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BARCELLONA – Due secondi, una inezia, sufficiente però a Max Verstappen per vincere il GP di Spagna davanti a Lando Norris con la McLaren che era partito in pole. Una vittoria costruita con un pit stop record, o quasi, da 1,9 secondi e una McLaren che ha perso il momento buono pur essendo più veloce della Red Bull. Ovvero, altra dimostrazione di quando l’uomo, Verstappen, prevale sulla macchina. Certo, non siamo ai 7 decimi di distacco con cui ha vinto a Imola, ma dopo 300 km di corsa i 2 secondi sono poca cosa. Se si pensa al primo pit con la McLaren più lenta e al secondo, basterebbe questo divario a giustificare i 2 secondi finali. Ma non è così.
Mentre Verstappen non perde un colpo, Norris non ha ancora quella continuità e quel colpo di reni nel momento fatale. Stessa cosa per Russell, Mercedes, quarto alle spalle di Hamilton, pur essendo l’inglese passato al comando alla prima curva partendo dalla seconda fila. E’ qui che si è giocato il GP, con un avvio rabbioso di Verstappen, con due ruote nell’erba a 250 orari, chiuso da Norris, e poi Russell che dall’esterno ha beffato entrambi arrivando più veloce in curva 1. Un giro o poco più, e Verstappen ha preso la testa della gara. A quel punto è stato solo un gioco di strategie, soste e durata delle gomme. Ed ecco spiegato come con una McLaren più veloce, alla fine ha vinto l’olandese: “Dovevo vincere – dice Norris – non avevo alternative” e via a testa bassa anche se soddisfatto per aver portato la McLaren là davanti. Ha stupito e confermato il momento positivo la Mercedes che ha piazzato le due macchine a ridosso dei primi, anche se Hamilton, terzo, ha accusato oltre 17 secondi dal vincitore Verstappen.
E qui meglio aprire una analisi. L’anno scorso Verstappen vinse in 1 h27 minuti e 57 secondi, quest’anno ha vinto in 1 h 28 minuti e 20, ovvero ha perso 6 decimi sulla distanza totale della gara, risultando più lento, seppure di poco. Come dire che Red Bull rispetto a un anno fa non ha guadagnato niente. Hamilton arrivò secondo l’anno scorso a 24 secondi, quest’anno a 17, ovvero Mercedes ha recuperato 7 secondi in 12 mesi mentre la Ferrari, quinta con Sainz l’anno scorso e quinta con Leclerc quest’anno è passata da 45 secondi di distacco a 22 e 7 decimi. Ovvero il passo in avanti della Ferrari ha permesso un recupero di 23 secondi sulla gara. Peccato che le due rosse siano state la quarta forza del GP, dietro a Red Bull, McLaren e Mercedes, seppure abbia fatto un notevole passo in avanti. E’ questo che emerge dal GP di Spagna, Red Bull plafonata, gli altri in recupero, con la Ferrari che paga pegno su una pista completa. Perché il quinto e sesto posto di Leclerc e Sainz, coi due che si sono pure toccati in gara mostrando nervosismo e qualcosa da controllare nel team. Le ambizioni di una prima fila, svanite per un soffio, e di un recupero in gara, sono crollate di fronte al passo dei rivali.
Adesso l’unica speranza è che il pacchetto di novità portato in Spagna e la gara abbiano consentito la raccolta di tutte quelle informazioni necessarie per migliorare il passo gara e la gestione gomme in qualifica. Perché non serve portare solo modifiche, perché poi bisogna capirle e adattarle alle sospensioni e alle condizioni della pista. Quindi in Austria potrebbe uscire un panorama diverso da quello attuale. Speriamo e intanto l’attenzione passa al mercato piloti, con Carlos Sainz in attesa di dare una risposta ad Audi (leggi Sauber) Williams e Alpine, con le quali ha parlato a lungo nel week end spagnolo. Qualcuno dice che martedì potrebbe arrivare la risposta, qualcun altro dice che fino a Monza non si muove niente…Leggi Mercedes in dubbio su Antonelli al fianco di Russell. Il gioco del cerino tiene banco più delle gare in pista.