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A volte ci si casca. Lo si chiama rischio di impresa. Ovvero prendere per buona una notizia e darla in buona fede salvo poi essere smentiti. Nel caso a tirare il gancio è stato Jenson Button, che aveva fatto trapelare la notizia di essere pronto al ritiro, di aver firmato con la BBC e di cercare altri campionati. Visto che la fonte era inglese, e per giunta un amico di vecchia data (si chiama Jonny, faceva il pilota e ora il commentatore TV…) insieme ad altri media abbiamo dato la notizia. Tutto bene? Per niente, perché a Singapore Button aveva fatto capire che eravamo in dirittura d’arrivo di una carriera che avevamo seguito fin dai primi passi. Dalla fine degli anni 90 a dire il vero, quando il fotografo Keith Sutton, dell’omonima agenzia, ci aveva contattati nella redazione di Rombo.
Button, le origini
Per chi non lo sapesse, fino al 2001 è stato il settimanale concorrente dell’attuale Autosprint, era stato fondato da Marcello Sabbatini nel 1981 con un gruppo di fuoriusciti dalla Conti Editore dove lavoravano, appunto, ad Autosprint. Era una costola, in pratica. Ma non siamo qui per parlare di un settimanale eroico per contenuti e per la scommessa che un grande direttore fece tanti anni fa. A fine anni 90 Sutton forniva le fotografie a Rombo e una sera, in redazione, arrivò la telefonata: “Sto seguendo un ragazzino molto promettente, corre in F.Ford, si chiama Jenson Button. Non ha un soldo e il padre sta male in arnese, se mi mandi degli adesivi del giornale, li mettiamo sulla macchina e poi ti mando il servizio fotografico, l’importante è che pubblichiate qualcosa, poi ci penso io”. Keith aveva seguito Senna in F.Ford a Silverstone (l’agenzia è a Towcester dove Senna andava spesso a mangiare al ristorante cinese, l’unico decente della zona, per capirci…).
Ci fidammo di Keith, mandammo gli adesivi, arrivò il servizio fotografico con intervista e con qualche copia mandata in Inghilterra, Sutton riuscì a trovare sponsor per Button dimostrando che era talmente bravo da aver attirato l’attenzione della stampa estera. Eh sì, perché lo stesso giochino lo aveva fatto coi francesi di AutoHebdo e coi tedeschi di AutoBild. Insomma, grazie a un supporto redazionale, uno scambio merce, Button beccò i fondi per andare avanti. E così dopo l’arrivo in F.3 ci fu la Williams F.1. I rapporti, da allora, sono sempre stati cordiali. Al punto che col padre John, scomparso da un paio d’anni, si era creata una profonda amicizia. Una persona stupenda, che ci raccontava tutto di Jenson, dei contatti con la Ferrari, dei problemi di Hamilton e di tante altre cose ancora. Con Jenson rapporti buoni, ma sempre più freddi e distaccati, specie dopo il mondiale del 2009. Una specie di Vettel, cazzaro e simpatico all’epoca dei test BMW e primo anno con la Toro Rosso, al punto che oggi nemmeno saluta nei box manco se gli metti una mano sulla spalla. Si sa, il mondiale logora chi non lo vince…
Figurati se quello molla, sta manipolando la stampa perché Dennis non vuole pagare e appena trovano l’accordo, vedi che resta
Lauda ci aveva visto lungo
E arriviamo ai giorni nostri. Button si dice convinto di aver finito la carriera, il nostro amico, che lavora a SkySport UK, ci dice cosa sa, prendiamo per buona la cosa. Ovvero che Jenson si ritira, la prende per buona anche altra stampa. Poi arriva Niki Lauda, unico con Toto Wolff a metterci sempre la faccia e a parlare chiaro senza peli sulla lingua (ce ne fossero come loro!) e ci dice che “ma va, figurati se quello molla, sta manipolando la stampa perché Dennis non vuole pagare e appena trovano l’accordo, vedi che resta”. Sarà, ma il nostro amico è sicuro, la prendiamo per buona. Coulthard conferma che sa del contratto BBC, allora è fatta. Infatti, oggi l’annuncio del rinnovo con la McLaren. Button ufficialmente non ha mai detto nulla sul ritiro, solo qualche indiscrezione passata alla stampa, che ha fatto fronte comune convincendo la Honda (specie dopo le uscite in diretta di Alonso) che era meglio tenersi il pupo che fa tanto figo, non disturba e piace alle giapponesine infoiate, in fondo ha sposato una giapponese, Jessica Michibata, per cui meglio lui dello spagnolo.
Ci deve un po' di stipendio...
E per quanto riguarda la stampa, becera, ignorante e corrotta, una figura in più una in meno, cambia poco. Per Button, forse, perché chi scrive e lavora in questo mondo ci mette degli anni a crearsi una reputazione, per cui giocarsela dando informazioni false o fuorvianti, a Button son servite a rinnovare il contratto, a noi a perdere quel poco di reputazione rimasta. E visto che abbiamo fatto il suo gioco, sarebbe corretto almeno versarci parte dello stipendio, in fondo lo abbiamo agevolato… E Button può ringraziare che siamo tenuti al segreto professionale su alcune cose riservate, altrimenti il faccino da bravo ragazzo tutto casa (McLaren) e pista andrebbe a farsi benedire. O forse ha ragione lui, in fondo si fa così. Che poi abbia creato problemi al team, con degli sponsor ufficiali, perché lui aveva i suoi da portare avanti, poco conta. Ron Dennis è felicissimo così. Contento lui…