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A Las Vegas le monoposto di Formula 1 sfrecceranno tra le luci della Strip fendendo il freddo. Le FP2 e le qualifiche andranno in scena a mezzanotte ora locale, mentre la gara alle 22, orari in cui le temperature nel deserto a novembre scendono in maniera vertiginosa. Le previsioni suggeriscono che si andrà al di sotto dei 10 gradi. Non si toccheranno i picchi della gara più fredda della storia della F1 – il GP del Canada del 1978, disputato con 5 gradi – ma si tratta comunque di un fattore che andrà ad influenzare parecchio il weekend di gara in Nevada.
Le gare più fredde disputate in tempi recenti sono state il Gran Premio dell’Eifel al Nürburgring e quello di Turchia nel 2020. In entrambi i casi la temperatura si aggirava intorno ai 10 gradi, e la mancanza di grip ha pesato parecchio. Soprattutto all’Istanbul Park, che era stato recentemente riasfaltato con un manto liscissimo, che col freddo sembrava sostanzialmente ghiaccio. Alcuni piloti – Lance Stroll su tutti – si esaltano in condizioni in cui serve una guida elegante, senza scomporsi. Per tutti, in ogni caso, c’è una sfida nuova nella gestione delle coperture.
Normalmente, i piloti devono guidare in modo tale da non esacerbare il degrado degli pneumatici. A Las Vegas, però, si ritroveranno a dover correre in condizioni ben lontane dalla migliore finestra di utilizzo delle gomme e a doverle “accendere”. È possibile che servano più giri del solito per preparare gli pneumatici per lo spunto sul giro secco, tenendo conto del fatto che la lotta per la pole position entrerà nel vivo quando sarà quasi l’una di notte.
Quando sono in difficoltà nello scaldare le gomme, i piloti cercano lo “strappo” in curva. Ma il problema è che la pista di Las Vegas vanta un rettilineo della lunghezza di due chilometri, sul quale gli pneumatici finiranno inevitabilmente per raffreddarsi. Non bisogna poi dimenticarsi che su un tracciato cittadino la possibilità che si verifichino diversi regimi di Safety Car durante la gara è tutt’altro che remota. E con una pista fredda, la ripartenza potrebbe essere molto più proibitiva di quanto non lo sia in condizioni normali. Pirelli ha naturalmente scelto le mescole più morbide della gamma sviluppata per la F1, ma molto dipenderà da un fattore che verrà scoperto solo all’atto pratico.
Si tratta dell’asfalto. I circuiti cittadini di per sé presentano un manto decisamente più “green” rispetto alle piste permanenti, visto che i mezzi che li percorrono normalmente procedono a velocità molto meno elevate e gommano meno l’asfalto. Ne consegue che l’evoluzione della pista, a Las Vegas come sugli altri cittadini, è molto elevata. Pirelli tratterà l’asfalto del tracciato americano con getti d’acqua ad alta pressione per renderlo più abrasivo, ma solo venerdì prossimo se ne capiranno le reali caratteristiche.
Al netto dell’asfalto, il freddo porterà con sé anche una difficoltà fisica per i piloti. Per quanto staranno sicuramente attenti a coprirsi le mani con guanti caldi prima di scendere in pista, è probabile che le loro mani diventino fredde nel corso del GP, forse fino ad arrivare ai tipici indolenzimenti che si provano nel corso dell’inverno. Non è certamente una condizione ideale quando ci si ritrova tra le mani un vero e proprio computer qual è il volante di oggi.
Così come nella circostanza opposta, quella del caldo torrido del Qatar, sorge spontanea una domanda: nessuno aveva messo in conto il freddo prima di decidere di correre in notturna a Lasa Vegas a novembre? La risposta, incredibilmente, è no. “Inizialmente non abbiamo preso in considerazione il fatto che di notte fa molto freddo – ha spiegato Ross Brawn a talkSport -. Far funzionare le auto a quelle temperature sarà una sfida che non abbiamo mai affrontato prima”. “Credo che sarà spettacolare”, ha aggiunto. Staremo a vedere.