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Audi potrebbe vendere delle quote del suo team ancora prima di fare il suo ingresso ufficiale in Formula 1. Secondo quanto riporta l’affidabile testata tedesca Auto Motor und Sport, la casa dei Quattro Anelli sarebbe in trattativa per cedere una quota di minoranza della scuderia al fondo sovrano del Qatar. L’accordo, stando ai ben informati, potrebbe essere addirittura annunciato in occasione del GP a Losail in programma a fine mese. Ma è davvero un cattivo segno per il progetto di Audi in F1?
La proprietà al 100% di quella che oggi è ancora conosciuta come Sauber era parte integrante del progetto iniziale di Audi, che prevedeva il rilevamento della totalità delle quote prima dell’ingresso in F1 nel 2026. Ma tante cose sono cambiate da quando questi piani sono stati stilati. A cominciare dall’assetto del progetto F1 stesso, con l’addio del CEO Andreas Seidl e del presidente Oliver Hoffmann e l’arrivo di Mattia Binotto nel duplice ruolo di CEO e di CTO. Modifiche radicali all’organigramma, queste, che hanno fatto pensare a qualche fragilità emersa nel progetto.
Ma pure lo stesso scenario dell’automotive si è completamente trasformato da quando il gruppo Volkswagen diede via libera all’ingresso di Audi in F1. La transizione all’elettrico sta procedendo a una velocità decisamente rallentata rispetto al previsto, e all’interno del gruppo di Wolfsburg gli insuccessi della gamma ID di Volkswagen si sono fatti sentire con una potenza inaspettata. Le proposte elettriche della stessa Audi, oltretutto, non stanno facendo faville.
La fabbrica della casa dei Quattro Anelli a Bruxelles, un gioiellino ecosostenibile che era diventato il fiore all’occhiello della transizione verso l’elettrico, sarà chiusa nel febbraio del prossimo anno perché la Q8 e-tron, l’unica auto prodotta nella fabbrica, non si vende. E il gruppo Volkswagen ha messo a punto un piano per la riduzione degli stipendi in modo tale da scongiurare la chiusura di tre propri stabilimenti sul suolo tedesco, un avvenimento che qualora accadesse sarebbe senza precedenti nella storia del colosso dell’auto.
L’industria automotive europea, alle prese non solo con la lentezza della transizione verso l’elettrico a fronte di investimenti monstre, ma anche con una coriacea concorrenza proveniente dalla Cina, sta vivendo un momento di forte difficoltà, che riporta la mente alla crisi della fine degli anni Duemila. Una congiuntura sfavorevole, quella, che portò anche all’uscita repentina dalla F1 di costruttori come Honda, Toyota e BMW, che si congedarono dal Circus tra la fine del 2008 e il 2009.
La vendita di quote al fondo di investimento del Qatar potrebbe consentire ad Audi di ridurre la pressione di un progetto costoso come quello della F1. Calcolare la portata di questo investimento risulta difficile, ma l’intera Sauber era valutata circa 600 milioni di euro al momento della cessione. Una cifra, questa, a cui vanno aggiunti gli ingenti costi per lo sviluppo della power unit a Neuburg. L’inserimento di un partner come il fondo qatariota, con un portfolio di interessi in ambiti molto diversi e che già è legato al gruppo Volkswagen, di cui detiene delle quote, può dare una boccata di ossigeno in un momento complesso.
Va poi detto che la cessione di quote a fondi di investimento è prassi comune in Formula 1. La McLaren rappresenta un caso decisamente più radicale di quello di Audi, visto che il fondo sovrano del Bahrain, Mumtalakat, ha acquisito non solo il team di F1, ma l’intero gruppo McLaren, di cui deteneva una quota di maggioranza, all’inizio di quest’anno. È stato questo l’ultimo atto di una rinascita dopo un periodo di grave crisi, in cui la McLaren era arrivata persino a vendere la sede di Woking per poi restarvi come “inquilina” di lusso.
Lo scorso anno Renault ha ceduto il 20% delle quote dell’Alpine – valutata 900 milioni di dollari – a un gruppo di investitori capitanato da Otro Capital. L’Aston Martin ha fatto lo stesso con Arctos Partners e sarebbe in trattativa con due fondi statunitensi per la cessione di altre quote. Il fondo sovrano saudita, azionario di Aston Martin Lagonda, ha inoltre un’opzione per l’acquisto di quote del team di Formula 1. La Mercedes, invece, è divisa in tre quote uguali. Il gruppo Mercedes-Benz ne detiene il 33,3%, così come Toto Wolff e il patron di Ineos, Jim Ratclliffe.
Insomma, la cessione di parte di quote di quello che sarà il team ufficiale di Audi in Formula 1 non è necessariamente una cattiva notizia. Anzi, potrebbe essere il giusto viatico per salvare il progetto, che potrebbe rischiare non tanto per le cifre ingenti che richiede, quanto per un altro motivo. Di fronte a un’altra grande crisi che lo ha visto protagonista, conseguente al Dieselgate, il gruppo Volkswagen non si era fatto troppi problemi a interrompere nell’arco di un anno entrambi gli impegni nel WEC, con Audi e Porsche.
È una questione di immagine che non è per nulla secondaria a quella finanziaria. Così come quasi 10 anni fa correre con auto il cui cuore del powertrain era un motore endotermico strideva con i proclami sull’elettrico indotti dallo scandalo dei defeat device, così oggi potrebbe essere difficile giustificare la partecipazione in F1 a fronte del rischio di licenziamenti e chiusure di fabbriche. L’ingresso del fondo sovrano del Qatar potrebbe essere la mossa giusta per evitare un taglio netto a un progetto che potrebbe avere un ritorno sull’investimento importante. Ammesso che il lavoro che si sta svolgendo ora ponga le basi per un successo a lungo termine.