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Dopo una serie di intrighi degni di una soap opera sudamericana, ieri la McLaren ha annunciato ciò che era ormai ovvio, la propria separazione da Daniel Ricciardo a fine 2022. Per nulla consensuale, e soprattutto costosa, visto che l’opzione per terminare l’accordo triennale anzitempo era a favore dell’australiano, e non del team. Nulla che non potesse essere risolto con una lauta compensazione nelle casse di Daniel per la rescissione. Per quanto si possa provare empatia nei confronti dell’affabile Ricciardo, non si può sostenere che la McLaren non abbia avuto ragioni fondate per arrivare a questa scelta.
Arrivato a Woking con la nomea da grande star – e remunerato di conseguenza – Ricciardo nell’ultimo anno e mezzo è stato protagonista di una caduta verticale. Il fatto che l’unica vittoria colta dalla McLaren nell’ultimo decennio sia stata colta da Daniel a Monza lo scorso anno non deve ingannare: il paragone con il talentuoso Lando Norris, dal 2021 ad oggi, è stato impietoso. E il motivo per cui la McLaren ha deciso di fare a meno dei suoi servigi è lo stesso per cui le quotazioni di Ricciardo sono sprofondate rispetto a un paio di anni fa, rendendolo decisamente meno appetibile per altre scuderie.
L’alternativa più sensata per Ricciardo pare l’Alpine. La catastrofica gestione da parte della scuderia di Enstone della situazione contrattuale di Fernando Alonso e Oscar Piastri – pronto a involarsi a Woking, beghe legali permettendo - ha generato la concatenazione di eventi che ha portato Ricciardo a perdere il posto, ma potrebbe, nel contempo, aprire a un ritorno in un team che a livello di management è parecchio cambiato negli ultimi tempi, e non necessariamente in meglio. Tornare a quella che ai tempi della sua militanza si chiamava Renault potrebbe rappresentare per Ricciardo l’ultima opportunità per ricordare a tutti il suo valore come pilota.
Dopo aver tenuto testa con fierezza a compagni di squadra ostici come Sebastian Vettel e Max Verstappen, Ricciardo era visto da molti come un potenziale campione del mondo di Formula 1. Irresistibile fuori dall’abitacolo tanto quanto in pista, con le sue memorabili staccatone, Daniel si muoveva sull’asfalto esclusivamente condotto dal suo memorabile senso per la guida. Ma è stata proprio la sua naturalezza a rivelarsi un grande limite nell’adattarsi a nuove realtà. Fuggito per una decisione di pancia dalla Red Bull, ha faticato ad ambientarsi in Renault. Ma il peggio sarebbe arrivato in McLaren.
Alle prese con una monoposto che non gli consentiva di prodursi con successo nel suo peculiare stile di frenata, Daniel si è completamente perso. Per un pilota che non si approccia con fare analitico alle proprie performance in pista, cercare di cambiare strada si è rivelato un compito impossibile. Nelle sue giornate migliori, Ricciardo si è rivelato un pilota straordinario. Ma il suo limite sta proprio in questo. Senza le condizioni ideali per eccellere, ha dimostrato una scarsa propensione all’adattamento. E questa sua mancanza potrebbe frenarlo anche in Alpine.
A Enstone ritroverebbe il suo ex compagno di squadra, Esteban Ocon, agilmente battuto nel 2020. Ma oggi Esteban è un pilota diverso, più maturo. Nel caso in cui il passaggio di Daniel all’Alpine si concretizzasse, dovrebbe adattarsi con grande rapidità, evitando a tutti i costi di perdere il confronto con un vecchio rivale. Se così non fosse, sarebbe la dimostrazione del suo declino. O forse dei suoi limiti. Ricciardo si merita un’ultima chance in F1. Ma come la possa fare fruttare dipende solo da lui.