F1. "Come una persona per bene": dalla gioventù ad Imola al GP in Ruanda. A tu per tu con Stefano Domanicali

F1. "Come una persona per bene": dalla gioventù ad Imola al GP in Ruanda. A tu per tu con Stefano Domanicali
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Stefano Domenicali, CEO della Formula 1, a 360° in questa intervista esclusiva: dagli inizi ad Imola, sua città natia, al rapporto con la famiglia, fino al Gran Premio in Ruanda che spera possa diventare presto realtà
30 settembre 2024

Di Stefano Domenicali se ne parla sempre in termini sportivi, di programmi, calendari, regolamenti, nuovi GP, ma chi è l’uomo, i suoi valori e le sue origini, non se ne parla mai. Lo ha fatto il quotidiano “Avvenire” con una lunga intervista esclusiva in cui il manager italiano ha ricordato i suoi inizi, la scuola, i compagni di banco con cui si incontrano ogni anno a Imola in ricordo di quella mitica classe 5 sezione B: “Era una formazione importante perché avevamo idee, visioni diverse su tante cose, politica, sport, musica, ma la scuola come elemento base di formazione è stata basilare.Sono stato circondato da persone speciali ed eccezionali dove ognuno ha seguito il proprio percorso, professionale, umano, spirituale, ma siamo ancora tutti molto legati. Ci sono persone che stanno lasciando il segno nella realtà dove sono nato e questo per me è stata fortuna ” ha detto, ricordando anche i tempi in cui da quella scuola scavalcava il Santerno ed entrava nel paddock del circuito dove aiutava gli uomini della CEA e distribuiva i pasti ai commissari.

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Oggi, invece, è lui il leader di quel mondo che a quell’epoca, ragazzino, sognava soltanto: “La passione è qualcosa che ti tiene vivo, specialmente nei momenti di difficoltà o quando credi che le cose non siano raggiungibili. Io vengo da una famiglia straordinaria, ma normalissima. Se sono riuscito a raggiungere una posizione, che in molti ritengono importante, io dico sempre se ce l’ho fatta io, ce la possono fare tutti. Basta avere determinazione, trovarsi anche al momento giusto al posto giusto. Mai mollare, è l’insegnamento che porto a casa e che trasmetto ai miei figli ogni giorno”. L’aspetto umano che colpisce di Stefano Domenicali è il suo essere umile nonostante la posizione, l’aver sempre una parola o un saluto per tutti, senza alterigia o supponenza. Questo lo confermano tutti coloro che ci hanno lavorato insieme, che ancora ricordano i pasti in mensa, lui già dirigente Ferrari o Lamborghini, a tavola con l’operaio o l’impiegato: “Io sono cresciuto così grazie ai miei genitori e che trasmetto ai miei figli, è un valore che mi porto dietro perché non c’è bisogno di montarsi la testa, si deve essere se stessi. In un mondo dove ci sono tante difficoltà, tensioni, un saluto fra persone che non si conoscono ma appartengono a sfere diverse, credo sia importante per dare un senso di comunità in un momento dove invece di trovare punti di contatto, si fomentano punti di divisione”.

Nella sua lunga intervista Domenicali ha parlato anche del GP in Ruanda, del perché andare in Africa e la speranza è che questa ipotesi possa diventare realtà entro qualche anno, perché “La F.1 è uno sport mondiale, abbiamo il dovere di andare in tutti i continenti e al momento l’Africa è esclusa – ha detto ad Avvenire - Voler andare lì non è legato al fatto di massimizzare quello che potremmo guadagnare di più in un altro posto. Vogliamo dare una centralità e una occasione a un paese che attraverso la F.1 può diventare il collettore di tanti interessi in un territorio e in uno stato più povero degli altri. E’ l’occasione per far crescere un territorio attraverso uno sport che fa girare numeri importanti come prodotto interno lordo e posti di lavoro, si parla di un progetto che parte da una carta bianca. Si parla di circuito, hotel. La prima volta che sono stato in Ruanda sono rimasto molto colpito dal mausoleo del genocidio. Una cosa che non può lasciare indifferenti. Spero si possa concretizzare il progetto”.

Nella rivoluzione recente della F.1, a Domenicali non sono state risparmiate le critiche, ma il manager imolese le aveva messe in preventivo come ha detto: “Mi aspettavo le critiche che, se costruttive, servono per crescere, ma sapevo che saremmo andati incontro a questo. Oggi i risultati dicono che avevamo avuto una visione esatta della F.1, ma non sono sereno per il futuro, perché ci sono dei cicli: le cose andranno bene e andranno male, ci sono gli alti ma ci sono anche i momenti bassi, non vado in crisi per delle critiche perché fanno parte del gioco”. Infine, a una domanda sul come vorrebbe essere definito, Stefano Domenicali ha risposto lapidario: “Come una persona per bene”.

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