F1, Davide Brivio smentisce il ritorno in Suzuki

F1, Davide Brivio smentisce il ritorno in Suzuki
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L'intervista del nostro Paolo Ciccarone a Davide Brivio per commentare i rumors del divorzio da Alpine a fine stagione e il ritorno in Moto Gp
1 novembre 2021

Dalla MotoGP alla F.1 e ritorno? Le voci su una possibile marcia indietro di Davide Brivio si rincorrono da qualche tempo e la cosa strana è che nessuno sa davvero cosa stia accadendo. Ad esempio, Suzuki ha dichiarato che "lo accoglieremmo a braccia aperte, ma ha un contratto di un altro anno con Alpine". E Davide Brivio replica: "Ne sento parlare ma non ne so nulla visto che ho un impegno con Alpine".

E qui si apre la porta al dubbio e al sospetto che certe voci siano state messe in giro ad arte proprio da chi, in Alpine, non vede e non ha visto di buon occhio la figura di Brivio in quanto "occhi e orecchie" del presidente Luca De Meo. E siccome gli inglesi hanno una lunga tradizione nel gestire...certe operazioni, non deve stupire se Brivio si trovi al centro di voci e sospetti che sono stati messi in circolazione ad arte.


D'altronde, in un meccanismo come quello F.1 dove "si è sempre fatto così" oppure reagisce ai corpi estranei espellendoli, la figura di Davide Brivio è a un punto cruciale: mollare la F.1 e ammettere il fallimento dell'operazione voluta da De Meo. Oppure insistere e fare...pulizia nei reparti dove serve, anche solo per dare una scossa e far capire chi comanda.

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E' il momento delle decisioni e intanto, visto che dobbiamo cominciare da qualche parte, torniamo a quella famosa telefonata di De Meo che ti chiede di lavorare in F.1: cosa hai risposto?

"Avrei detto subito di sì, poi ci ho pensato su e ho chiesto lumi, spiegazioni. In cuor mio mi sarebbe sempre piaciuto lavorare in F.1, già una decina di anni fa mi era passato per la testa. Io ho lavorato tanti anni in MotoGP, ma mi è sempre piaciuto curiosare un po' in giro e la F.1 rappresentava quel mondo in cui imparare, scoprire alcune cose da traslare nel mondo delle moto. Si parla di ispirazione, non copiare perché fra moto e auto non è possibile copiare sistemi pari pari. Mi ha spinto la curiosità di vedere da dentro come lavora un team di F.1, quali problemi superare e il metodo per farlo. E' una cosa che avevo dentro da tempo. Infatti, quando potevo un salto nel paddock lo facevo volentieri, ma era difficile trovare il pass per accedervi, forse così ho risolto il problema in un altro modo!"

- Dai tempi dei mondiali vinti con Valentino Rossi fino all'ultimo con la Suzuki la MotoGP era già cambiata molto la categoria. Non era fatta più solo di meccanica, ma anche con più elettronica e più politica...

"Di sicuro la MotoGP si sta avvicinando alla F.1 anche se con meno risorse e meno personale rispetto al circus. Fra simulazioni fuori pista e approccio mentale, le due categorie si sono avvicinate molto. Credo che la F.1 la grossa differenza pratica è il pit stop, ovvero la strategia di gara che costringe le squadra a dedicarvi molte energie. Quando farlo, la gestione delle gomme, i consumi della benzina. E' una delle più grosse differenze con la MotoGP. Lì appena parte la gara è tutto nelle mani del pilota, solo con se stesso nella gestione di tutto, in F.1 c'è dietro un lavoro di squadra molto più forte e ampio. Il team è quasi in macchina col pilota, c'è uno scambio continuo di ordini, disposizioni, informazioni. Nella MotoGP fai tutto, poi tocca al pilota fare il resto. In F.1 c'è molto più lavoro di squadra visto che il pilota non è mai da solo per tutta la gara".

- Senza dubbio la F1 è molto più complicata dal punto di vista tecnico, forse sarebbe il caso di semplificare le cose...

"Il regolamento tecnico è molto dettagliato, e si aggiunge sempre un qualcosa in più. E' tutto dettagliato, forse troppo. Sarebbe magari da semplificare, dagli orari di lavoro, su quanto il personale è impegnato e via così. Forse ci sono troppe regole e troppi limiti. Da questo punto di vista in F.1 appena c'è una regola, c'è un gruppo di ingegneri che la studiano e se possono l'aggirano. La vera differenza con la MotoGP è stata per molti anni trainata dalle aziende giapponesi. Ovvero costruiscono le moto, le fanno andare veloci e la gara finisce con la bandiera a scacchi. Non esiste l'esasperazione che c'è in F.1, si sta sotto il pelo del limite assoluto. Si spinge ma non troppo. In F.1, e noi latini siamo forse maestri in questo, vedi Ferrari o Ducati, si porta tutto all'estremo limite. Fatta una regola si studia come fare per averne il massimo vantaggio"

- Con Valentino Rossi avevi un certo rapporto umano, adesso c'è Fernando Alonso: similitudini?

"Alonso è uno di quelli speciali. Mi trovo molto bene, è semplice e alla mano, ha una motivazione incredibile nonostante abbia corso tanti anni, sembra appena arrivato. Poi ha una grande esperienza e durante la gara ha una grande lucidità, ti sorprende con la visione della corsa, sa come spingere la squadra, fa pensare su alcuni aspetti che a prima vista non conoscevi".

- Però c'è anche Alain Prost, quattro mondiali, confrontarsi con lui  difficile?

"Vero, in quanto a piloti titolati ed esperti non ci manca niente e anche con  Alain il discorso è simile a quanto detto per Fernando. Io spero che uno come Ocon possa trarre vantaggio dall'avere al fianco piloti di questo calibro per una carriera di successo. Ha un grande talento, abbiamo puntato su lui per il futuro".

- Immagino quando ad Enstone ti sei presentato e hai detto: salve, sono Davide Brivio. La risposta sarà stata: e questo adesso che deve fare qui? Sbaglio?

"Diciamo che io sto vivendo ancora la fase in cui ho ancora cose da imparare, non si smette mai. In un ambiente così competitivo ed esasperato come la F.1 non hai molto tempo per imparare, visti i molteplici aspetti legati al circus. Ma è una squadra esperta, con persone preparate e valide, sveglie".

- Luca De Meo chiama spesso?

"No, ci parliamo e scambiamo idee ma non siamo ancora arrivati a questo livello".

- Complicato vivere in Inghilterra dal punto di vista umano?

"Abbastanza, il cambiare il nome in Alpine è un cambiamento più di sostanza che solo di immagine. C'è da sviluppare un marchio con auto sportive completamente elettriche. C'è un progetto che va al di là della sola F.1 ed è un aspetto su cui si sta lavorando molto".

- Quindi anche le ipotesi di avere un secondo team motorizzato Renault, anzi Alpine, implementazione e sviluppo piloti da far crescere...

"Abbiamo tre piloti in F.2 di gran talento e questo è un problema perché dobbiamo trovare il modo di dare loro degli sbocchi. Sulla seconda fornitura di motori non siamo stressati, però è fuori di dubbio che è un aspetto importante nel caso si verificasse. Le porte sono aperte e speriamo che quando sarà il momento e le condizioni, speriamo di avere un team partner, perché potrebbe essere utili per i piloti giovani, raccogliere più dati. Non stiamo spingendo molto, ma stiamo seguendo con attenzione".

- Quando si vedrà davvero la mano di Davide Brivio nel team? E visto che in passato qualche rally da pilota lo hai corso, magari una puntata su una Alpine da rally ci scappa?

"Quando sono arrivato l'ho fatto con grande rispetto per le persone che vi lavorano. Quindi, primo non sprecare niente di quello che c'è. Poi migliorare è la parte più difficile. Ovvero come farlo senza intaccare le parti forti e sicure. In Ungheria abbiamo vinto con fortuna, vero. Ma dal secondo giro fino alla fine Ocon ha saputo gestire con la squadra. Quindi grande rispetto del passato e delle persone che animano questa squadra, ma con l'occhio al futuro per migliorare sempre più".

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