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Per un team di Formula 1, è meglio avere a disposizione una monoposto rapida, ma fragile, oppure una più lenta, ma solida? Per Red Bull e Mercedes, la risposta è diversa. “Preferisco sistemare una monoposto veloce che cercare di rendere rapida una affidabile ma lenta”: così la pensa il team principal della Red Bull, Chris Horner. “Non importa quanto sia veloce la macchina. Se non arriva al traguardo, non si ottiene nulla”, sostiene invece George Russell.
Red Bull e Mercedes, ad oggi, si trovano in condizioni opposte. La RB18 è una vettura competitiva, anche se frenata da qualche chiletto di troppo, che una cura dimagrante lampo dovrebbe eliminare prima della prova costume ad Imola. La W13, invece, è ancora tormentata dal porpoising. E, a differenza della Ferrari, ne risente anche in curva. L’impossibilità di far funzionare il pacchetto nelle condizioni ideali porta a una vettura lenta, ancora acerba, che senza Safety Car avrebbe rischiato il minuto di distacco da Leclerc in Australia.
La Mercedes, però, riesce a terminare le gare. E quello che pare il minimo sindacale, per una monoposto di Formula 1, è ciò che distingue la W13 dalla RB18 in questo momento. Tre ritiri – il doppio zero del Bahrain e il ko tecnico di Verstappen a Melbourne – nelle prime tre gare sono un’infinità. Se la Red Bull dovesse annullare il gap prestazionale con la Ferrari grazie alla diminuzione del peso della sua monoposto, a Imola correrebbe comunque il rischio di non finire la gara, tormentata com’è da una serie di inconvenienti tecnici.
La natura dei problemi della RB18 è ancora nebulosa. Non riguarda direttamente la pompa di benzina, componente standard fornito da Marelli, ma il carburante è sempre in mezzo, nei ritiri della Red Bull. Verrebbe da pensare che a Milton Keynes, presi com’erano dalla lotta mondiale con la Mercedes lo scorso anno, non abbiano svolto a dovere i compiti sul nuovo carburante E10, realizzato con il 10% di etanolo. Una benzina che presenta caratteristiche diverse da quella uscente, che influiscono sul comportamento della miscela.
Non è però da escludere che la stessa filosofia progettuale del serbatoio, e il posizionamento dei componenti, possano influire sulla mancanza di affidabilità, che colpisce anche l’Alpha Tauri. Dopo i problemi tecnici occorsi in Bahrain e a Jeddah alla scuderia di Faenza, l’impressione è che il team italiano abbia optato per una strategia conservativa a livello di motore a Melbourne. Ma la Red Bull, dovendo inseguire la Ferrari, non può permetterselo. Non aiuta il fatto che, stando a quanto ha dichiarato Horner in Australia, i problemi occorsi sulle varie monoposto della galassia dei bibitari paiono essere indipendenti l’uno dall’altro.
Se la natura di questi inconvenienti tecnici è ancora da chiarire, prima ancora che da risolvere, è invece chiarissimo il quadro di inferiorità nel mondiale costruttori. La Red Bull si trova in terza posizione, con 55 punti contro i 104 della Ferrari e i 65 di una Mercedes che tiene botta anche in classifica piloti, con George Russell secondo. Mentre Leclerc veleggia verso Imola da leader, forte dei suoi 71 punti, Max Verstappen è solo sesto, con le 25 lunghezze colte in Arabia Saudita.
La stagione 2022 è una maratona, e non uno sprint. Con sole tre gare disputate, la Red Bull ha tempo per venire a capo delle sue magagne. Ma deve farlo in fretta. Perché la formichina Mercedes, nonostante la W13 sia assai problematica, si è portata in una posizione che non le competerebbe a livello di performance. E rischia anche di consolidarla, se la RB18 continuasse ad ammutolirsi improvvisamente. Dopotutto, una monoposto più lenta e più affidabile può essere davvero meglio di una veloce, ma di cristallo.
A Maranello, invece, non hanno certo bisogno di chiedersi cosa sia meglio tra una vettura poco performante e una inaffidabile. La Ferrari, dopo un biennio di prese in giro e delusioni, ha portato in pista una monoposto performante e solida, grazie a un lavoro straordinario e certosino di progettazione sfruttando sapientemente le ore extra in galleria del vento dovute alle ambasce del 2020. E Red Bull e Mercedes, per ora, si trovano a spartirsi le briciole.