F1. Caso Red Bull, per Oscar Piastri si tratta di una “chiara violazione del regolamento”

F1. Caso Red Bull, per Oscar Piastri si tratta di una “chiara violazione del regolamento”
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Oscar Piastri non le manda a dire sul caso Red Bull scoppiato in Formula 1. Max Verstappen e Sergio Perez, invece, dicono...
18 ottobre 2024

“Stiamo ovviamente spingendo i limiti del regolamento tecnico. Lo fanno tutti, ed è ciò che rende la F1 la F1. Ma da quello che mi è stato detto, qui non si tratta di spingere i limiti, ma di oltrepassarli in modo evidente”: Oscar Piastri non si è risparmiato in conferenza stampa ad Austin riguardo all’ultima bomba sganciata nel paddock della Formula 1, l’utilizzo da parte della Red Bull di un dispositivo che consente di intervenire sul vassoio di ingresso del fondo operando dall’abitacolo.

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Dopo che Autosport aveva portato alla ribalta la questione, è stata la stessa Red Bull a confermare l’esistenza di questa soluzione sulla sua RB20, negando però di averla utilizzata per intervenire sull’altezza da terra tra qualifiche e gara, un cambiamento espressamente vietato dalle normative sul parco chiuso. Poter abbassare l’altezza da terra per le qualifiche e alzarla poi per la corsa, in modo tale da non dover evitare il passaggio sui cordoli per scongiurare la possibilità di un’usura eccessiva del pattino del fondo costituirebbe un vantaggio non da poco, oltre che un’infrazione del regolamento.

“Se questo dispositivo viene utilizzato in quel modo, non si tratta di sfruttare una zona grigia, ma di entrare in una zona nera”, ha aggiunto Piastri. “Il nostro mini DRS era legale. Anche se abbiamo dovuto cambiare delle cose, non si trattava di qualcosa di rivoluzionario per la nostra auto”. Il suo compagno di squadra, Lando Norris, è meno tranchant: “Un conto è averlo sulla macchina, un altro il modo in cui lo si sfrutta e lo si impiega, e di questo non abbiamo idea”, ha spiegato ad Autosport.

Dopotutto, ciascun team ha la propria soluzione per intervenire sul vassoio, il problema nel caso è l’utilizzo improprio, non il dispositivo in sé. “Se li sta aiutando, e l’hanno utilizzato nel modo in cui si ritiene sia stato impiegato, allora potrebbe essere qualcosa che porta acqua al nostro mulino. Ma un dispositivo del genere non consente di cogliere pole e vincere delle gare. Non penso cambi nulla nel grande schema delle cose. Ma in qualifiche o gare in cui si è giocato tutto sul filo dei centesimi, forse sì”.

I piloti di casa Red Bull, come è naturale che sia, abbozzano. “Non ne abbiamo mai parlato”, ha risposto Sergio Perez a una domanda di Autosport. “L’anno scorso a Austin con la Sprint ci ritrovammo con un’altezza da terra astronomica per evitare quello che sarebbe poi successo a Mercedes e Ferrari”, ha aggiunto riferendosi alla squalifica comminata a Charles Leclerc e Lewis Hamilton per un consumo anomalo del pattino del fondo. “Sapevo dell’esistenza del componente, ma non era a nostra disposizione per essere usato”.

“I documenti sono a disposizione di tutti, giusto? Chiunque può vederlo”, ha osservato Max Verstappen, riferendosi ai progetti open source che tutte le scuderie devono caricare su un server della FIA. “Per noi era solamente uno strumento utile per intervenire quando la macchina è smontata. Quando la vettura è assemblata, non si può toccare. Per noi non cambia nulla”. “Quando ho letto la notizia, pensavo che qualche altro team fosse coinvolto, poi ho scoperto che si parlava di noi. Non l’abbiamo nemmeno menzionato nel nostro briefing”. Non ne avranno discusso, ma questo argomento continuerà a tenere banco nel weekend di Austin.

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