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Dando un’occhiata all’ordine di arrivo del Gran Premio di Turchia 2021 di Formula 1, con il secondo posto di Max Verstappen e il terzo di Sergio Perez, non sembrerebbe. Ma il weekend di gara a Istanbul, per la Red Bull, è stato tutt’altro che semplice. La RB16B, solitamente impeccabile sin dall’inizio dell’attività in pista, si è dimostrata nervosa, poco a suo agio. Colpa di un bilanciamento che necessitava di qualche aggiustamento per funzionare alla perfezione.
Il problema, come ha spiegato il team principal della Red Bull, Chris Horner, ad Autosport, nasceva dal fatto che la Red Bull fosse “leggermente al di fuori della finestra operativa” corretta a livello di assetto sull’asfalto rimaneggiato di Istanbul. Dopo i problemi dello scorso anno, con il manto che, a causa della pioggia, era diventato equiparabile a una superficie ghiacciata in quanto a grip, si è lavorato per rendere l’asfalto più poroso.
I dati sul “restyling” dell’asfalto erano stati comunicati ben prima dell’inizio del weekend di gara ai team, in modo tale che potessero effettuare prove con diversi livelli di grip nelle simulazioni perfezionate nei quartieri generali per trovare dei set-up che fossero fin da subito impiegabili in pista con pochi accorgimenti. Delle due scuderie in lotta per il titolo, la migliore nei compiti a casa si è rivelata la Mercedes: la W12 si è dimostrata fin da subito a suo agio con le nuove condizioni.
La Red Bull, così, si è ritrovata ad inseguire. Ed è stata costretta a un lavoro extra in quel di Milton Keynes, dove una vecchia conoscenza della galassia dei bibitari, Sébastien Buemi – ieri pilota della Toro Rosso, oggi aiuto cruciale nello sviluppo – si è prodotto in un superlavoro al simulatore per trovare la quadra. I progressi sono arrivati, ma è rimasta quella sostanziale differenza che abbiamo visto tra Verstappen e le Mercedes nei momenti cruciali del weekend.
La Red Bull, peraltro, non è nuova a questo tipo di problematica. Lo scorso anno, infatti, la mancanza di correlazione tra i dati raccolti al simulatore e l’effettivo comportamento degli aggiornamenti in pista ha portato a non pochi grattacapi per Horner e compagnia battagliante. Nel 2021, tolta la Turchia, questo inconveniente è sembrato superato. Ma quanto successo a Istanbul è un fattore da tenere in considerazione nel prosieguo del mondiale.
Il motivo è presto detto. Delle sei gare che ci separano dalla fine del campionato, due rappresentano una vera e propria incognita. Si correrà, infatti, su due piste mai impiegate prima dalla F1, a Losail, in Qatar, e a Jeddah, in Arabia Saudita. Lo abbiamo già visto lo scorso anno, con un calendario in cui figuravano molte piste inusuali: in questi casi, chi svolge alla perfezione i compiti a casa, portando in pista una vettura ben bilanciata, gode di un vantaggio competitivo non indifferente. Scolara diligente, in questo ambito, è la Ferrari, che, grazie ad un ottimo lavoro al simulatore, è in grado quasi sempre di presentarsi in tracciato con un assetto azzeccato.
Quanto successo in Turchia alla Red Bull non deve ripetersi più. Perché, come abbiamo visto a Istanbul, problemi di questo tipo generano un deficit competitivo difficile da recuperare in corsa, vista la vicinanza prestazionale con la Mercedes. E se domenica Lewis Hamilton era troppo lontano per approfittarne, potrebbe non essere così, penalità permettendo, in occasione delle gare in Qatar e in Arabia Saudita. Mai come quest’anno, ogni dettaglio, anche se apparentemente insignificante, può fare la differenza. Verstappen e Hamilton, e, di rimando, Red Bull e Mercedes lo sanno molto bene.