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La TV appiattisce, di brutto. L'unico modo per rendersi conto di quanto sia spettacolare e unico il leggendario circuito di Spa-Francorchamps, uno dei più famosi del mondo, è andarci di persona. Non esiste un solo pezzetto di pista in piano, è un continuo saliscendi ed anche i punti più estremi come l'Eau Rouge non riescono ad essere trasmessi fino in fondo dalla televisione nella loro grandiosa spettacolarità.
La velocità minima è molto elevata, l'ampiezza delle curve notevole e quindi devi soprattutto concentrarti sul bilanciamento aerodinamico, quindi ali e altezze (anteriori e posteriori). È quello che ti farà fare la differenza. Poi semmai penserai a limare gli ultimi dettagli con l'assetto meccanico (ammortizzatori, barre, ecc...).
La spettacolarità unica al mondo della Eau Rouge
Tutto inizia con il tornante "La Source". Una curva relativamente semplice, uno dei pochi punti dove uno può tirare un sospiro di sollievo e prendere il coraggio per ciò che lo attende. Una volta fuori, scarichi tutta la potenza e ti lanci verso "Radillon – Eau Rouge", una sequenza di curve che ha fatto la storia e forse al giorno d'oggi è la più famosa al mondo. Ogni anno quando arrivo qui mi impressiono per la depressione che ci si trova di fronte. Non ci devi pensare, devi avere la mente sgombra perché tutto dipende dalla tua decisione, la sicurezza che hai nello svoltare. La macchina spancierà, soprattutto con il pieno di benzina, e per questo motivo spesso andrà un po' "diritta" o sarà molto "nervosa" perché è una conseguenza logica del toccare per terra. Tu comunque devi tenere giù tutto perché sai o speri che il grip arriverà e soprattutto perché sei consapevole del fatto che segue un rettifilo che non è per niente corto, anzi. Non puoi permetterti di alzare il piede.
Fuori da "Eau Rouge" segue il rettifilo "Kemmel" che è in realtà una notevole salita, per niente leggera. Cerchi di tenere i pesi diritti, ogni movimento di volante ti fa rallentare e qui cerchi di sfruttare tutto quello che hai. Segue la chicane "Les Combes". Si frena entrando dentro la curva, devi avere un posteriore che ti permette di frenare tardi, non ci sono alternative. Dopo la curva 7, le seguenti sono a tua discrezione; uscire forte dalla 8 e più piano dalla 9 o viceversa. Io preferisco il contrario. Anche se il risultato è lo stesso per me vale sempre la regola che è sempre l'ultima curva (in una sequenza) ad "avere ragione".
Milos Pavlovic in azione a Spa con la Lamborghini Gallardo Super Trofeo
Un tempo l'esterno curva non era asfaltato: dannata F1
La curva 10 è "Bruxelles". Molto impegnativa in frenata perché in discesa e con diversi avvallamenti sull'asfalto. La curva è ampia ed è importante farla in una sola volta, senza "tempi morti". Questo vuol dire arrivare leggermente lunghi, portare la frenata a centro curva ma fare in modo che essa ti porti un po' largo, per poi stringere di nuovo e accelerare per uscirne fuori bene. Un tempo questa curva era ancora più difficile perché l'esterno non era asfaltato. Ogni errore voleva dire ritiro sicuro perché vista la discesa una volta toccata l'erba ci si parcheggiava diritti addosso alle protezioni senza alcuna possibilità di reazione. Dannata F1.
“Un tempo questa curva era ancora più difficile perché l'esterno non era asfaltato. Dannata F1”
Curva 11 sembra semplice ma non lo è. È in discesa e bisogna portare dentro la frenata. Non facile visto che la pista continua nella sua discesa. Devi trovare un giusto equilibrio tra "aggressività e pulizia". Ogni volta che farai questa curva al limite dovrai controsterzare almeno una/due volte. Segue un diritto e poi la mia curva preferita, "Pouhon". Finezza, precisione e coraggio, serve il pacchetto completo. Non si può fare in pieno, devi rallentare ma sta a te decidere come. A me piace usare entrambi i pedali contemporaneamente per non sbilanciare la vettura. Il difficile è dato sempre dal fatto che la curva è in discesa. Mi viene la pelle d'oca solo al pensiero.
Il più bel circuito d'Europa
La chicane "Campus" è ampia, bisogna attaccare ma soprattutto avere pazienza. La traiettoria è una sola e non devi esagerare. Devi solo tenere tutto in tensione per la curva che segue, la n° 15, "Stavelot". "Stavelot" immette su un rettifilo immenso ed è imperativo uscire fuori con tutto quello che si ha. Usi il cordolo, l'erba artificiale, tutto. Ogni km in più qui te lo porti dietro fino all'ultima curva. Segue un diritto che contiene tre curve, la n° 16, 17 e 18. Una di queste è Blanchimont ma al giorno d'oggi in Formula 1 non rappresenta una difficoltà se le condizioni sono ottimali. Devi comunque tenere alta la concentrazione perché la velocità è notevole e se dovesse capitare un imprevisto stai pur certo che farai il botto della tua vita. Vedi Zanardi, Burti & Co.
L'ultima chicane è ampia e proprio per questo si può quasi dividere in due curve anziché una. La parte più importante è la frenata. Quando la fai bene ti sembrerà di arrivare lungo, ma proprio al centro curva (19) inizia la salita e quella ti farà fermare un attimo prima. Questo è sicuramente il più bel circuito d'Europa, uno dei più belli al mondo. Vincere qui vuol dire essere un pilota completo, un mix tra tecnica, precisione e coraggio. Insomma un circuito unico. Se poi aggiungiamo anche la variabile delle condizioni climatiche che qui facilmente cambiano quattro stagioni nell'arco di due ore, allora Spa-Francorchamps diventa il palcoscenico perfetto per Gran Premi indimenticabili.
Miloš Pavlović
Il circuito di Spa-Francorchamps