F1. 60 minuti per non capire nulla: è il paradosso delle FP1 in Qatar

F1. 60 minuti per non capire nulla: è il paradosso delle FP1 in Qatar
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I 60 minuti dell'unica sessione di prove libere del Gran Premio del Qatar 2023 di Formula 1 non hanno sciolto gli interrogativi sui valori in campo. Ecco perché
6 ottobre 2023

Il Qatar ha accolto la Formula 1 abbracciandola con una coltre di inospitalità. Il circuito di Losail è tormentato da un caldo feroce e da forti venti, che hanno reso ancora più difficile un compito che era già arduo in partenza. Piloti e team nelle FP1 hanno avuto solo sessanta minuti di tempo su una pista resa incredibilmente scivolosa dalla sabbia per avere ragione di un tracciato riasfaltato, mai esplorato prima d’ora con le vetture della nuova era dell’effetto suolo. Ma c’è pure di peggio, visto che il resto del weekend rimane una vera e propria incognita.

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Ci piacerebbe quantomeno abbozzare un’analisi dei valori in campo, ma è impossibile farlo. Ciò che è già un esercizio complesso in un weekend normale con il format della Sprint diventa impraticabile quando l’unica sessione di libere si svolge in condizioni non indicative, differenti da quelle che vedremo nei momenti clou del weekend, fatta salva la Shootout di domani. Le FP2, l’unica sessione davvero rilevante, sono sostituite dalle qualifiche per la gara di domenica, in programma alle 19 ora italiana.

Al netto delle affinità tra le varie monoposto e il circuito, a fare la differenza sarà il lavoro svolto per centrare l’assetto corretto ancor prima di arrivare in pista. Quanto raccolto due anni fa nel primo GP del Qatar della storia della F1 serve a poco, se si tiene conto della rivoluzione copernicana perfezionata nel frattempo con il nuovo regolamento tecnico. E ha una valenza ancora inferiore se si comparano le condizioni della pista e del tracciato. Tanto per cominciare, il vento che ha schiaffeggiato le monoposto in pista può trarre in inganno chi è chiamato a trovare la quadra del bilanciamento.

In Qatar, inoltre, in questi giorni si viaggia su temperature minime di 29 gradi e massime di 40. Dati, questi, che richiedono un lavoro di fino da parte dei team per assicurarsi il raffreddamento delle componenti più vulnerabili al caldo della vettura, sollecitate quanto lo sono gli pneumatici su una pista che fustiga le gomme. Non è un caso che Pirelli abbia scelto C1, C2 e C3 per questo tracciato. Quanto possano essere martoriati davvero gli pneumatici lo sapremo solo nella Sprint di domani, che di fatto offrirà la prima vera simulazione di passo gara.

Sono i paradossi del weekend della Sprint, che in un contesto di una corsa in notturna come quella del Qatar vanno ad acuirsi ancora di più. Verrebbe naturale chiedersi come sia possibile che chi di dovere abbia scelto di fare un tuffo nell’ignoto di questa portata, optando per adottare la Sprint in Qatar. Ma la verità è che chi ha deciso voleva esattamente questo, creare incognite su incognite. Non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per gli stessi team, che dovranno districare la matassa dei dati per trovare un bandolo utile.

Resta però una certezza: domani il pilota che meno digerisce le Sprint, Max Verstappen, ha un match point incredibile per vincere il mondiale proprio nella gara lampo da 100 km. Gli bastano tre punti – vale a dire un sesto posto – per centrare la terza iride a una settimana dal suo ventiseiesimo compleanno. Un faro nella foschia della sabbia: questo vuole essere Verstappen, l’uomo vecchio stile che sta definendo questa era della F1.

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