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Al 14esimo Grand Prix Historique di Monaco ha partecipato anche l’Ingegnere Adrian Martin Newey della Red Bull Racing. Beh, che c’è di strano? È normale che un Ingegnere, specie uno che è sulla cresta dell’onda della Formula 1 da decenni, sia interessato dalle macchine da corsa storiche. La particolarità è che lui non ha partecipato come valente tecnico, quale siamo abituati a conoscerlo, bensì nelle vesti di pilota! Tutti sanno che, di tanto in tanto, l’Ingegnere di Stratford-upon-Avon non ha mai disdegnato di testare lui stesso le sue creature, così come si sapeva che, ogni tanto, si diletta di partecipare a qualche classica con le sue meravigliose auto d’epoca.
Qui a Montecarlo l’Ingegnere si è cimentato in una gara vera, quella riservata alle vetture di Formula 1 costruite tra il 1966 e il 1972, la categoria D intitolata al fuoriclasse scozzese Jackie Stewart. Inutile tentare di estorcere all’Ingegnere qualsiasi dichiarazione riguardo al suo chiacchieratissimo prossimo futuro: dita incrociate sulla bocca ad ogni qualsiasi accenno di richiesta. Così lo abbiamo seguito nelle sue performances agonistiche. La vettura con la quale ha partecipato era una meravigliosa Lotus 49B bianca e rossa del primo sponsor tabaccaio, che permise a Graham Hill di vincere il campionato del mondo piloti F.1 nel 1968. Curatissima, lucidissima, splendente, l’abbiamo raggiunta nel paddock, proprio mentre Adrian Newey vi si era appena calato per la gara. Gesti lentissimi e misurati appena dentro l’abitacolo, ha subito cercato la massima concentrazione, nonostante fosse assediato da un nutritissimo nugolo di fotografi, chiudendo gli occhi a lungo, forse per ripassare mentalmente le curve del circuito, forse, chissà, per prefigurarsi il suo prossimo futuro.
Avambracci incrociati dentro l’abitacolo, è rimasto immobile così fino al segnale che poteva muoversi, per raggiungere la griglia di partenza, dalla quale è partito con l’ottavo tempo in prova fatto registrare al sabato. Abbiamo seguito la gara del genio inglese lungo il circuito e dobbiamo dire che se l’è cavata davvero egregiamente. La sua Lotus 49B non era certamente la più recente tra quelle che concorrevano nella sua categoria, ma Adrian Newey ha mostrato davvero grande dimestichezza ed abilità, destreggiandosi in maniera encomiabile sul non certo facile tracciato monegasco. Abbiamo apprezzato in particolare l’efficacia in frenata, specie prima della chicane sul porto, e l’estrema precisione nel cambiare le marce, sia in successione in salita che in scalata, cosa questa non certo scontata, dato il cambio manuale dell’epoca.
Lo abbiamo visto battagliare con la Ferrari 312 B3 Spazzaneve: un segno premonitore? Poco incline alla derapata controllata, ha mostrato una guida davvero pulita ed efficace, concludendo la gara al quarto posto, ad un soffio dal podio! Davvero grande anche come pilota, l’Ingegnere Adrian Newey! Probabilmente è anche perché conosce così a fondo quali siano le sensazioni e le esigenze dei piloti che riesce spesso a concepire monoposto imbattibili. Complimenti davvero a lui che, per una volta, ha vestito i panni del Verstappen della situazione e ha dato lui stesso spettacolo in pista. E ora? Ora lasciamogli godere il suo bellissimo quarto posto conquistato a bordo di una delle più belle e blasonate monoposto storiche viste in pista qui a Montecarlo in questo 14esimo Grand Prix Historique. Nelle prossime settimane vedremo cosa avrà deciso di fare l’Ingegnere: non è mica detto che voglia continuare a cimentarsi come pilota. Anche se tanti, tantissimi, lo sognano ancora Ingegnere, stavolta in rosso, come la sua Lotus. Vedremo. Intanto tanti complimenti e grazie per lo show, Ingegnere Adrian Newey!
Articolo realizzato da Beppe Magni