F1. Alla Red Bull in Ungheria sono bastati pochi metri per avere il coraggio di cambiare strategia

F1. Alla Red Bull in Ungheria sono bastati pochi metri per avere il coraggio di cambiare strategia
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Alla Red Bull è bastata una manciata di chilometri per capire che avrebbe dovuto cambiare strategia. Ecco perché la Ferrari dovrebbe prendere esempio
1 agosto 2022

Alla Red Bull è bastato un solo giro in Ungheria per capire che le gomme hard non rappresentavano una soluzione percorribile nel GP di ieri. Dopo la gara, sia Max Verstappen che Chris Horner hanno rivelato che la strategia iniziale della scuderia di Milton Keynes si basava sull’impiego delle bianche nel primo stint. Ma dopo aver accusato difficoltà nel mandare in temperatura le soft guadagnando la via dello schieramento, la Red Bull si è resa conto che la hard, soprattutto tenendo conto del potenziale arrivo della pioggia, non doveva essere usata.

“Sarebbe stato assurdo cominciare la gara con le hard, soprattutto considerando il meteo – ha commentato Chris Horner ad Autosport -. Abbiamo deciso di far partire entrambi i piloti con la soft, il che implicava due soste. Ma siamo riusciti a far funzionare la nostra visione, eseguita alla perfezione”. “La nostra strategia è andata a farsi benedire dopo i giri verso lo schieramento – ha spiegato Verstappen ad Autosportabbiamo dovuto cambiarla in corsa, scegliendo una diversa. Ma non penso che sia così difficile per il team. Sono flessibili, e sanno come lavorare”.

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Una flessibilità, quella sottolineata da Verstappen, che evidentemente la Ferrari esibisce solo nel reagire di istinto alle chiamate della Red Bull. Il muretto della Rossa non ha fatto tesoro di quanto stava accadendo in pista calibrando la strategia di Charles Leclerc, nonostante i riscontri che arrivavano dalle due Alpine e dalla Haas di Kevin Magnussen, in palese difficoltà nella gestione della hard. Il compound più duro della gamma scelta da Pirelli, assai complesso da portare nella corretta finestra di utilizzo e vulnerabile a eventuali neutralizzazioni, nonché a un peggioramento del meteo, avrebbe avuto flebili potenzialità solo nel caso di una strategia a una sosta.

L’ammissione di colpa della Ferrari non è arrivata dalle dichiarazioni del team principal Mattia Binotto, lesto a sottolineare le difficoltà prestazionali di una Ferrari penalizzata dalle basse temperature anziché toccare il punto dolente della strategia, ma ben prima. La sosta di Leclerc per montare le soft è la dimostrazione della scelta infelice di una Ferrari che si ostina a giocare in modo conservativo con le sue chiamate del muretto, senza avere mai il coraggio di osare. La Rossa interviene in corsa solo per coprirsi dall’avversario, finendo per infilarsi in gineprai da cui non riesce ad uscire. E così la paura di sbagliare induce effettivamente all’errore.

La Red Bull ha un faro nella notte che la guida nelle strategie. Si chiama Hannah Schmitz, numero uno delle chiamate della scuderia di Milton Keynes. In Red Bull dal 2009, è la mente che gestisce il manipolo di uomini incaricati di tirare fuori il coniglio dal cilindro. Senza mai perdere la lucidità. Lo ha sottolineato Verstappen a The Race. Hannah è stata incredibilmente calma oggi. È straordinaria”. Così come lo è il suo esempio per le bambine e le ragazzine di oggi, che possono contare su un caso concreto e di successo per tentare una strada che è tutt’ora considerata da molti una prerogativa da uomini. L’importanza della rappresentazione sfuggirà a molti, ma ha una potenza incredibile.

Spostandoci dalla questione prettamente strategica alle prestazioni, chi sottolinea il passo con le rosse di Sainz, incapace di tenere testa a un arrembante Lewis Hamilton, osserva la monoposto sbagliata. Dopo aver montato le soft, Leclerc si è prodotto in un ritmo incalzante, che non è purtroppo servito a nulla. Se avesse allungato lo stint con le medie, anziché marcare a uomo Verstappen, forse la gara sarebbe terminata diversamente. Non c’è dubbio sul fatto che la Ferrari abbia risentito delle temperature basse, e non è la prima volta che succede, nel 2022. Ma la Red Bull, in occasioni in cui si è rivelata manifestamente inferiore – vedi Monaco – ha osato il tutto per tutto, centrando l’obiettivo. E anche questa è una delle caratteristiche imprescindibili di un top team. 

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