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A casa di Max Verstappen a portare l’arancio sul gradino più alto del podio è stato Lando Norris, vestito dei colori papaya della McLaren. Nel Gran Premio d’Olanda 2024 di Formula 1 la MCL38 si è rivelata molto convincente, mostrando un marcato vantaggio prestazionale quando Norris, senza l’impiccio dell’aria sporca, sfoggiava un ritmo decisamente superiore rispetto a quello di Verstappen.
E dire che Norris si era nuovamente complicato la vita in partenza, con uno spunto non ottimale non dovuto al tempo di reazione, ma alla gestione dello start. Ma in questo caso si è preso la testa della corsa dopo 18 giri, sbrigando la pratica Verstappen senza troppe formalità e rendendosi poi protagonista di una cavalcata che lo ha visto staccare il suo rivale di oltre 20 secondi al traguardo. Un dato pesante, che dimostra come l’aria in F1 sia cambiata.
Il dominio RB di dodici mesi fa sembra ormai un ricordo sbiadito di fronte a una RB20 che dalla vettura che l'ha preceduta non ha certamente ereditato alcuni punti forti. Verstappen nel corso del weekend di gara si è lamentato ripetutamente della rotazione in curva della sua macchina, lato debole della RB20 che era già stato esposto in Ungheria. Max ha anche parlato di gomme “intorpidite”, una vivida immagine che ben rappresenta la difficoltà della Red Bull nel generare grip sulla pista di casa di Verstappen.
E se la Red Bull nulla ha potuto contro una McLaren che ancora una volta si dimostra l’auto più versatile del lotto, Verstappen più che puntare a Norris a fine gara ha visto avvicinarsi Charles Leclerc, che ha concluso la corsa a meno di tre secondi da lui. Leclerc ieri aveva detto che la sesta posizione colta in qualifica avrebbe rappresentato il miglior risultato possibile, ma oggi è arrivato un podio che in una pista tutt’altro che amica della SF-24 rappresenta un’iniezione di fiducia.
L’efficacia della Ferrari SF-24 secondo Sainz non è dipesa tanto dal carico di benzina quanto dalla gestione delle gomme, dalla capacità di tenerle in vita. E sul finale della gara il ritmo di Leclerc non era dissimile a quello di Verstappen, nonostante le gomme leggermente più vecchie. Forse è possibile un miglior compromesso tra la performance in qualifica e quella in gara, ma la Rossa a Zandvoort raccoglie un bottino confortante in attesa dell’appuntamento di casa a Monza, in cui potrebbe ben figurare.
A contribuire al risultato della Rossa, inoltre, potrebbe aver pensato anche la temperatura dell’asfalto leggermente superiore rispetto a quella di ieri, 32 gradi contro 29. Sembra un’inezia, ma in un contesto altamente competitivo come quello della F1 odierna potrebbe essere un dato da non sottovalutare. E se con il tepore è rinata la Ferrari, la Mercedes ha invece raccolto molto meno di quanto avrebbe potuto fare, dovendosi accontentare del settimo e dell’ottavo posto con George Russell e Lewis Hamilton, rispettivamente.
A livello di passo la W15 è risultata attardata, ma lascia perplessi la scelta di richiamare ai box Russell al cinquantacinquesimo giro per montare le soft. Il vantaggio della mescola non è stato sufficiente nemmeno a recuperare la posizione persa su Perez, figuriamoci a proiettare più in alto il vincitore squalificato di Spa. Toto Wolff, comunque, dopo la gara non si è sbilanciato sulla natura di questa involuzione. Resta così l’interrogativo del potenziale influsso negativo del nuovo fondo, da chiarire nei prossimi appuntamenti.
A proposito di strategia, la McLaren forse avrebbe avuto maggiori opzioni nella gestione della sua gara se Oscar Piastri fosse riuscito a non farsi sopravanzare da Russell nelle fasi iniziali della corsa. Ritrovatosi alle spalle di Leclerc dopo la sua sosta per montare le hard – posticipata rispetto alla concorrenza – Piastri ha strapazzato le coperture nel tentativo di passarlo, dovendosi poi arrendere all’evidenza dell’inespugnabilità di Leclerc. Vista l’efficacia degli aggiornamenti, è evidente che il bottino della McLaren sia più magro di quello che avrebbe potuto essere altrimenti.
Vero è che la McLaren rosicchia 11 punti alla Red Bull nella classifica del mondiale costruttori, in attesa di mettersi nelle condizioni di poter perfezionare un clamoroso sorpasso che sembrava un’utopia fino a pochi mesi fa. Ma la MCL38 ora è chiaramente la macchina da battere, e il titolo non è assolutamente un miraggio. Il giro più veloce fatto segnare da Norris a fine corsa è l’immagine più vivida di una scuderia che nell’arco di due anni ha risollevato le sue sorti. E ora l’arancio che comanda in F1 è quello papaya.