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Il 1º maggio del 1994 era una domenica come oggi, ma non era destinato a essere una domenica come le altre. La storia di quel fine settimana tragico a Imola la conosciamo tutti. Rubens, salvo per miracolo. Roland, fermo sulla sua Simtek distrutta con il capo chino di chi si è arreso al suo destino. Gli spettatori feriti dall’incidente al primo giro tra JJ Lehto e Pedro Lamy. I meccanici colpiti dalla gomma di Alboreto. E poi, Ayrton.
Senna era talmente magnetico da attraversare i confini del tempo, fino a raggiungere quello che nel suo ultimo presente era un futuro lontano, inimmaginabile. Tanto quanto lo è oggi pensare a come sarebbe Ayrton a 62 anni. Rimarrà per sempre 34enne, come nelle foto e nelle bandiere ormai sbiadite nel tempo raccolte attorno alla sua statua a Imola. Si dice che si continua a vivere dopo la morte attraverso i ricordi di chi è rimasto. E in quell’angolo sulle rive del Santerno Ayrton c’è ancora.
È una presenza gentile, come la brezza che sollevano le vetture che corrono in pista a pochi metri dal Memorial di Senna e che dà movimento alle bandiere, ai messaggi di cordoglio e alle foto che ricordano momenti di vita, passioni mai sopite nel tempo. Il luogo in cui a Imola è custodito il ricordo di Senna è una capsula ben conservata di un’epoca ormai lontana, ma non per questo meno vivida nella sua rappresentazione concreta, immersa nel verde. Ma Senna è anche materia dei sogni di chi non l’ha potuto conoscere, tessuto dei rimpianti di chi lo ha vissuto.
Ayrton corre nei tormenti di chi, dopo aver riportato i tragici fatti di un weekend irricevibile, si ritrovò a chiedersi se l’orrore fosse occorso davvero, riavendosi da un pugno in piena faccia. Si manifesta nei pensieri di chi, troppo piccolo all’epoca dei fatti, si aggrappa a ricordi sbiaditi e forse pure indotti, a lacrime infantili e inconsolabili, che per un giorno lo avevano accomunato ai grandi. È racchiuso nella fascinazione di chi non era ancora nato, e non conoscerà mai l’uomo, ma solo la leggenda. Senna moriva 28 anni fa oggi. Ma vive ancora. E lo farà per sempre. Perché quelli come lui non muoiono mai.