F1 2024. Ferrari, Red Bull e non solo: cosa abbiamo imparato, team per team, dai test in Bahrain [Video]

Pubblicità
Al di là dei tempi sul giro, ecco cosa abbiamo imparato dai test pre-stagionali 2024 della Formula 1, scuderia per scuderia
23 febbraio 2024

Dopo soli tre giorni di attività in pista si sono conclusi i test pre-stagionali 2024 della Formula 1 in Bahrain. Chi ha mostrato una buona forma e chi, invece, ha ancora molto da lavorare? Scopriamolo insieme, andando a scoprire cosa si nasconde dietro ai tempi. Ecco cosa abbiamo imparato dai test, scuderia per scuderia. 

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Haas

Il nuovo team principal della Haas, Ayao Komatsu, aveva messo le mani avanti ben prima che la VF-24 arrivasse in pista, spiegando come l’aggiornamento portato ad Austin lo scorso anno – con scarso successo immediato, peraltro – avesse fatto sì che la scuderia di Kannapolis si trovasse indietro rispetto alla concorrenza. Da quanto abbiamo visto in pista in Bahrain, la sensazione è che la Haas sia effettivamente il fanalino di coda dello schieramento della F1, anche se nel comportamento della vettura in pista non c’è nulla di catastrofico. La VF-24 sembra rispondere bene alle esigenze di Magnussen e Hulkenberg, e soprattutto mostra una coerenza nel comportamento a livello aerodinamico che sicuramente porterà i suoi benefici a livello di gestione delle gomme, il vero tallone d’Achille della VF-23. In pista la Haas si è concentrata su long run con tanta benzina a bordo. Non è semplice capire, quindi, quanto sia davvero arretrata rispetto alla concorrenza.

Sauber

L’ex Alfa Romeo, oggi Stake, domani Audi, è un team in forte evoluzione, con un’identità provvisoria grazie a munifici sponsor che non cela però il suo stato di transizione. In attesa che la casa dei Quattro Anelli entri ufficialmente in F1, la Sauber – chiamiamo le cose con il loro nome – sembra languire a fondo classifica. La C44 in pista non è sembrata particolarmente problematica, ma la sensazione è che la livrea con quel verde fosforescente sia l’aspetto più di impatto di una vettura che già la prossima settimana avrà degli aggiornamenti dal punto di vista aerodinamico, come ha anticipato il team representative Alessandro Alunni Bravi.

RB

Si è parlato tantissimo della VCARB-01 della fu Toro Rosso ancora prima che scendesse in pista. Merito delle sinergie tecniche intensificate con la Red Bull, che hanno portato alla concezione di una vettura che mutua la meccanica e alcune soluzioni aerodinamiche dalla RB19 dello scorso anno, aggiungendovi un carattere personale. La VCARB-01 è una monoposto che mostra un certo livello di sofisticazione, ed è proprio questo aspetto a renderla pericolosa a centro classifica. Chi pensava di trovarsi in pista quattro Red Bull, però, ha visto disattese le proprie aspettative. A parte un pizzico di sottosterzo – difetto che era maiuscolo sulla AT04 dello scorso anno – la RB si comporta piuttosto bene in pista. Sarà una concorrente molto temibile a centro classifica. E ci aspettiamo che qualcuno storca il naso.

Williams

In Bahrain la FW46, la nuova monoposto della Williams, ha mostrato qualche problema di gioventù. È una diretta conseguenza dei ritardi nello sviluppo della vettura di cui ha candidamente parlato il team principal James Vowles. La buona notizia per la scuderia di Grove è che la situazione è molto meno preoccupante di quando nel 2019 dovette saltare l’inizio dei test di Barcellona perché la macchina non era pronta. L’obiettivo della Williams per il 2024 era portare in pista una vettura che fosse in grado di fare bene su un ventaglio più ampio di piste rispetto al passato, quando le monoposto del team inglese brillavano solo su piste con lunghi rettifli e senza curve ad alta velocità sfidanti a livello aerodinamico. A sentire le parole di Alex Albon, sembrerebbe che un miglioramento in questo senso ci sia stato. In pista si è vista una differenza di comportamento sostanziale da parte della vettura tra i turni di guida di Albon e quelli di Logan Sargeant, che si è pure regalato un viaggetto nella ghiaia. Visto quanto espresso l’anno scorso, verrebbe da pensare che sia più un problema di Sargeant che della macchina. Ripetere l’exploit dello scorso anno, concluso al settimo posto del mondiale costruttori, non sarà semplice. Ma scegliendo di osare per ampliare l’efficacia della vettura, la Williams ha ragionato verso obiettivi a medio termine. 

Alpine

L’Alpine è il vero oggetto misterioso di questa tre giorni di test pre-stagionali in Bahrain. La scuderia di Enstone ha concepito una vettura, la A524, nuova al 95%. Serviva una scossa per cercare di uscire dal pantano di centro classifica in cui l’Alpine è sprofondata negli anni, ma il problema è che la A524 sembra mancare di grip rispetto alle rivali. Lo si è visto osservando il comportamento in pista della vettura. Sia Gasly che Ocon hanno fatto fatica a gestire una monoposto che almeno per il momento non pare un salto in avanti rispetto alla vettura che l'ha preceduta. Non è semplice capire se si tratti semplicemente di problemi di gioventù di un progetto all’inizio del suo corso o se, invece, c’è qualcosa di più. Allo stato attuale delle cose, sembra che alla A524 manchi la deportanza necessaria per portare l’Alpine là dove un team ufficiale di un costruttore dovrebbe trovarsi.

Aston Martin

Pur non avendo catturato l’attenzione con tempi degni di nota come la vettura che l’ha preceduta nei test dello scorso anno, l’Aston Martin AMR24 ha ereditato dalla AMR23 una certa docilità. La AMR24 è una monoposto in grado di rispondere senza esitazioni agli spunti di entrambi i propri piloti, e sembra dotata di un’ottima trazione. Sono le stesse caratteristiche che si ravvisavano anche sulla AMR23, prima che una serie di aggiornamenti poco azzeccati portassero il progetto fuori strada. La base di partenza sembra buona, e, soprattutto, pare dimostrare che l’Aston Martin è tornata sulla retta via. La vera domanda è se la scuderia di Silverstone sia davvero in grado di unirsi al gruppo di pretendenti al trono della Red Bull o se, invece, è destinata a essere risucchiata verso il centro della classifica. E la sensazione, per ora, è che sia un passo indietro.

McLaren

C’era molta attesa riguardo alla McLaren, la scuderia che ha avuto la crescita più marcata nel corso del 2023. Passata dalle retrovie al ruolo di seconda forza nell’ultima parte del campionato lo scorso anno, la McLaren non ha vissuto dei test perfetti. Diversi inconvenienti tecnici, non ultimo quello alla frizione rimediato nella mattinata di oggi, hanno fatto sì che la McLaren girasse meno di quanto avrebbe desiderato. E in una F1 in cui i problemi di affidabilità sono rari persino nei test, non è un’ottima notizia. Ma la MCL38 vista in azione è una monoposto che sembra poter dire la sua tra le inseguitrici della Red Bull, forte di un buon passo gara soprattutto a medio e alto carico di carburante. Particolarmente efficace in uscita di curva, la vettura della scuderia di Woking è un buon punto di partenza, in attesa degli aggiornamenti già annunciati.

Ferrari

Adesso possiamo dirlo: la Ferrari SF-24 è una vettura nata sotto una buona stella. L’obiettivo di migliorare la guidabilità della monoposto è stato centrato. Lo si capisce non solo dalle parole dei piloti, ma anche dal comportamento della vettura in pista. A differenza della SF-23, la SF-24 è risultata prevedibile anche di fronte a fattori esterni che mandavano in tilt la monoposto che l’ha preceduta. A cominciare dal vento, che a Sakhir ai test non è mancato. La SF-24 ha un anteriore preciso e un posteriore stabile, a tutto vantaggio della consistenza. E il miglioramento della guidabilità si traduce in una gestione delle gomme più efficace. Che la tenuta degli pneumatici sia buona lo si intuisce dai long run effettuati nel corso dei test. Simulazioni di gara, queste, che hanno restituito l’immagine di una Ferrari solida, capace di usare le buone fondamenta della SF-24 per candidarsi al ruolo di seconda forza di questo mondiale. Nessun’altra scuderia, Red Bull a parte, è scesa in pista con la stessa sicurezza della Rossa. E questa è davvero un’ottima notizia.

Mercedes

La Mercedes con la W15 ha finalmente imboccato una direzione diversa da quella su cui ha insistito per troppo tempo. E ha portato in pista un progetto che, pur adottando la filosofia portata con successo dalla Red Bull, presenta una certa personalità e un livello di sofisticazione che non passano inosservati. La W15, si è scoperto osservandola nei test, ha un sistema di regolazione delle sospensioni anteriori molto aggressivo. E presenta un’ala anteriore che ha già fatto discutere. Vedendola in pista, però, si capisce che in casa Mercedes c’è ancora qualcosa da affinare. La W15 nelle mani di Hamilton e Russell ha ancora un’instabilità di fondo che potrebbe essere semplicemente dovuta alla necessità di comprendere appieno un progetto di nuova concezione. La nuova nata di Brackley sembra limitare lo spunto del pilota in ingresso di curva, finendo per generare del sottosterzo nel prosieguo della curva. C’è del potenziale, però. E, soprattutto, i piloti sembrano decisamente meno frustrati rispetto allo scorso anno. La Mercedes rientra di diritto nel vivace gruppo alle spalle della Red Bull. Ma non sembra essere nella posizione di guidarlo, almeno per il momento.

Red Bull

Qualcuno alla vigilia dei test ipotizzava che la nuova direzione intrapresa dalla Red Bull appropriandosi di concetti adottati con scarso successo dai rivali in passato potesse essere errata. Ma la verità è che a Max Verstappen è bastata meno di un’ora per familiarizzare con la RB20. Il sottosterzo che aveva fatto drizzare le antenne all’inizio della prima giornata in realtà altro non era che il frutto di una leggera esitazione da parte di Max. Per lasciare davvero il segno, aveva bisogno di capire fin dove poteva spingersi. Quando lo ha fatto, non c’è stata storia per nessuno. Nelle mani di Verstappen la Red Bull RB20 ha tutti i crismi per essere la macchina da battere. Lo si è visto chiaramente nel long run di questo pomeriggio, mostruoso in termini di costanza. Discorso diverso vale invece per Sergio Perez, che ha mostrato parecchia esitazione nel gestire la macchina, incappando spesso nel sottosterzo di cui vi parlavamo prima. Se si tratta solo di un singhiozzo iniziale o meno, è difficile dirlo al momento. Ma se ci dovessimo trovare nuovamente di fronte alla situazione dello scorso anno, la Red Bull si ritroverebbe di nuovo a giocare con una punta sola. Una cosa è certa: si riparte da dove siamo rimasti lo scorso anno, con Re Max a guardare dall’alto il resto dello schieramento.

Pubblicità