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Alla vigilia della stagione 2021, Carlos Sainz sembrava l’uomo invisibile, schiacciato da Charles Leclerc, il pilota su cui da tempo erano riposte le speranze di gloria di un popolo, quello ferrarista, provato da un campionato infernale vissuto nel 2020. E invece Carlos è stato capace di lasciare il segno al debutto con la Rossa, diventando il migliore degli altri, di quella “classe B” di cui fanno parte talenti come Lando Norris e lo stesso Leclerc.
Si tratta di un risultato tutt’altro che scontato, se si osservano con attenzione le circostanze in cui è arrivato. Carlos è approdato in Ferrari avendo a disposizione, di fatto, solo un giorno e mezzo per acclimatarsi con la sua nuova monoposto. La Rossa ha cercato di compensare la mancanza di collaudi con la SF21 facendolo girare con la SF71H, in modo tale che potesse quantomeno familiarizzare con le operazioni in pista del suo nuovo team.
Ma un conto è girare con una monoposto vecchia, un conto è farlo con l’attuale. Dei piloti che hanno cambiato scuderia, Carlos è stato il più veloce ad adattarsi al nuovo ambiente. Forse il più ostico della F1, sicuramente il più prestigioso. È riuscito a restare a galla, pur con gli errori del caso. E, nel corso della stagione, ha lavorato molto sulla sua performance in qualifica, l’abilità su cui aveva accusato più difficoltà all’inizio del suo percorso.
La differenza, però, Carlos la fa in gara. È una formichina, capace di racimolare punti importanti e di metterli in saccoccia per trascorrere un inverno tranquillo. Charles, invece, è la classica cicala. Protagonista di acuti incredibili, ha la tendenza ad incappare nell’overdrive, spinto com’è dalla smania di tirare fuori il massimo da una monoposto inferiore al suo talento. E spesso, quando si vuole troppo, non si stringe nulla.
Charles è un pilota vecchio stampo, uno di quelli da tutto o niente. Ed è questa sua caratteristica ad aver fatto innamorare da subito gli appassionati dalla Ferrari, che indubbiamente si riconoscono nella sua latina emotività. Ma ogni Charles ha bisogno del suo Carlos, di una controparte capace di compensare i punti persi per quello che nel contempo è il motivo di tanto amore da parte dei fan e il suo più grande limite.
La costanza di rendimento di Sainz non è una novità. Anzi, è il suo marchio di fabbrica, e il motivo per cui la Ferrari lo ha scelto per affiancare Leclerc. Alla Rossa serviva esattamente un pilota in grado di portare punti pesanti nel mondiale costruttori, tenendo la testa bassa e le emozioni sotto controllo. Quando la Ferrari scelse Carlos, in molti storsero il naso. Ma la decisione della scuderia di Maranello si è rivelata azzeccata.
Sainz non è tipo da causare un colpo di fulmine da parte dei tifosi, ma è capace di conquistarli piano piano. È un ragazzo discreto, nonostante venga da una delle famiglie reali del motorsport. O forse proprio per questo motivo. Papà Carlos Sainz Senior, vincitore di due mondiali rally dall’incredibile longevità nel mondo delle corse, lo segue con un basso profilo, indirizzandolo nella direzione giusta. Come quando, nel 2017, riuscì a fuggire dal fagocitante sistema Red Bull, evitando di essere l’ennesima vittima di Max Verstappen, l’uomo che ha scardinato dall’interno l’intero vivaio di Milton Keynes.
Sainz, insomma, non è uno qualunque. Ed è un dato che la Ferrari non potrà sottovalutare nella gestione futura del team. Finché non c’è nulla in palio, è facile andare d’accordo. Se c’è un mondiale di mezzo, invece, la faccenda si complica inevitabilmente. Non possiamo sapere che piega prenderà la storia di Carlos e Charles, ma una cosa è chiara. Ai due piloti della Ferrari, per brillare, manca solo la monoposto giusta. A Maranello sono avvisati.