Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Autostop pericolosi
Ha fatto discutere la sanzione inflitta a Webber a Singapore per aver chiesto un passaggio ad Alonso così come hanno fatto polemica le immagini diffuse poi dall’australiano dove si vede Warwick, uno dei commissari sportivi, fare lo stesso a suo tempo quando correva in F.1.
In molti, però, non conoscono un episodio legato ai fratelli Brambilla. Tino e Vittorio hanno rappresentato quell’anima sportiva ruspante dell’Italia di provincia caratterizzata da un talento immenso (in auto o in moto erano due campionissimi), ma anche da un modo semplicistico e sempliciotto di affrontare le cose. Un giorno di tanti anni fa, a cavallo fra gli anni 60 e 70, il Vittorio, come lo chiamavano, era in pista a Monza a provare una F.3. Spese limitate, risparmi su tutto, anche sulla benzina.
Fatto sta che il Vittorio resta fermo in parabolica senza carburante. Dai box non sentono il motore, capiscono che qualcosa non va e tramite un commissario che fa il passaparola, capiscono che devono fare il pieno alla monoposto. Dai box parte solerte uno dei meccanici-amici fidati del Brambilla, tanica di benzina in una mano e sigaretta accesa nell’altra, il massimo della sicurezza, insomma. Arrivato in parabolica fa il pieno, rimette in moto la vettura e Vittorio gli fa segno di montare sopra, attaccato al roll bar, per riportarlo indietro.
La scena che si presenta agli occhi di chi sta ai box è terrificante: Vittorio Brambilla che passa a oltre 220 orari, il Gino attaccato con una mano al roll bar e la tanica nell’altra che svolazza come una banderuola. Al curvone (all’epoca non c’erano le chicane) il poveretto vola via, come logica, mentre il Brambilla continua imperterrito per diversi giri fino a quando non torna ai box per far controllare la macchina. E qui gli chiedono atterriti “Ma il Gino dove è?” e il Brambillone: “Osti, il Gino, me l’ero dimenticato, dove è finito?” Pronta è partita la ricerca dello sfortunato meccanico, ritrovato ferito di striscio, la tuta sbrindellata, in un prato al curvone, con la sigaretta accesa in bocca. All’arrivo dei soccorsi la frase conclusiva della brutta avventura: “Vitorì, ma va da via al cù!”.
“Kimi Raikkonen ha un problema a una vertebra lombare con una estrusione fastidiosa. In pratica un principio di ernia del disco che i medici stanno trattando in maniera soft. La Ferrari è informata, ma sono contenti lo stesso di Kimi, salvo poi farlo visitare come si deve. Ora il dubbio riguarda la terapia da seguire”
Kimi...aggiusta?
Ormai quello che era un segreto di Pulcinella è diventato ufficiale. Kimi Raikkonen ha un problema a una vertebra lombare con una estrusione fastidiosa. In pratica un principio di ernia del disco che i medici stanno trattando in maniera soft. A Singapore, quando il problema era emerso in maniera lampante, la cosa che ha stupito tutti è che invece di rivolgersi allo staff del dottor Ceccarelli di Formula Medicine, lo staff di Raikkonen si è rivolto a un medico fisioterapista della Red Bull che ha praticato le cure necessarie per lenire il dolore alla schiena, con un nervo che preme al punto da addormentare la parte bassa del corpo e impedire un corretto modo di guidare.
La Ferrari è informata, ma sono contenti lo stesso di Kimi, salvo poi farlo visitare come si deve. Ora il dubbio riguarda la terapia da seguire. Secondo la stampa finlandese, con un inviato che sa anche quante volte Raikkonen va in bagno in un giorno, dice che deve essere operato per rimettere in sicurezza la schiena, i medici della Lotus non ne sanno nulla e il mistero circonda tutta l’operazione.
Di certo ci sono da una parte i problemi del team, che non paga e al proposito Villeneuve è chiaro:” Conoscendo Kimi li molla prima della fine della stagione, anche se tenersi allenato potrebbe aiutarlo, ma se ha un problema grave alla schiena e ha bisogno di curarsi come si deve, invece di essere lui a mollare il team e a perdere i soldi, che non vedrà mai, troverà il modo di scaricarli dando loro la colpa per i mancati pagamenti”. Insomma, una situazione idilliaca che promette bene per il prossimo anno…
“E’ bastato che Giancarlo Minardi venisse in pista per la prima volta e sentire il motore di Vettel per far sorgere il dubbio che ci fosse qualcosa di strano nella Red Bull del tedesco”
Minardi e l'orecchio bionico
E’ bastato che Giancarlo Minardi venisse in pista per la prima volta e sentire il motore di Vettel per far sorgere il dubbio che ci fosse qualcosa di strano nella Red Bull del tedesco. E tutti quanti, o in molti, hanno preso per buono il dubbio che ci fosse qualcosa che non funziona. Se Minardi e i soloni dei siti e giornali, che le macchine le vedono a malapena in TV, avessero visto in azione le Red Bull negli ultimi anni, avrebbero sentito lo stesso suono uscire dagli scarichi senza farsi venire idee strane.
Ma è la F.1 di oggi: un x costruttore che viene in pista e scopre la differenza rispetto a quanto visto in TV, nessuno che gli dice qualcosa quando gli viene il dubbio e tanti che gli vanno dietro a dare del ladro alla Red Bull visto che gli esperti in circolazione non si sono accorti di nulla. Per forza, se continuano a fare notizia stando dietro a un computer, quando capiranno la differenza di guida e inserimento in curva fra un pilota e l’altro o una macchina e l’altra.
Per cui, bravo Minardi che appena in pista ha sentito la differenza, ma se fosse stato presente negli anni precedenti lo avrebbe sentito prima, e male chi gli è andato dietro senza fare un minimo di analisi. La Red Bull ha una mappatura che permette a Vettel di arrivare in curva e frenare secco tenendo il motore giù di giri fino al punto di corda, poi da quel punto in poi il tedesco apre il gas e il motore da sottocoppia sale di giri borbottando, in pratica funge da controllo di trazione naturale: avete mai provato a partire in prima sulla neve o a farlo in seconda? Nel primo caso si pattina, nel secondo caso si accelera progressivi senza scaricare tutta la potenza a terra ma avendo una accelerazione migliore.