F1. Antonelli e Bearman, ascoltate Jenson Button: “Certe occasioni vanno colte, non si può dire di no". Ma ai team dice...

F1. Antonelli e Bearman, ascoltate Jenson Button: “Certe occasioni vanno colte, non si può dire di no". Ma ai team dice...
Pubblicità
A 24 anni dal debutto in Formula 1 quando era poco più che adolescente, Jenson Button è tornato al volante della Williams FW22 con cui colse il quinto posto a Silverstone nel 2000. E sui debutti precoci come il suo dice...
5 luglio 2024

Prima di Kimi Antonelli e di Ollie Bearman, ma anche di Max Verstappen, c’è stato Jenson Button. Il pilota inglese oggi è tornato al volante della Williams FW22, la vettura con cui debuttò in Formula 1 quando aveva compiuto da poco 20 anni. “Martin Brundle disse che ero troppo giovane, e aveva ragione, lo ero” ha raccontato ai media presenti in pista a Silverstone, tra cui Automoto.it.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Avevo girato pochissimo – ricorda - perché nei test il motore continuava a scoppiare. Non avevo percorso abbastanza chilometri per avere la superlicenza, ma me la diedero comunque. A Melbourne mi schiantai durante le libere, e scattarono i ‘ve l’avevo detto’. In gara avrei potuto cogliere i miei primi punti, se non fosse stato per il motore; quindi, non penso che fosse troppo presto”.

Bisogna cogliere le opportunità quando si presentano, specialmente quando si hanno 17, 18 o 19 anni. Non puoi dire di no - riflette Button sui giovani che oggi ripercorrono i suoi passi -. Ma credo che i team debbano davvero pensare attentamente a quello che fanno alla carriera di un pilota a quell’età. Se sboccia, perfetto. Ma con la pressione che comporta questo sport, si rischia di distruggere una carriera. Ci deve essere un equilibrio”, riflette il campione del mondo 2009.

La Williams FW22 di Button è stata guidata oggi per la prima volta dal 2000, e non poteva che essere lui a farlo, sfruttando “750 CV che urlano sull’Hangar Straight”. “Non è stato semplice in queste condizioni, perché non guidavo questa macchina da tantissimo tempo e c’era poco grip. L’ho presa con calma, ma domani spingerò di più. È stato comunque tutto molto naturale”, racconta con l’entusiasmo negli occhi.

“Mi sono sentito come se avessi di nuovo vent’anni, nonostante le rughe”, dice corrugandole con un sorriso. Ma cosa spicca alla guida dopo due decenni? “È incredibile quanto sia piccola questa macchina. È stato il mio primo commento quando ci sono salito. Il volante è minuscolo ed è tutto molto più semplice, ma è bellissima, e hanno fatto un ottimo lavoro per riportarla alle sue condizioni originarie. Il sound, poi, è fantastico”.

Nel 2000, quando era “molto più coraggioso di quanto non lo sia ora. O forse più stupido, non saprei”, Button con la FW22 visse un weekend da sogno a Silverstone. “Mi qualificai sesto, dopo aver avuto un incidente nelle libere. Finii la gara con nove cilindri, sostanzialmente, perché avevamo un problema con il motore. Ma riuscii a cogliere il quinto posto. La gente se ne dimentica, ma all’epoca dovevi classificarti tra i primi sei per ottenere punti. Fu un grande risultato. Quel giorno vinse Coulthard, e il pubblico andò in visibilio”.

Merito di quella che Button definisce “un’ottima macchina”. “Non aveva difetti – riflette - una volta superati i problemi al motore. E non serviva nemmeno un gran lavoro di fino sul set-up. E questo non mi avrebbe aiutato negli anni successivi”. Ma il futuro era solo un orizzonte indefinito la sera in cui Jenson festeggiò l’approdo a punti in casa. “Dopo la gara, io e i miei amici di Froome andammo nell’ufficio di Patrick Head e ci scolammo un sacco di birra. Fu fantastico. Non gliel’ho mai detto, lo saprà adesso”.

Oggi la F1 è diversa, con auto mastodontiche che fanno sembrare la FW22 una formichina. Bisognerebbe tornare indietro? “Non è possibile scendere di dimensioni così tanto con una power unit ibrida, è molto difficile. L’ibrido è pesante, e bisogna pure allungare la monoposto. All’epoca le monoposto pesavano 600 kg, oggi oltre 200 in più. Se si tiene conto che 10 kg sono circa 3 decimi di svantaggio, si capisce quanta deportanza debbano generare le macchine di oggi per essere più veloci di quelle dell’epoca, con uno stress incredibile sulle gomme. Però apprezzo il fatto che si alzi l’asticella della tecnologia. La F1 deve essere questo”. 

Pubblicità