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La scaramanzia non è mai abbastanza e le premesse di partenza sono differenti essendo ancora in corso la stagione, ma ci sono nomi e coincidenze che sembrano rincorrersi tra le annate 2007 e 2017.
2007: Due clamorosi cambi di casacca inaugurano la stagione: Kimi Raikkonen approda a Maranello mentre Fernando Alonso da oltre un anno ha già firmato per la Mclaren. Al suo fianco, un pilota debuttante che desta scalpore non solo perchè è velocissimo ma anche perchè di fatto è il primo pilota di colore a in Formula Uno: si chiama Lewis Hamilton.
La lotta per il titolo è riservata esclusivamente alla Mclaren e alla Ferrari: le due scuderie si spartiscono tutte le 17 prove in programma.
La stagione 2007 è anche la prima disputata interamente da Robert Kubica. Quasi interamente, perchè in Canada il pilota polacco ha un incidente dal quale esce vivo per miracolo e che lo costringe a saltare la gara successiva, a Indianapolis: la Bmw decide pertanto di far debuttare Sebastian Vettel, all'epoca nemmeno ventenne.
Nella stagione controversa per antonomasia, fioccano episodi e polemiche. Di certo eclatante è l'incidente avvenuto in Giappone tra Mark Webber su Red Bull e lo stesso Vettel - passato nel frattempo alla Toro Rosso -, un contatto apparentemente inspiegabile dal momento che in quella fase di corsa le vetture sono dietro la safety car. Soltanto le riprese amatoriali di un tifoso pubblicate su Youtube faranno realmente luce qualche giorno dopo, mostrando la manovra improvvisa del leader della gara, Hamilton: la classifica finale tuttavia non viene modificata.
Della spy story ormai sanno anche i profani di Formula 1, fatto sta che la Mclaren riesce nell'impresa suicida di perdere entrambi i titoli: la spuntano in Brasile per un solo punto la Ferrari e Kimi Raikkonen. Questo il verdetto della pista, ma la casa di Woking per i fatti di cui sopra era già stata estromessa dal mondiale Costruttori dopo la gara di Monza.
Facciamo un salto in avanti di dieci anni. Il primo particolare che balza all'occhio è ritrovare Fernando Alonso in Mclaren e Kimi Raikkonen in Ferrari. Anche questo mondiale sembra una partita ristretta a due squadre, al netto di situazioni anomale (vedi Baku), Ferrari e stavolta Mercedes. E poi Lewis Hamilton, oggi come allora in lotta per il titolo.
Agli archivi è già stato consegnato l'incidente più controverso della stagione (almeno finora...), quello ormai arcinoto tra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton nel GP di Azerbaigian. Similmente simile a quello in Giappone nel 2007, appunto.
C'è un grande vuoto sulla griglia di partenza ed è quello lasciato da Robert Kubica, eppure proprio poche settimane fa il miracolo si è compiuto: il pilota polacco ha portato a termine con successo la simulazione di un intero week end di gara, piccolo ma concreto passo verso un rientro non più impossibile in Formula 1. Chi di certo non sorriderà pensando a quel passato e a questo presente è la Renault, alle prese oggi come allora con una crisi tecnica nerissima.
Per dirla tutta, ci sono altre suggestioni tra il 2007 e il 2017, questa volta a due ruote. La Ducati vince quello che finora è il suo unico titolo Piloti e Costruttori: Casey Stoner domina fin dalla prima gara, inseguito con alterne sfortune da Valentino Rossi e Daniel Pedrosa.
La categoria 250 - all'epoca non si chiamava ancora Moto2 - è infiammata dalla battaglia tra due centauri che non si stimano più di tanto: Andrea Dovizioso e Jorge Lorenzo, che a fine stagione si laurea nuovamente campione del mondo.
Dopo dieci anni sembra di assistere alla perfetta applicazione della morale del Gattopardo: bisogna cambiare tutto perchè tutto resti come prima. Sembra, perchè è ancora troppo presto per fare calcoli. Comunque vada, questo presente un regalo ce lo sta già facendo: ha fermato il tempo.
Francesco Tassi