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“Laurent e io abbiamo lavorato molti anni insieme in FIA, lo considero un amico. La transizione per lui sarà naturale, perché conosce molto bene il team e l’ambiente. Resterà in essere la stessa struttura odierna, con un CEO e un team principal che si occupa degli aspetti prettamente legati all’attività in pista. Gli ho parlato a colazione e speriamo di avere presto notizie sul suo arrivo. L’ultima parola, però, ce l’ha la Ferrari. Spero che si unisca a noi al più tardi nel gennaio del prossimo anno”. Così il nuovo CEO di Alpha Tauri, Peter Bayer, ha parlato di Laurent Mekies in un incontro stampa al Red Bull Ring cui ha partecipato anche Automoto.it.
Con un background in marketing e comunicazione e una laurea in economia aziendale conseguita all’Università di Innsbruck, Bayer, dopo aver spaziato tra sport e intrattenimento, ha lavorato per il Comitato Olimpico Internazionale e nell’America’s Cup prima di essere chiamato da Jean Todt nel 2017 per ricoprire il ruolo di segretario generale del motosport della FIA. Diventato successivamente direttore esecutivo della F1, Bayer si è occupato dei nuovi regolamenti finanziari e delle nuove normative sulle power unit prima di decidere di unirsi all’Alpha Tauri come CEO.
“Sono onorato di poter lavorare a stretto contatto e imparare molto da una leggenda di questo sport”, ha spiegato Bayer riferendosi all’uomo che gli sedeva accanto, Franz Tost, team principal dell’Alpha Tauri da oltre un decennio. A domanda sul perché avesse deciso di unirsi all’Alpha Tauri, Bayer ha risposto: “Nei miei ruoli precedenti ho avuto a che fare con tutte le scuderie, ma ad essere onesto Franz ha sempre spiccato. Mi unisco a un team che ha delle basi molto solide”.
“Ci sono tante idee nuove, ma anche una forte volontà di mantenere il team e di svilupparlo”, ha spiegato Bayer riferendosi ai riscontri di Oliver Mintzlaff, diventato responsabile dell’area sportiva della Red Bull dopo la morte di Dietrich Mateschitz lo scorso anno. “Vedo grandi opportunità qui, che non ho ravvisato in altri team. E poi, da austriaco, la Red Bull è una delle migliori aziende con cui si possa lavorare”, aggiunge Bayer.
“La cosa che mi ha impressionato di più è la libertà che si ha in questo gruppo, ma allo stesso tempo la disponibilità del top manager. Oliver è sempre a una telefonata di distanza. Se è convinto della tua visione, dà subito l’ok. Credo che sia il motivo del successo di Red Bull”. E il rapporto tra Alpha Tauri e Red Bull, come da spoiler di Helmut Marko, si intensificherà a breve. “L’obiettivo – chiarisce Bayer - è quello di aumentare le sinergie tra i due team, a cominciare dall’aspetto tecnico, nei limiti possibili. Ma crediamo che ci siano molte altre possibilità, dagli sponsor alle risorse umane. Non è semplice trovare degli ingegneri che vogliano entrare in F1, e c’è anche la competizione delle altre. E poi c’è la comunicazione”.
Bayer non ha voluto commentare le voci di una possibile vendita dell’Alpha Tauri da parte della Red Bull, e la sua motivazione è logica. “Quello che la Red Bull vuole fare con noi non ci riguarda, noi siamo un’altra azienda. C’è un CEO che la guida all’interno dell’universo della Red Bull. Non so quali siano i loro piani per Alpha Tauri, ma siamo in un’ottima posizione, visto l’interesse per la F1”. Ma su altro Red Bull e Alpha Tauri stanno lavorando di concerto.
“Abbiamo avuto una discussione interna per capire come creare un’identità del team che dipenda meno dal title sponsor e ci dia una base che non ci faccia cambiare nel tempo. La competizione non è solo in pista, ma anche fuori, per l’attenzione, i fan”, rivela Bayer. Una cosa, però, non cambierà: “Continueremo ad essere un bacino per i giovani del vivaio. Questo è il motivo per cui la scuderia è stata concepita, far crescere talenti che possano poi arrivare in cima alla piramide”.
“Ho un grande interesse nei meccanismi delle categorie minori, perché mio figlio corre nei kart. Alla fine, il sistema è lo stesso della F1, ma ovviamente meno complesso. Le decisioni sui piloti, però, le rimetto a Franz e a Helmut”. Per il resto, però, Bayer sta lavorando silenziosamente da tempo. “Ho cominciato ufficialmente il 1° giugno – spiega - e per me è stato fantastico avere a disposizione un mese di tempo per lavorare dietro alle quinte. Sono stato due settimane a Faenza e poi sono andato anche nel Regno Unito e a Salisburgo. Per me era importante unirmi al più presto, per stabilire velocemente la direzione futura”. E da quello che ha svelato alla stampa, sembra avere le idee molto chiare.