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Monaco - Anche a Montecarlo, terra dello sfarzo più sfrenato, dove un posto per uno yacht vista pista può costare quasi quanto un componente di una monoposto di F1, i team principal finiscono inevitabilmente per pensare al risparmio. Messi sotto pressione dall’esplosione dei costi dell’energia e dei trasporti e dall’inflazione, i numeri uno delle scuderie più grandi nella tradizionale conferenza stampa del sabato spingono con forza per un ritocco al rialzo del budget cap.
Definendo l’inflazione come “una causa di forza maggiore che non potevamo prevedere”, Mattia Binotto ribadisce con forza che “il budget cap non può dettare la lotta per il mondiale” e invoca un agio per consentire alle scuderie di "respirare”. Binotto si è mostrato categorico sull’impossibilità della Ferrari di restare al di sotto del budget cap, “anche licenziando del personale”. E il superamento del tetto da parte di più team, a suo avviso, sarebbe la dimostrazione lampante della fallacia delle normative finanziarie.
Altro cruccio dei team è la mancanza di chiarezza riguardo alle potenziali penalità connesse allo sforamento del tetto degli esborsi. Binotto ha spiegato che da regolamento superare il budget cap del 5% rappresenterebbe un’infrazione minore, ma non è chiaro quale possa essere la sanzione. Chris Horner, suo pari grado della Red Bull, domanda chiarezza: “Non vogliamo doverci trovare a fare appello”. Un’eventualità da non sottovalutare, visto che nemmeno tagli netti del personale darebbero agio nei tempi necessari a calmierare la situazione.
Horner sostiene che il problema del budget cap non riguarda solamente i top di prima fascia, ma che addirittura “il settimo team in classifica costruttori” rischia di sforarlo. E visto che, guarda caso, in quella piazza si trova l'AlphaTauri, viene da pensare che Horner parli con cognizione di causa. Di tutt’altro avviso è però il team principal di una scuderia che non si trova molto lontano da quella posizione, l’Alpine. “A novembre l’inflazione era già al 7%, ne abbiamo tenuto conto – spiega Otmar Szafnauer -. Noi siamo ancora sotto il limite, nonostante i costi di trasporto siano aumentati”. Facendo suo il motto “se vuoi puoi”, Szafnauer sostiene che ci sia modo di rispettare il budget cap.
Ancora più duro, se possibile, Frédéric Vasseur. “Per quanto ci riguarda, noi non parliamo di budget cap, ma di budget. Si può semplicemente usare meno la galleria del vento per ridurre i costi delle utenze. Come lo facciamo noi, lo possono fare anche loro, basta non portare aggiornamenti a ogni gara. “L’inflazione non è una causa di forza maggiore. È la stessa storia del peso minimo. Non avrebbero dovuto aumentarlo solo perché qualche team non riusciva a raggiungerlo”. E per una scuderia come l’Alfa, capace di portare fin da subito una monoposto leggera, questa decisione brucia.
Vasseur non è l’unico a rinvangare nel passato, visto che Binotto in conferenza ha tenuto a sottolineare lo spirito di abnegazione alla causa comune mostrato dalla Ferrari in alcune occasioni. “Avremmo potuto opporci alla riduzione del budget cap dai 175 milioni iniziali, e non lo abbiamo fatto. Nel 2020 accettammo il congelamento delle monoposto, nonostante la nostra vettura non fosse competitiva. L’intera comunità dei team dovrebbe essere coesa”, ha puntualizzato.
Più salomonica è la posizione di Andreas Seidl, della McLaren. “In situazioni come questa, è importante avere un apporto deciso della FIA per prendere la migliore decisione. Se ci sono cause di forza maggiore, ci deve sempre essere la possibilità di applicare il buon senso. Devono ascoltare le varie posizioni e trovare la soluzione ideale per lo sport. Non vogliamo arrivare a situazioni nebulose, che potrebbero portare a rompere un meccanismo importante per la F1”, ha spiegato.
Prendendo atto delle divergenze di opinioni tra i team principal, viene da chiedersi quanto possano protrarsi e diventare vivaci le discussioni sull’eventualità di approvare anche un tetto agli stipendi dei piloti. Come ampiamente prevedibile, sono i fautori del budget cap i più convinti della bontà di questa soluzione, che Szafnauer vede da un punto di vista interessante. A suo avviso, la possibilità di avere in squadra un pilota competitivo – e quindi costoso – rappresenta un discrimine prestazionale, esattamente come l’adozione di aggiornamenti frequenti. “Ci sono voluti 20 anni per approvare il budget cap. Speriamo che ci si metta meno per questo”, dice sornione Vasseur, con lo sguardo di chi sa che le sue speranze sono praticamente vane.