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La loro rivalità è stata il leit motiv del 2017, hanno combattuto ad armi pari fino al terribile trittico della Ferrari tra Singapore-Malesia-Giappone: il 2018 ha riproposto lo stesso duello, Sebastian Vettel vs. Lewis Hamilton 2.0.
Ripercorriamo tappa per tappa gli episodi che hanno deciso la stagione appena conclusa.
Si riparte il 25 marzo da Melbourne dopo che le qualifiche hanno destato non pochi allarmi in casa Ferrari: Vettel accusa un distacco di quasi 7 decimi da Hamilton ed è terzo.
Si, perchè tra di loro si è inserito anche Kimi Raikkonen, in grado di sopravanzare il compagno di squadra per soli 10 millesimi.
Pronti-via, Hamilton rimane primo ma non riesce ad andare in fuga e questa è già una novità rispetto a quanto visto al sabato.
L’episodio chiave avviene al giro 24 e non si tratta di un gioco di squadra prematuro. Romain Grosjean su Haas –motorizzata Ferrari – è costretto al ritiro dopo essere ripartito dai box con l’anteriore sinistra fissata male (appena due giri prima era toccato al suo team mate, Kevin Magnussen) obbligando la direzione di gara ad optare per il regime di Virtual Safety Car.
Vettel, che fino a quel momento non aveva cambiato le gomme, approfitta della situazione per rientrare ai box, sfrutta ogni cm potendo accelerare fino alla linea bianca di ingresso pit-lane e la scuderia fa il resto rimandandolo in pista davanti ad Hamilton.
Nei giri successivi l’anglocaraibico della Mercedes tenta invano di riportarsi sotto fino a commettere un lungo nel finale di gara: a quel punto, con Raikkonen in pericoloso riavvicinamento, il secondo posto è il minore dei mali. 25-18 dopo il primo round a favore di perVettel, Hamilton dal canto suo non lo è stato.
Due settimane dopo si corre in Bahrain e il primo miracolo avviene già al sabato: le due Ferrari monopolizzano la prima fila con Vettel davanti a Raikkonen e Lewis soltanto quarto, che diventa nono per aver sostituito il cambio.
Niente di memorabile nemmeno la gara del campione del mondo in carica, eccezion fatta per un triplo sorpasso al quarto giro su Alonso, Hulkenberg e Ocon.
Sono Vettel e Bottas i duellanti di giornata: al pit stop il ferrarista monta gomme soft, il finlandese invece opta per le medie, entrambi vogliono arrivare al traguardo primi e senza altre soste.
Ma Raikkonen? Altra strategia per lui, meno azzeccata, ma il peggio accade durante il secondo pit stop: viene fatto ripartire in anticipo (la posteriore sinistra è fissata male) e incolpevolmente travolge un meccanico, Francesco Cigarini. Gara ovviamente finita per Kimi, frattura scomposta di tibia e perone della gamba sinistra per il ‘Ciga’.
Il finale di gara è al cardiopalma: Bottas aggancia Vettel che resiste eroicamente pur con l’incognita della tenuta delle gomme.
L’ultimo giro causa infarti sparsi nel mondo e un urlo liberatorio alla bandiera a scacchi, la Ferrari non si aggiudicava le prime due corse dal 2004, epopea Schumi.
Due gare sono poche per trarre bilanci, ma se da un lato la SF71H appare fortissima, è fondamentale l’apporto dell’asso tedesco.
Appena 8 giorni e il Circus si trasferisce in Cina. Se due indizi fanno una prova, figurarsi tre: nuova doppietta Ferrari in qualifica con Vettel e Raikkonen separati da 87 millesimi; per contro, la Mercedes che manca due pole consecutive dall’avvento dell’ibrido e Bottas nuovamente davanti ad Hamilton sono notizie da prima pagina.
Ma a Maranello sanno fin troppo bene che i punti si assegnano alla domenica e fin dalla partenza si capisce che non è giornata: Vettel stringe inspiegabilmente Raikkonen allo start con il risultato di favorire sia Bottas, sia Verstappen, che si infilano.
Fosse solo questo. Un pit stop eufemisticamente complicato dopo 20 giri obbliga il tedesco a rientrare in pista dietro a Bottas. E non è finita.
Complice forse l’autoscontro fratricida in Toro Rosso, Verstappen inizia immediatamente le prove generali di quello che combinerà la gara successiva: cerca di scontrarsi con Hamilton in due riprese ma soprattutto colpisce Vettel, in uno scriteriato tentativo di sorpasso al 43° giro.
Chi la spunta a Shangai è Daniel Ricciardo, autore di sorpassi capolavoro compreso quello decisivo su Bottas, in questo modo a Maranello limitano i danni con Hamilton solo quarto mentre Vettel è ottavo, superato anche da un incredulo Alonso. Il divario in classifica scende a -9 (54 a 45).
La quarta tappa si corre in Azerbaigian a Baku dove ancora tutti ricordano le ruotate dell’anno precedente in regime di safety car di un Vettel esasperato dal continuo brake testing di Lewis Hamilton.
Il tedesco non perdona e cala il tris in qualifica, peccato soltanto che Raikkonen vanifichi la prima fila con una serie di errori.
All’indomani Seb sembra relativamente tranquillo al comando perchè Hamilton inseguendolo lascia un paio di errori sull’asfalto.
Ci pensa il duo Red Bull al 39° giro a ravvivare una gara sonnacchiosa per tutti tranne che per i tifosi della Ferrari: Verstappen in rettilineo innesca una pericolosissima carambola - da ritiro licenza, per intenderci - con il compagno di squadra Ricciardo.
Safety car inevitabile e Bottas cala il jolly: ritrovatosi in testa non avendo ancora cambiato le gomme, approfitta della neutralizzazione imitato clamorosamente dalla Ferrari numero 5 che si ritrova nella morsa delle due Mercedes.
Alla ripartenza Vettel attacca subito il finlandese per non rischiare a sua volta contro Hamilton essendo il rettilineo principale lungo 2.2 km: il sorpasso riesce, la staccata non proprio. Ma oltre che infinito, il rettilineo è ancora disseminato di detriti.
A farne le spese è proprio la posteriore destra della Mercedes numero 77 che esplode a tre giri dal termine costringendo Hamilton a vincere la corsa davanti a Raikkonen e Perez.
Vettel è solo quarto: primo errore grave della stagione? Mentre i bar d’Italia si infiammano, Hamilton si porta al comando con 70 punti, 4 in più del tedesco della Ferrari.
Il 13 maggio il Circus corre a Barcellona, primo dei 3 tracciati (gli altri due saranno Paul Ricard e Silverstone) in cui Pirelli impiega una tipologia leggermente modificata di pneumatici, col battistada più sottile di 0,4 mm per far fronte agli asfalti nuovi che avendo maggior grip e minore usura favoriscono il sorgere di blistering.
La Mercedes ristabilisce le gerarchie monopolizzando la prima fila dopo le qualifiche, lo stesso fa Hamilton con Bottas ma 40 millesimi sono davvero un’inezia.
In gara Vettel è l’unico dei top driver ad optare per due soste e questo la dice lunga a proposito della competitività della SF71H su questo tracciato: Lewis vince, Seb arriva quarto posto rimediando quasi 30 secondi di distacco e la classifica recita 95-78 per l’inglese.
A Monaco è Daniel Ricciardo a ottenere la pole per la gioia si fa per dire incontenibile di Helmut Marko: Vettel, Hamilton e Raikkonen lo inseguono. A differenza del 2016, la strategia di Red Bull non è suicida ma l’australiano deve far fronte ad una presunta perdita di potenza prima di metà gara: l’anacronismo della pista è una volta in più evidente dal momento che le prime sei posizioni non cambiano tra qualifiche e gara. Sono 3 i punti recuperati dal campione di Heppenheim (110-96).
Il primo terzo del campionato si completa in Canada, c’è un glorioso anniversario da onorare: 40 anni fa qui Gilles Villeneuve vinse la sua prima gara. Vettel inizia benissimo il week end arpionando la quarta pole stagionale davanti a Bottas mentre Hamilton è quarto, preceduto anche da Verstappen.
In gara l’unico reale problema per il tedesco è….la bandiera a scacchi. Proprio così: è la modella Winnie Harlow a sventolarla per errore (non suo ma dello starter) dopo il passaggio di Seb sul traguardo, con un giro di anticipo. Nessuno stravolgimento a parte il giro più veloce di Ricciardo non conteggiato.
Missione compiuta: con la vittoria di Vettel e contestualmente il quinto posto del rivale, Seb si riprende la leadership del mondiale (121 a 120).
A 10 anni dall’ultima edizione, torna in calendario il gp di Francia. La pista tuttavia non è quella di Magny-Cours ma il Paul Ricard: un dettaglio per Hamilton che centra la pole davanti al compagno di scuderia.
Al via Lewis mantiene il comando, mentre Vettel tenta di passare Bottas ritrovandosi chiuso: contatto inevitabile, il finlandese termina in testacoda e la Federazione punisce il ferrarista di 5 secondi.
Con la vettura danneggiata, Seb non può andare oltre il quinto posto e Hamilton restituisce pari pari il favore di due settimane prima tornando avanti di 14 punti (145 a 131). Senza dubbio un errore quello di Vettel in partenza, un errore che costa almeno un paio di posizioni (e relativi 8 punti) al traguardo, eppure non così grave riguardando attentamente la partenza del duo Mercedes.
In Austria accade ancora qualcosa che complica maledettamente la rincorsa rossa. Bottas, particolarmente a suo agio su questo tracciato, ottiene la pole bruciando Hamilton per 19 millesimi mentre Vettel, terzo, si ritrova penalizzato di tre posizioni sulla griglia di partenza per aver ostacolato Carlos Sainz Jr. nel corso della Q2. L’errore in questi frangenti è unicamente del team, non del pilota.
Domenica in gara avviene qualcosa di storico: prima Bottas al 13° giro, poi Hamilton al 62° si ritirano! Per trovare l’occasione precedente, al netto di incidenti, bisogna tornare al gp d’Italia 1955.
Alla fine però è Max Verstappen ad aggiudicarsi la gara in volata resistendo al ritorno veemente del duo Ferrari: Vettel torna in vetta (146 a 145) ma si tratta di un’occasione colossale sprecata, pregiudicata dall’episodio in qualifica.
C’è un altro particolare che colpisce, alla luce dell’impiego di Bottas in Williams: in un mondiale combattuto punto su punto, nel finale la Ferrari non opta per lo switch finale delle posizioni tra Raikkonen (2°) e Vettel (3°). Quel giorno si verifica un altro piccolo evento storico: tutte le sei monoposto motorizzate Ferrari vanno a punti.
A Silverstone, Hamilton-Vettel-Raikkonen si giocano la pole: sono 44 millesimi quelli che Lewis ha di vantaggio su Seb, 98 su Kimi, al termine del Q3. Al via il campione del mondo in carica scatta male venendo superato sia da Vettel sia dal compagno di scuderia, poi, alla staccata di curva 3, viene urtato dall’altra Ferrari, finendo in testacoda e scivolando nelle retrovie: la Federazione commina 10 secondi di penalità a Raikkonen.
La gara è apertissima e vede un autentico trenino negli ultimi giri composto dalle 2 Ferrari e dalle 2 Mercedes con Bottas a guidare il plotone. Vettel rompe gli indugi, al 45° passaggio, e compie un gran sorpasso sul finlandese in staccata alla curva Brooklands, con Bottas che deve poi arrendersi anche al compagno di squadra e a Raikkonen. Hamilton in ogni modo con il secondo posto rimane in scia nel mondiale a -8 (171 a 163).