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“Se lo puoi immaginare, lo puoi fare”: era il motto preferito di Enzo Ferrari. Un motto che visse appieno, creando uno dei marchi automobilistici più conosciuti, amati e rispettati al mondo. Un nome che fa tremare al solo pensiero, rinomato non solo su strada ma anche nel motorsport, in diverse categorie. La sua azienda è stata la sua prima figlia, che ha amato profondamente in ogni periodo della sua storia, tanto che raccontava di non aver mai fatto una vacanza né un viaggio turistico perché per lui le ferie più belle erano stare in officina quando c’erano pochi lavoratori. Ed è questa, la Ferrari, l’eredità più grande che il Drake ha lasciato al mondo e alla sua famiglia quando scomparve 35 anni fa, il 14 agosto del 1987.
Il suo testamento, un documento olografo – scritto di suo pugno – evidenzia ancora una volta la sua personalità: schietta, di poche parole ma con molti sentimenti. Il Drake, infatti, nel documento redatto quattro anni prima della propria morte, aveva deciso di rendere erede universale quel figlio rimasto per molto tempo nell’ombra, Piero Lardi Ferrari, l’unico sopravvissuto dopo la morte prematura di Alfredo, conosciuto come Dino, scomparso a soli 24 anni nel 1956.
“Con il presente revoco ogni mia precedente disposizione testamentaria, – si legge nel documento scritto su carta intestata di Maranello che venne firmato a Modena l’8 gennaio del 1984. – Istituisco erede universale di tutti i miei beni mio figlio Piero Lardi Ferrari”.
Piero si è così trovato a capo del piccolo impero costruito dal Drake. Ha ereditato il palazzo di largo Garibaldi di Modena, in cui Enzo ha trascorso l’ultimo periodo di vita, e anche altri beni immobili, fra cui la pista di Fiorano e ovviamente il cuore del testamento: il marchio Ferrari.
Quello rimane, tuttavia, un pezzo che l’erede ha dovuto condividere dal punto di vista sentimentale con tutti gli appassionati di motorsport, che ancora sognano guardando una Ferrari, che sfrecci in pista o fuori.