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Se l'errore di Lewis Hamilton, finito nella ghiaia nel tentativo di effettuare un doppiaggio nel modo più veloce possibile a Imola, era destinato di per sé ad attirare l'attenzione, è stata più che altro la modalità in cui si è tirato fuori dai guai a generare polemiche. Hamilton, infatti, ha messo la retromarcia per uscire dalla situazione in cui si era impantanato. In molti hanno aspramente criticato la decisione di non comminargli una penalità per una manovra che, secondo il loro parere, avrebbe potuto essere assai pericolosa. Ma perché Hamilton non è stato penalizzato?
Prima di tutto, diamo un'occhiata al regolamento. La retromarcia è vietata in pitlane, mentre nel resto dei casi vale il solito, famigerato, articolo 27.3, che consente di riguadagnare la pista «nelle condizioni in cui sia sicuro farlo». Il che, manco a dirlo, vuol dire tutto e niente. La discrezione nell'applicare questa normativa spetta alla direzione gara, chiamata a dirimere le zone grigie del vasto regolamento sportivo della F1. A spiegare il motivo per cui Hamilton l'ha scampata è stato proprio il direttore di gara della F1, Michael Masi, che a RacingNews365 ha rivelato che Lewis non è stato penalizzato perché nel corso della manovra della discordia, è stato aiutato dal suo ingegnere di pista, Peter Bonnington.
Il buon Bono, insomma, si è comportato come un passeggero diligente nella vita di tutti i giorni, dando indicazioni sul modo in cui uscire dai guai senza cacciarsi in altri, potenzialmente ben peggiori. Hamilton, silente nella sua concentrazione totale, si è lasciato condurre dalla voce del suo ingegnere, che l'ha prima avvisato dell'arrivo di Alonso e Mazepin e, successivamente, del passaggio di Sainz, Gasly, Vettel e Ricciardo. Dopo aver fatto sfilare anche quest'ultimo, Lewis si è lanciato nella rimonta, baciata dalla fortuna, che lo ha condotto fino al secondo gradino del podio. E il fatto che sia stato assistito dal fidato Bono ha evitato che la direzione gara optasse per una penalità.