F1: buon compleanno Williams, 50 anni di storia

F1: buon compleanno Williams, 50 anni di storia
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La Williams compie 50 anni: il nostro inviato F1 Paolo Ciccarone ripercorre la storia del team di Grove
11 luglio 2019

Silverstone, Gran Bretagna. La gara di casa per moltissime squadre locali, ma una su tutte celebra un compleanno particolare: la Williams. Sono infatti 50 anni di attività nel mondo delle corse e tutto lo si deve alla passione, testardaggine e impegno di Sir Frank Williams. Il fondatore e proprietario del team. Anzi, del secondo team di F.1 che porta questo nome. Infatti, il precedente si chiamava Frank Williams Racing Cars ed è esistito fino al 1976, quando per salvarlo dal fallimento fu rilevato dal magnate canadese Walter Wolf. Da quel momento nacque la Williams GP e la sua storia è quella che conosciamo più o meno fino ad oggi.

Con Silverstone come punto nevralgico della sua storia. Perché fu proprio qui che nel 1979, 40 anni fa, Clay Regazzoni vinse la gara e fu la prima volta di una Williams in testa a un GP. Quella stagione accadde ancora altre volte, tanto che a fine anno Alan Jones, il primo pilota del team (Clay era di fatto il numero 2 anche se gli inizi di stagione lo videro primeggiare sull'australiano) vinse poi il primo mondiale l'anno seguente. Come dire che in quel 1979 furono gettate le basi per la storia vincente della scuderia che in quanto a titoli dopo Ferrari e McLaren è la più blasonata del circus iridato. Con l'ultima vittoria in Spagna nel 2012 grazie a Pastor Maldonado. Dopo quella gara il lento declino, le difficoltà economiche fino ai giorni nostri, con le due monoposto ultime in griglia e staccatissime dal vertice. Una situazione che Frank Williams di sicuro vorrà ribaltare, come ne ha ribaltate tante nella sua vita.

Pastor Maldonado è l'ultimo pilota della Williams ad aver vinto una gara, in Spagna nel 2012
Pastor Maldonado è l'ultimo pilota della Williams ad aver vinto una gara, in Spagna nel 2012
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Aveva cominciato come pilota, poi i risultati erano scarsini, lui era più bravo come manager e così decise che forse era meglio creare una squadra e gestirla piuttosto che rischiare in pista spendendo soldi invece di intascarli. La sua passione per le corse e il suo sapersi arrangiare, lo hanno portato spesso in Italia, al punto che parla benissimo la nostra lingua e qualcuno lo chiamava anche Franco Guglielmi, traduzione letterale del suo nome. Una volta, prima di diventare il Frank di successo, dovette impegnarsi il suo Rolex per pagarsi il viaggio di ritorno in Inghilterra. In pochi lo hanno aiutato, ma chi lo ha fatto non è rimasto deluso. Per tutti un giornalista italiano, Giancarlo Falletti, inviato del Corriere della Sera, che in Frank aveva trovato non solo l'amico ma anche un socio. "Visto che sei fra i pochi che mi ha aiutato, ti regalo l'uno per cento della scuderia e avrai gli utili eventuali" gli disse Frank. Falletti alzò le spalle, dicendo "Sì va bene, anche stavolta non rivedrò i soldi..." invece quell'uno per cento si è rivelato oro negli anni a venire. Così come il rapporto con Frank si è rinforzato sempre più.

Da quel giorno in cui nacque la scuderia ad oggi il palmares parla chiaro: 9 mondiali costruttori, 7 mondiali piloti, 114 Gran Premi vinti. E a vederla oggi viene la tristezza, ma i tempi sono cambiati, senza un costruttore alle spalle non vai da nessuna parte e per i team privati la vita è durissima. Ma siamo certi che Frank Williams, paralizzato dopo un incidente in auto tornando dal Paul Ricard (guidava il Ds Peter Windsor) sta ancora trovando un modo per salvare il team e farlo tornare ai fasti del passato, perché lui è uno che non molla, ha una visione chiara di cosa succede intorno e per oltre 30 anni, sulla sua sedia a rotelle, ha diretto tutto col piglio deciso e l'attenzione al particolare. Una volta, Magny Cours 1992, in sala stampa arrivò una telefonata sul cellulare, uno dei primi europei GSM. " Vieni, Frank ti aspetta sul suo motor home che vuole parlarti". Chi? Frank Williams... Salimmo le scale, era seduto alla scrivania, chiamò il suo assistente e si fece aprire le pagine del giornale che il martedì prima era uscito in edicola. Williams, 12 anni di autolesionismo era il titolo della inchiesta del vostro cronista. Riferito al fatto che fra Mansell e Patrese la squadra aveva deciso di favorire l'inglese e Riccardo ci era rimasto male.

Una volta, prima di diventare il Frank di successo, dovette impegnarsi il suo Rolex per pagarsi il viaggio di ritorno in Inghilterra. In pochi lo hanno aiutato, ma chi lo ha fatto non è rimasto deluso

E da italiani, avevamo sposato le parti del nostro pilota. Frank ci stupì perché tirò fuori le copie di altri articoli precedenti, ci lesse dei capitoli che lui contestava e ci spiegò la sua posizione. Gli chiesi se potevo riportarla come intervista. Mi disse di no. Era solo per guardarsi negli occhi e capire se era stato scritto in malafede o meno. "Cicca bum, hai la passione dentro, lo si capisce, non concordo col tuo punto di vista ma per ogni cosa la porta del mio team è sempre aperta. Se prima di scrivere mi chiedi, sono qua apposta". Bastava chiamare al team in Inghilterra, chiedere di Frank e dire Cicca Bum, e lui rispondeva subito. Perché Cicca Bum? Perché quando scrivevo di lui e del team facevo il botto e per questo mi chiamava col soprannome, che ancora oggi usa quando ci si incontra. Raccontare la storia della Williams è parlare di Frank e di Patrick Head, il suo socio e braccio destro in quella splendida avventura cominciata 50 anni fa. Buon compleanno Williams. E forza Frank. Ci manchi.

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