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Fra le novità della stagione 2019 c'è senza dubbio il ritorno in pianta stabile di un pilota italiano. E' Antonio Giovinazzi, che correrà con l'Alfa Romeo Racing, portando in giro per il mondo il nome e il blasone di un marchio storico e per giunta con la spinta di un motore Ferrari. Motivi di orgoglio e di tensione per Antonio Giovinazzi?
"Direi di orgoglio. Infatti sono orgoglioso di riportare il tricolore in F.1 dopo 8 anni di assenza di un pilota italiano. Sono contento per i tifosi e per tutte le persone che in Italia amano il motorsport. Un orgoglio ancora maggiore perché corro con Alfa Romeo Racing e con un motore Ferrari che rappresentano la storia, la passione e la cultura italiana nel mondo in ambito motoristico".
C'è poi Kimi Raikkonen al tuo fianco...
"Sono contento ci sia lui, perché oltre ad essere un ottimo maestro sarà un punto di riferimento importante. Ha esperienza da vendere, è stato campione del mondo, ha corso con le squadre più importanti, averlo come compagno di squadra per me è davvero il massimo".
Dopo Fisichella, Trulli e Liuzzi tocca a te riportare il tricolore sulle piste iridate: cosa vorresti dire a questi piloti che ti hanno preceduto in F.1 negli ultimi 25 anni?
"Sono contento di essere un loro successore e spero di essere all'altezza del loro nome, della loro bravura e della loro classe. Sono tre piloti diversi fra loro e io lo sono da loro, per cui non possiamo fare paragoni. Di certo per me, far parte della cerchia di piloti tricolori, fa solo onore essere abbinato a questi grandi campioni del recente passato. Ma il mio obiettivo è solo uno: migliorare gara per gara, sviluppare la macchina per far progredire la squadra, fare risultati ma sopratutto esperienza. E' questo il vero obiettivo della stagione".
La tua carriera dimostra che non sei cresciuto nella bambagia, sei un ragazzo del Sud che ha dovuto emigrare all'estero per farcela...
"Diciamo che ci ho sempre creduto, ma in F.1 sono solo 20 piloti e quindi gli spazi erano ridotti. E' stata dura ma dovevo crederci altrimenti non sarei mai arrivato. Ho fatto il terzo pilota, ho lavorato tantissimo al simulatore, ai test di gomme, ma spero proprio che arrivare in F.1 non sia un punto di arrivo, ma uno di partenza perché vorrei restare a lungo e ottenere dei risultati di rilievo".
Sono orgoglioso di riportare il tricolore in F.1 dopo 8 anni di assenza di un pilota italiano. Sono contento per i tifosi e per tutte le persone che in Italia amano il motorsport
Mai avuto momenti di scoramento, la voglia di mollare tutto?
"I momenti neri ci sono stati e dopo la Cina di due anni fa, dopo la mia uscita di pista in gara, è stato uno dei più brutti. Temevo di aver compromesso tutto. Poi mi sono messo a pensare positivo e a lavorare al meglio col team e devo dire grazie alla Ferrari e Sauber che ci hanno creduto, mi hanno supportato e fatto superare quel momento terribile per me. Ho creduto in me stesso e sono risalito dopo il momento di abbattimento".
La famiglia è stata importante per te?
"Un grazie immenso va a loro, perché senza il supporto della famiglia e di chi ti sta vicino, non sarei riuscito a fare niente. Oggi sono qui in F.1 e lo devo anche a loro, è una vittoria immensa per i sacrifici che hanno fatto. Da bambino, a 3 anni, quando ho cominciato a sognare, non credevo sarei riuscito a farcela. Oggi eccomi qua, grazie a loro senza dubbio e a chi ha creduto in me. Per questo non voglio deluderli".