F1. Carlos Sainz: “Sono in Williams per vincere il titolo”. “Rimpianti sulla mia carriera? Nessuno”. E del ritorno dei V10 dice…

F1. Carlos Sainz: “Sono in Williams per vincere il titolo”. “Rimpianti sulla mia carriera? Nessuno”. E del ritorno dei V10 dice…
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La Williams oggi è molto lontana dal poter vincere un titolo mondiale, ma Carlos Sainz è convinto di poterla riportare al successo in Formula 1. Ci racconta il perché nella nostra intervista
28 aprile 2025

Tutto migliora con il passare dei weekend di gara. Sto provando soluzioni diverse in termini di guida, di set-up, degli strumenti che mi consentono di sfruttare la monoposto al massimo livello possibile”. Carlos Sainz avrà anche appena incominciato il suo percorso in Formula 1 con la Williams, ma quando lo incontriamo a Jeddah, dimostra di avere le idee ben chiare. Il suo sguardo, che a volte sembra perso nei suoi pensieri, diventa tagliente e preciso come le sue risposte quando si focalizza sull’interlocutore e sulle sue domande, senza alcuna esitazione. 

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Ci saranno inevitabilmente weekend positivi e negativi, direzioni giuste e sbagliate da cui trarre degli insegnamenti. È un processo che affronto con piacere, e penso che passo dopo passo stiamo facendo buoni progressi”. Una serie di piccoli traguardi da sbloccare per raggiungerne di più sfidanti. “Il mio obiettivo è cogliere punti in ogni gara. Ma lo scopo finale non è tanto concentrarsi sul singolo punto a breve termine, ma assicurarmi di aiutare il team a fare un salto in avanti verso le scuderie di testa. Per questo motivo non c’è solamente tanto lavoro per ottenere punti quest’anno, ma anche molti sforzi dietro le quinte per identificare le debolezze principali della monoposto e della scuderia, in modo tale da capire dove e come posso aiutare”.

Dopo quattro anni in un top team come la Ferrari, Sainz ha vissuto un passaggio non semplice, trovando non solo una power unit che non aveva mai usato prima, quella firmata Mercedes, ma altri scogli importanti, dal linguaggio da usare per i riscontri agli ingegneri alle operazioni in pista. Ma c’è qualcosa che ha appreso in Ferrari che sta cercando di far attecchire in Williams? “Ci sono così tante differenze a livello operativo a cui mi devo adattare. Direi che nel 90% dei casi sono io a dovermi adeguare e nel 10% detto io come devono essere fatte le cose. La F1 funziona in questo modo, ma è anche il motivo per cui ci vuole tempo per perfezionare le comunicazioni e le procedure”. 

Alla Williams, Sainz ha unito le forze con un compagno di squadra, Alex Albon, con cui sembra aver trovato la giusta alchimia. “Con Alex vado molto d’accordo. Ha reso molto semplice il mio percorso di adattamento, è molto aperto e tutto fila liscio. Lavoriamo bene insieme”. Che i due siano affiatati lo si capisce sentendo anche l’altra campana. “Siamo molto simili nell’approccio ai weekend di gara - ci ha spiegato Albon a Jeddah -. Ci affidiamo entrambi molto ai dati. Alcuni piloti si basano più sulle sensazioni, senza approfondire i perché e i percome. Noi, invece, vogliamo un percorso differente, concentrandoci su aspetti diversi. La nostra comunicazione è parecchio aperta, molto di più di quanto non lo sia normalmente. Discutiamo onestamente della direzione che è necessario intraprendere con la monoposto. Siamo molto allineati”. 

C’è una comunione di intenti tra Sainz e Albon per poter riportare la Williams tra i top team. Ma Carlos come affronta la consapevolezza di competere senza poter cogliere dei successi, quantomeno nel breve termine? “Corro con l’obiettivo ben saldo in mente di tornare a vincere il prima possibile. E so che per farlo devo aiutare la Williams a fare un salto in avanti. È per questo motivo che non mi sto focalizzando solo sul futuro a breve termine del team, ma anche sull’evoluzione sul lungo periodo. La mia visione comporta vincere di nuovo. So che quest’anno è difficile che succeda, ma voglio tornare al successo il prima possibile. E la nostra occasione migliore arriverà il prossimo anno, o il successivo”. Quindi è convinto di poter vincere il titolo con la Williams a tendere? “Sì, altrimenti non sarei qui”.

Parte del progetto a medio termine della Williams, come sottolineato più volte dal team principal James Vowles, è concentrarsi sul 2026, anno zero che offre un’occasione d’oro per un salto di qualità importante. Ma quanto sarà sacrificato il 2025 all’altare di questo obiettivo? “Il team dovrebbe portare in pista ancora un paio di aggiornamenti prima della fine della stagione. Ma si tratta di upgrade che sono stati deliberati prima che venissimo a conoscenza delle debolezze della monoposto. Per questo, potrebbero non cambiarci la vita. Non è un segreto che la scuderia voglia assicurarsi di avere la miglior chance possibile di compiere un grande salto in avanti il prossimo anno. È per questa ragione che non svilupperemo più di tanto la monoposto nel 2025”.

A proposito di futuro, cosa ne pensa Sainz del nuovo ciclo tecnico per il 2026, e del potenziale ritorno a tendere dei motori V10 in Formula 1? “Il regolamento per il prossimo anno è chiaro, con la ripartizione 50-50 tra endotermico ed elettrico. Con tutto il denaro che è stato investito e i costruttori che hanno aderito al nuovo corso, è la strada giusta per il 2026. Per il futuro della F1 tra cinque anni, non so cosa pensino, ma l’idea dei V10 non è male, non è assolutamente stupida. Vedremo come andranno le cose”. 

Nell’ultimo anno dell’attuale regolamento tecnico, a tenere banco è invece la difficoltà nel poter tallonare gli avversari, dovuta all’effetto disturbante dell’aria sporca. “Quando corremmo qui nel 2022, ricordo di aver pensato quanto fosse più semplice battagliare in pista. Nel 2025 siamo sostanzialmente tornati alla situazione del 2021. È la dimostrazione del fatto che i team di Formula 1 trovano sempre un modo per trovare deportanza extra, rendendo difficile seguire l’auto che si tallona”.

“La chiave per avere più sorpassi è il degrado delle gomme. Quando il fenomeno è spiccato, come in Bahrain, si vedono più manovre. In un mondo ideale, non servirebbe il degrado degli pneumatici per passare. In F1 c’è sempre una lotta costante tra la gestione delle gomme, l’aerodinamica e la capacità di affrontare i corpo a corpo delle monoposto per creare uno show migliore. E la F1 cerca sempre di migliorare ed evolversi in questo senso”. 

Entrando nello specifico delle gomme, “credo che siano un po’ più complesse da capire, o semplicemente ci manca esperienza, visto che sono cambiate parecchio rispetto allo scorso anno. Bisogna dare credito a Pirelli di aver portato in pista un prodotto migliore se paragonato al 2024. Si può spingere leggermente di più negli out lap, ma anche nel giro buono e in gara. Ma questo porta ad altre complessità, che stiamo affrontando corsa per corsa. Non è un compito semplice”. 

Trovandosi di fronte a Sainz a Jeddah, la mente va inevitabilmente al tribolatissimo weekend di gara dello scorso anno, culminato con un’appendicectomia. È stato il momento più difficile della sua carriera? “Sicuramente. Prima di tutto, mi sono reso conto di quanto sia importante la salute. Quando c’è, tutto il resto passa in secondo piano. Mi ricordo di quanto dolore provassi qui. Furono tre giorni molto difficili. Ne parlavo prima in macchina verso il circuito, di quanto questa esperienza mi abbia fatto capire quanto sia importante la propria salute e quella delle persone care. Quel weekend fu terribile, ma mi ha aiutato a mettere le cose in prospettiva. E questo è indubbiamente positivo”. 

Sainz ha qualche rimpianto riguardo alla sua carriera? “Senza dubbio – ci risponde inizialmente -. Guardando alle mie esperienze passate, ho sempre riflettuto su quello che avrei potuto fare meglio. E ci sono così tante cose che avrei potuto affrontare diversamente”. Poi, però, riflette: “sono queste esperienze che hanno plasmato la persona che sono oggi. È per questo motivo che è quasi impossibile dire che avrei fatto le cose in modo diverso. Sbagliando ho acquisito la mia consapevolezza odierna. Quindi no, non ho grossi rimpianti”. Sono le storture del suo percorso che hanno reso Carlos Sainz l’uomo fiero e determinato che è oggi. Pronto a prendersi sulle spalle una scuderia storica per riportarla là dove il suo blasone la collocherebbe naturalmente.

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