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Lo avevamo detto alla vigilia, che al di là del kitsch c’era della sostanza dietro alla forma. E nel weekend di gara del Gran Premio di Las Vegas 2023 di Formula 1 il vero spettacolo è stato il GP stesso. Nei 50 giri della corsa si sono susseguiti sorpassi e spunti interessanti, grazie a un layout che sicuramente non esalterà i puristi della categoria, ma quantomeno ha il pregio di essere concepito per funzionare con le monoposto di oggi.
Quello di Las Vegas è un tracciato cittadino alla Liberty Media, con lungo rettilineo pensato per sfruttare al meglio il DRS e abbastanza spazio per i sorpassi. Non è un circuito tecnico, ma gli spunti arrivano anche nelle condizioni in cui si è corso. Complici le temperature – relativamente basse – la gara si è accesa anche per la mancanza di grip, inevitabile viste le circostanze. Una condizione che ha portato i piloti a dover spingere per “accendere” le gomme e che ha reso più complessa la ripartenza dopo la Safety Car.
Il risultato è la lotta tra una Red Bull in difficoltà con le medie e un Charles Leclerc in stato di grazia. Il monegasco della Ferrari è stato penalizzato dalla Safety Car che non solo ha annullato il suo vantaggio in termini di gomme, ma lo ha trasformato di colpo in uno svantaggio. Per lui solo una sbavatura, quel lungo che ha spalancato la porta a Perez. Ma si è rifatto con gli interessi, pur non riuscendo a cogliere quella vittoria che gli manca ormai da un anno e mezzo. È un peccato che Sainz non abbia potuto dare manforte, essendo retrocesso per la penalità comminata per la sostituzione della batteria.
A questo proposito, conviene aprire una parentesi sulle normative della FIA. Stiamo vivendo una F1 in cui, per non dare un vantaggio tecnico dovuto alla sostituzione di un componente senza ricalibrarlo, si penalizza un pilota anche se il danno rimediato è colpa di una causa di forza maggiore. E, dall’altro lato, vengono comminati cinque secondi per qualsiasi infrazione in pista, legittimando i piloti che hanno macchine abbastanza competitive a provare sorpassi illegali nella convinzione di poter poi recuperare con gli interessi lo svantaggio accumulato. Vale la pena di rivedere qualcosa, a bocce ferme.
In ogni caso, una gara così rappresenta il modo migliore di rispondere al fiasco di giovedì. Gli unici veri perdenti restano gli spettatori che avevano comprato biglietti solo per quella giornata, con un rimborso sotto forma di un voucher per il merchandising della F1 che non sembra altro che una presa in giro. Quanto al contorno della cerimonia della gara, alcune cose – vedi la grafica a slot machine del podio - hanno funzionato, altre - la macchina per portare al podio i piloti - meno. Però ci possiamo anche tappare il naso, visto che a differenza di Miami lo spettacolo c’è stato anche in pista.
Se Las Vegas è un successo, è un bene per la F1. Dopotutto, eventi lontani dalla concezione della categoria per come la conosciamo possono avvicinare nuove persone a questo sport. L’importante, però, è che rimangano un’eccezione nel calendario, e non la regola. Così come è stato giusto sottolineare il fiasco di giovedì, lo è anche rimarcare la corsa vivace vista oggi. Perché in fondo l’importante è che, al netto di fuochi d’artificio e delle grid walk dei VIP, il vero spettacolo sia in pista. E oggi è stato così.