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A Budapest, per girare a sinistra, devi farlo girando tre volte a destra. Metti il caso di essere sul vialone che porta al circuito, ma dal lato sbagliato, finisce in una serie di ghirigori attorno ai casermoni residuo dell’occupazione comunista del 1956.
Gestire il traffico, da queste parti, è il vero problema. Perché coi vialoni a tre corsie (a volte quattro) residuo dell’epoca imperiale austro-ungarica, ristretti per la corsia bus, quella biciclette, quella taxi, alla fine si creano di quelle colonne uniche e indescrivibili, con semafori che restano sul verde il tempo della partenza di un GP. E allora, i comuni mortali si adattano, i VIP della F.1 invece viaggiano con la scorta della polizia, che ferma il traffico, blocca i semafori e fa percorrere contromano interi vialoni. La corsia di accesso al circuito è ancora quella di emergenza dell’autostrada M3, convertiva in strada per i team, VIP e media. Solo che i tassisti, con una nuova società e tutti dipinti di giallo, ne approfittano, per cui anche in orari normali, ci sono 5 km di coda sulle corsie normali e due km su quella VIP, con la polizia che all’area di servizio blocca tutti e li rimanda sulla strada normale. Un calvario, frutto forse di una mente che vuole creare problemi al circuito.
Non è un segreto che sul lago Balaton è sorta una nuova pista a circa 90 km da Budapest, immersa fra le villette e la zona residenziale in cui alcuni esponenti del governo hanno investito i loro fondi. Col rinnovo del contratto del GP Ungheria la concorrenza interna è fatta anche di dettagli, particolari, che farebbero propendere una località invece di un’altra. La pista è la stessa (con poche modifiche) a quella che nel 1986 ospitò il primo GP d’Ungheria. La strada di accesso è stata modificata a fine anni '90 e pomposamente chiamata Bernie Avenue, visto che a quel tempo Ecclestone era il padre padrone della F.1.
Tanto che il sindaco di Budapest, in una cerimonia ufficiale, gli consegnò le chiavi della città: “Non potrei avere quelle della banca centrale?” chiese serafico Ecclestone, gelando i presenti e facendo capire che gli onori lasciavano il tempo che trovavano, mentre le casse erano quelle preferite. Bernie non comanda più la F.1 e qui si sono adeguati, tanto che Bernie Avenue esiste ma è sparita la targa. E allora, in vista del rinnovo, qualcuno spinge per Balaton Circuiti, altri per Budapest.
Ma servono lavori, al paddock (coi motor home attuali le 10 squadre ci stanno a mala pena e per mettere le strutture del team che gira il film sulla F.1 si sono inventati dei tendoni…), la sala stampa su due piani, senza accesso per i disabili, continua a creare affanno e problemi logistici, ovviati con tanta passione e dedizione, ma sempre problematiche restano. Attorno al circuito è stata creata una zona a senso unico, per cui per fare 20 metri alla rotatoria uscendo dall’autostrada, si scopriva che la polizia bloccava il transito e l’alternativa era fare tutto il percorso attorno al circuito, rientrare contromano (su gentile concessione di un poliziotto che parlava a mala pena inglese) e poi riprendere l’autostrada direzione Budapest, fare 6 km, fare due giravolte attorno allo svincolo e riprendere la strada. Per non percorrere 20 metri, il percorso è stato allungato a 18 km. Fenomeni!
E allora, l’alternativa Balaton, con tutto nuovo, col governo che spinge per valorizzare la zona (e gli investimenti edilizi locali di alcuni esponenti) ha aperto una guerriglia sul rinnovo. E ogni problema, dal traffico, agli accessi, alle strutture, viene buono. Il problema? Che il governo Orban si è schierato dalla parte di Putin nel conflitto contro l’Ucraina, le sanzioni economiche hanno provocato due problemi. La svalutazione del fiorino, arrivato anche a 410 per 1 euro (adesso siamo sui 375) e un aumento dei prezzi dei prodotti, acquistati in euro e conseguente inflazione. Tanto che un locale di circa 300 metri quadrati di superficie, prima del conflitto pagava circa 130 euro al mese di riscaldamento, adesso la bolletta è di 1040 euro.
Stare dietro a questi aumenti ha provocato una spirale folle, per cui anche andare a cena, con il fiorino svalutato, costa da paura se si finisce nel posto sbagliato. Il consiglio? Il Terzo Cerchio resta una delle mete più ambite di Budapest, alto livello, alta qualità e garanzia di mangiare come si deve. In fondo Sergio e Daniele sono decenni che operano nel settore e il made in Italy, specie in cucina, domina Budapest. Se vi capita, trovate spesso il circo della F.1 seduto ai tavoli. In ogni caso, inflazione o meno, costi alle stelle o meno, fin dal venerdì le tribune erano gremite, segno di attenzione e passione per la F.1 che coi social, Netflix e il film che Brad Pitt sta girando, fanno aumentare l’attenzione e dopo i 480 mila di Silverstone e i record di presenza fatte in altre gare, invoglia il pubblico a venire in pista. La gara? A questo punto diventa secondaria, visto che gli olandesi hanno occupato Budapest coi loro colori arancioni, frotte di tifosi Ferrari e Mercedes li contrastano con cori e risate.
Comunque vada, è una bella festa fatta di cultura locale, storia, musei, una città che offre tanto e la F.1 si inserisce bene in questo contesto. Sarebbe lo stesso sul Balaton?