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A volte uno si chiede ma chi me lo ha fatto fare, quando di notte devi prendere un aereo, viaggiare verso destinazioni conosciute ma lontane, con quel misto di stanchezza, ansia e preoccupazioni varie. Perché andare a Singapore non è proprio come andare dietro l’angolo. Ma la passione in primis e la professionalità, ti spingono a essere presente, anche se poi apri i giornali sportivi e leggi dei segreti di Singapore scritto da chi sta a casa e non ci è mai venuto, allora ti scende l’avvilimento, perché l’essere presente in pista non fa più la differenza e chi, a livello professionale, dovrebbe avere un occhio di riguardo, invece preferisce affidarsi a chi da casa sa già tutto. E poi pretende pure che gli comprino il giornale…
Detto questo, si affronta il primo problema, prima del volo notturno il riempirsi la pancia con qualcosa di commestibile è un dovere. Solo che a vedere i pochi e scarsi panini rimasti in vetrina al modico prezzo di 8,50 euro l’uno, capisci che qualcosa è andato storto perché nella trattoria di fronte all’aeroporto con quella cifra frotte di camionisti si fanno primo, secondo, caffè e acqua. Qui va pagata a parte. Optiamo per un piatto di spaghetti, 23 euro, ma ci dicono che hanno finito pure quelli e allora via di bombolone alla crema, almeno sono calorie. La notte scorre serena a bordo dell’airbus 380 della Emirates, i venti contrari e i ritardi nelle partenze, ci fanno arrivare a Dubai con oltre un ora di ritardo. Poco male, la coincidenza per Singapore parte tre ore dopo e il tempo per un cappuccino e brioche in aeroporto (11 euro, tanto per intenderci) passa fra negozi e boutique di alto livello, con tanto di sala massaggi per i passeggeri economy (chissà in prima e business che servizio hanno…), gioiellerie varie, con oro a 24 k sparso come se piovesse, palme nei corridoi…pure una Bentley in omaggio per chi compra al duty free, non manca niente. Ma si riparte, un’ora di ritardo anche qui.
Aerei pieni sia da Milano sia da Dubai, specialmente australiani in vacanza che a Singapore devono prendere coincidenza per Melbourne. Arrivati a Singapore, per 30 euro si prende una scheda telefonica con dati e chiamate illimitate, serve perché qui col roaming non si scherza. Un tecnico di una nota azienda italiana, avendo lasciato acceso il telefono la notte (breve, per via del fuso) aveva scaricato le mail e gli allegati aziendali. Appena sveglio fu chiamato dall’azienda perché la compagnia telefonica gli aveva addebitato 4500 euro di roaming in un colpo solo e siccome era la seconda volta che capitava, per un totale di 9000 euro, un’anima pia della compagnia telefonica si era deciso a chiamare per avvertire del fatto. Inutile dire la faccia del personaggio in questione quando fu avvisato. Apriamo parentesi: il vostro cronista, ai tempi in cui lavorava in radio, da Kuala Lumpur dovette fare una diretta del GP di circa 2 ore, col regista che invece di chiamare per i 2 minuti necessari al collegamento, decise di tenere la linea per le 2 ore della corsa: “Così sono sicuro che non mi cade il collegamento” disse fiero. Qualche giorno dopo arrivò la chiamata dell’amministrazione per un addebito roaming di 6500 euro, come dire meglio spenderne 30 subito che spaventarsi dopo…
La notte arriva presto, il fuso orario non si smaltisce e si passa il tempo a guardare mail e social in attesa che arrivi il sonno. Infatti, puntualmente, arriva due ore prima che suoni la sveglia perché abbiamo un appuntamento in circuito e dobbiamo essere presenti, salvo poi scoprire, una volta arrivati, che pure il nostro interlocutore è arrivato tardi di notte e ha spostato tutto. Arriviamo col metro, 80 centesimi il costo pagato con carta di credito al tornello di ingresso, troviamo una fila unica di team manager, meccanici e tecnici. Prima di una certa ora non possono entrare in circuito e aspettano. Con le regole del coprifuoco sono monitorati gli orari di lavoro del personale dei team. Noi pure con loro e si parla del più e del meno, si scoprono cose incredibili, altre non riferibili, il clima è tranquillo. Nessuno sembra agitato, si spettegola su tizio del team tale e su caio del team altro che etc etc.
Saliamo in sala stampa, non c’è nessuno a parte un paio di giornalisti inglesi già al lavoro anche se da loro sono le 6 del mattino, giriamo per il paddock con addetti alla innaffiatura delle piante: davanti alle casette dei team hanno creato dei veri e propri giardini artificiali che vengono curati con attenzione, davvero molto belli, per non dire dei mazzi di orchidee nei bagni del circuito. Unico problema, gli urinatoi sono bassi e per essere sicuro di non…sbagliare mira devi stare piegato. Fu qui, dopo un GP incredibile, che durante una diretta radio ci fu una parentesi da non dimenticare. Mentre eravamo impegnati nelle operazioni relative, chiamarono dalla regia per un aggiornamento sull’arrivo. Mentre eravamo in linea coprendo i rumori di fondo dicendo che le auto stavano rientrando ai box, arriva Niki Lauda che ad alta voce, al nostro telefono, urla: “Ferrari va fanc…rovinato nostra gara ma loro bravi”, allora presi il telefono e gli dissi: “Dillo tu che siamo in diretta sennò mi licenziano e Niki, prese il telefono e riprese: “Ciao a tutti, Ferrari va fanc, loro vinto bene, noi fatto casino, complimenti italiani, adesso finisco pisciare ciao a tutti”. Ecco, personaggi così non ce ne sono più e tutte le volte che andiamo in quel bagno, guardiamo sempre con attenzione che dietro non spunti Niki e in diretta mandi tutti a quel paese…