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Su uno dei palazzoni che fanno da sfondo al circuito di Montecarlo, nel weekend di gara nel Principato, era apparso uno striscione con la scritta Charles l'éclair, Charles il fulmine. E schiantandosi alle Piscine in qualifica Leclerc si è abbattuto come una vera saetta sul suo fine settimana e, di rimando, su quello della Ferrari, che a Monaco, pista atipica, aveva ottime possibilità per la vittoria. Charles, come è capitato a tanti prima di lui, ha trovato il limite delle tortuose stradine dove è cresciuto nel più crudele e plateale dei modi, finendo la sua corsa con un bacio velenoso alle barriere. Quello di Leclerc è stato un eccesso di foga che, a ben vedere, ha mostrato anche in altre occasioni in passato.
Ironia della sorte, l'incidente di Leclerc gli ha dato la certezza della pole position, perché ha strozzato gli spunti di diversi piloti, tra cui Max Verstappen, furibondo via radio prima di conoscere la dinamica dello schianto, e il compagno di squadra, Carlos Sainz, anch'egli visibilmente contrariato per quella potenziale doppietta sfumata nelle fasi finali della qualifica. Vedendo Charles a muro nel suo ultimo tentativo, molti hanno subito proposto le classiche teorie del complotto, suggerendo un'intenzionalità nella manovra di Leclerc. Ma è evidente che Charles non abbia fatto apposta a schiantarsi. Se avesse voluto semplicemente ostacolare gli avversari, si sarebbe messo in una posizione tale da ostruire senza arrivare al contatto con le protezioni.
Ogni dubbio sulla potenziale intenzionalità della mossa di Charles è stato dissipato dallo spettro della possibile rottura del cambio. L'Italia ferrarista intera, tra sabato e domenica, ha trattenuto il respiro nell'attesa di sapere se la trasmissione sulla SF21 dovesse essere sostituita. Se fosse andata così, a Leclerc sarebbe stata comminata una penalità di cinque posizioni in griglia. Che la Ferrari abbia atteso le 12 di domenica per dare notizie dimostra come la riflessione sia stata profonda. D'altronde, la posta in gioco era altissima. La Rossa avrebbe rischiato il tutto per tutto, mantenendo il cambio e lottando per la vittoria con lo spettro di un ritiro? Oppure avrebbe optato per cogliere punti sicuri per il mondiale costruttori, relegando Charles in sesta posizione al via?
A Monaco, d'altronde, il gioco d'azzardo è di casa. E la Ferrari, dopo le verifiche del caso, verso mezzogiorno di domenica ha comunicato che non avrebbe sostituito la trasmissione sulla monoposto di Charles, perché non erano presenti apparenti danni. Ma la gioia dei tifosi della Rossa sarebbe stata strozzata prima del via della gara. A Leclerc sono bastate poche curve per rendersi conto che qualcosa non andasse. D'istinto, Charles via radio ha individuato nel cambio il problema, ma, secondo quanto spiegato dalla Rossa, l'inconveniente risiedeva altrove, più precisamente nel semiasse sinistro, dalla parte opposta rispetto all'impatto del giorno prima, avvenuto sul lato destro. Il semiasse si è sfilato dal porta mozzo, che, probabilmente, era già stato compromesso nell'incidente, ma si è rotto solo una volta riguadagnata la via della pista. E sostituire il cambio non sarebbe servito ad evitare il disastro.
Lo sdegno dei tifosi non si è fatto attendere. Una volta assodato che Charles non avrebbe preso il via delle corsa, il dito è stato prontamente puntato contro la scuderia. Possibile che le accurate verifiche perfezionate dalla Ferrari nelle febbrili ore intercorse tra qualifiche e gare non avessero evidenziato nulla? O forse non ci si era curati della parte della monoposto non colpita direttamente dall'incidente? Mattia Binotto, numero uno della Ferrari, ha spiegato che la rottura del semiasse potrebbe anche non essere dipesa dall'incidente, ma solo un'indagine approfondita potrà chiarire le reali cause del problema che ha fermato Leclerc.
Da quanto ha spiegato il team principal, il danno al semiasse non era immediatamente riscontrabile. E, sfortunatamente, può accadere. Ci sono dei guasti che possono risultare evidenti solo nel caso in cui la monoposto giri in pista. In questi casi, si fa sentire la mancanza del caro, vecchio warm up, che avrebbe sicuramente messo a nudo le mancanze della SF21. Binotto ha spiegato che, non essendo stati riscontrati danni al semiasse, sono state sostituite solo le parti compromesse, cioè l'ala anteriore, la sospensione anteriore destra e l'angolo destro del posteriore. Si tratta di una scelta dovuta alle regole del parc fermé, che consentono esclusivamente l'installazione di componenti danneggiate in un incidente.
Insomma, la Rossa, non avendo rilevato nulla di anomalo nel semiasse della discordia, è andata sicura verso la gara, pur con il brivido dovuto al fatto che, dopo un incidente, non si può mai avere la certezza che tutto funzioni a dovere finché la monoposto non viene accesa, o, per le più recondite delle magagne, finché non scende in pista. E la Ferrari ha finito per diventare la dimostrazione di questo crudele assunto, buttando alle ortiche punti decisamente preziosi in ottica costruttori. Perché la McLaren a Monaco ha giocato con una punta sola, Lando Norris, visto che l'altra, Daniel Ricciardo, si è persa per strada in qualifica. Tra una vittoria e un DNS ci sono infinite sfumature, dopotutto.
Una cosa, però, è chiara. Per quanto sia lodabile il coraggio in pista di Charles Leclerc, se il monegasco non fosse andato a muro sabato non staremmo qui a disquisire sulle grane della Rossa. Dipingere Charles come un impavido cavaliere del rischio, affascinante come i piloti senza paura di una volta, è una chiave di lettura romantica. Ma Leclerc ha sbagliato, come tanti prima di lui, ed è giusto rilevarlo, senza nulla togliere al suo talento. Vederlo sconsolato prima della gara, in disparte, ha provocato una stretta al cuore. Perché Leclerc è emotivo, latino nel temperamento, e la sua personalità lo rende più accessibile, amato. Però Leclerc può e deve fare meglio. E lo farà, senza dubbio, come tanti campioni prima di lui. Lo zero in casa, tuttavia, pesa come un macigno. E dimostra che chi troppo vuole, nulla stringe.