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A pochi giorni dal settantesimo compleanno della F1 - il 13 maggio del 1950 si corse il primo GP a Silverstone - Bernie Ecclestone si confessa in una lunga intervista concessa al Giornale. Il vulcanico ex patron della categoria, 90 anni ad ottobre, è come sempre un fiume in piena dalla sua fazenda in Brasile, dove trascorre il tempo in compagnia della moglie Fabiana, che lo renderà presto padre per la quarta volta. A domanda su chi sia il miglior pilota della storia della F1, Ecclestone risponde: «Io ho sempre detto Prost, perché è stato uno degli ultimi, almeno ai suoi inizi, a guidare un'auto senza tutte quelle informazioni (a disposizione dei piloti attuali, ndr.). Andando indietro credo si debba includere Stirling Moss e Fangio. Ma sono tempi diversi, auto diverse».
«Mi chiedo - riflette Ecclestone - quei ragazzi potrebbero vincere anche oggi? Probabilmente no, perché oggi per guidare devi essere più o meno un computer e quella era gente che se ne fregava dei computer, voleva solo guidare». E Schumacher e Senna? «Diversi. Se Ayrton fosse sopravvissuto avrebbe vinto molti più campionati di quelli che ha vinto e forse Michael ne avrebbe vinti meno. Michael era un po’ arrogante, pensava sempre di essere meglio lui della macchina e non conosceva i limiti, però diciamo che eri sicuro che avrebbe portato a termine il lavoro che gli avevi dato da svolgere». Parole di stima anche per Hamilton, «molto, molto, molto talentuoso», ma con «una squadra molto, molto, molto forte dietro di lui». «Ma se devi nominare i primi cinque piloti di sempre devi inserire Lewis tra di loro».
Ecclestone ha anche riflettuto sull'importanza della Ferrari per la F1: «Non potrei mai immaginare la Formula 1 senza la Ferrari. La Formula 1 è la Ferrari e la Ferrari è la Formula 1. Potrebbe succedere, ma proprio io non riesco ad immaginarmela». A proposito di Ferrari, Ecclestone ritorna su Mattia Binotto: «Non ho parlato male di lui. Ho solo detto che è un super, super ingegnere in Ferrari da tantissimo tempo e che conosce tutto della Ferrari. Ma è una cosa differente essere ingegnere e essere team principal. Un manager deve essere spietato per raggiungere i suoi obbiettivi. E invece credo che lui sia molto sensibile e davvero una brava persona». Alla Rossa, spiega Ecclestone, serviva un personaggio come Flavio Briatore: «Ho sempre pensato che sarebbe stato la persona giusta. Se Flavio vede qualcuno bravo in un'altra squadra se lo prende. Non so se Binotto farebbe lo stesso, dovendo lasciare a casa uno dei suoi».
Ecclestone non è un fan del budget cap: «Sono completamente matti, sono cifre che spende un team medio. In Formula 1 ci sono sempre stati team ricchi e team senza soldi. Mi ricordo che quando gestivo la Brabham, non eravamo certo un team ricco, la Ferrari ha sempre avuto un budget tre, quattro volte più grande del nostro o di quello della Lotus. Di mondiali ne abbiamo vinti un po’, sia noi che la Lotus. Potevamo vincere tutti, oggi è diverso. Quanto al futuro della F1, Ecclestone spiega: «Le persone hanno bisogno di eroi. I piloti da corsa, in particolare i piloti di F1, sono in qualche modo astronauti da ammirare. Ayrton Senna ne è il miglior esempio. Ha portato luce e coraggio anche nelle vite dei più poveri qui in Brasile e oggi di questo abbiamo bisogno più che mai». Una visione quasi romantica per l'ex patron della F1, che esclude un ritorno di fiamma: «Se anche qualcuno mi volesse, e qualcuno c'è... Non mi avrebbero».