F1. Con una strategia meno conservativa, la Mercedes avrebbe potuto vincere in Messico?

F1. Con una strategia meno conservativa, la Mercedes avrebbe potuto vincere in Messico?
Pubblicità
In Messico, la Mercedes ha optato per una strategia conservativa, scommettendo su una seconda sosta che la Red Bull non avrebbe poi effettuato. Ma osando di più avrebbe potuto davvero lottare per la vittoria?
31 ottobre 2022

Su un tracciato, l'Autódromo Hermanos Rodriguez, in cui il drag congenito della W13 è mitigato dalla quota elevata, la Mercedes potrebbe aver perso l’ultima occasione concreta per non concludere la stagione 2022 di Formula 1 senza una vittoria. Dopo una qualifica convincente, con George Russell secondo e Lewis Hamilton terzo, la scuderia di Brackley ha scommesso su un degrado delle gomme da parte della Red Bull che non è mai arrivato, portando a casa un secondo e un quarto posto che lasciano l’amaro in bocca. Ma la Mercedes, con una strategia diversa, avrebbe davvero potuto vincere in Messico?

 

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

La scelta strategica della Mercedes, con un primo stint con le medie e il secondo, più lungo, con le hard, è stata piuttosto conservativa. E ha causato le prime difficoltà sin dalla partenza, visto che la Red Bull, sia con Max Verstappen che con Sergio Perez, ha optato per le rosse, decisamente più performanti per lo start. A pagarne le maggiori conseguenze è stato Russell, bruciato sia da Hamiton che da Perez. Il primo a fermarsi è stato proprio quest'ultimo, al termine del giro numero 23, per montare le medie. Poi è stata la volta di Verstappen, due tornate più tardi.

Hamilton ha calzato le hard al termine del ventinovesimo giro, Russell cinque tornate dopo. E le posizioni, dopo le soste, erano destinate a restare congelate, visto che, contrariamente a quanto pensava la Mercedes, la Red Bull non avrebbe effettuato un’altra sosta. Una volta passata la finestra per il secondo pit stop dei piloti di Milton Keynes, alla Mercedes è rimasta solo la speranza che le medie di Verstappen e Perez superassero quello che gli inglesi chiamano cliff, il punto di non ritorno oltre il quale la performance degli pneumatici si fa catastrofica.

La svolta, però, non è mai arrivata. Una variabile che potrebbe aver influito sulla gestione delle gomme è la temperatura dell’asfalto. Scesa rapidamente da 47 a 39 gradi, ha agevolato i piloti della Red Bull nella gestione delle soft e ha mitigato il compito anche con le medie. Ma ogni medaglia ha un rovescio, e le temperature contenute hanno nel contempo messo in difficoltà Hamilton e Russell nel portare nella corretta finestra di utilizzo le hard. La frittata, a quel punto, era fatta. Ed entrambi i piloti della Mercedes ne erano consapevoli, per quanto i loro ingegneri li invitassero ad essere fiduciosi.

Cosa avrebbe potuto fare diversamente la Mercedes? La soluzione azzeccata l’ha pensata Russell, sempre molto assertivo, nonostante la giovane età, nel comunicare il proprio pensiero al suo ingegnere di pista. George avrebbe voluto optare per le soft nel secondo stint, allungando il primo. Che si tratti di un’opzione valida lo dimostra Daniel Ricciardo. L’australiano ha inanellato 44 giri con le medie prima di calzare le soft e prodursi in una volata per il settimo posto, beffando il compagno di squadra, Lando Norris, nonostante una penalità di dieci secondi per l’incidente con Tsunoda. 

Con poco carburante a bordo e la pista gommata, le soft si sono rivelate un’arma potente, senza un degrado significativo. Nella posizione di inseguitrice in cui si trovava, la Mercedes avrebbe fatto bene ad osare, quantomeno con uno dei due piloti. Ma sarebbe stato sufficiente per vincere la gara? Probabilmente no, di fronte a una RB18 che tratta le gomme con i guanti, anche con Verstappen, cresciuto moltissimo nella gestione delle coperture nel corso degli anni. Prima era un suo punto debole. Oggi non ha talloni d’Achille. 

Bisogna anche guardare il lato positivo delle cose, tuttavia. E la Mercedes, dopo un inizio di stagione da incubo, ha trovato nella costanza il marchio di fabbrica che, a due gare dal termine della stagione, la vede a soli 40 punti da una Ferrari che, dal canto suo, ha dei demeriti che non possono essere negati. La vera sfida, però, resta quella in ottica 2023. Perché la Mercedes potrebbe anche chiudere un campionato senza vittorie per la prima volta dal 2011. Ma farà di tutto affinché non succeda di nuovo, intervenendo su quei punti deboli della meccanica che ne hanno strozzato gli spunti nel 2022. 

Pubblicità