, loro hanno talento e sono nel posto giusto a quanto pare…

"Sì perché Minì ha Nicolas Todt come manager, ovvero uno che ha portato Felipe Massa, Jules Bianchi e Charles Leclerc in F.1. Antonelli ha alle spalle Toto Wolff, il gran capo di Mercedes. Se non ce la fanno loro ad arrivare in F.1 entro due o tre anni, allora non abbiamo speranze”.

 

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