F.1, GP Cina 2019, in viaggio con sorpresa

F.1, GP Cina 2019, in viaggio con sorpresa
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Continua il racconto del nostro inviato sui campi di gara dell F.1. Stavolta cosà sarà successo?
13 aprile 2019

Solita sveglia all'alba, almeno secondo il fuso orario. La nottata fra venerdì e sabato è stata un po' agitata per i colleghi dei quotidiani. Con 6 ore di fuso orario, qualcuno si è sentito chiedere il pezzo e gli approfondimenti alle 18 ora locale, le 12 in Italia, quando ci sarebbe stato il tempo per fare le cose per bene. Qualcuno ha dovuto mollare la cena (panino con hamburger, sai che roba) e tornare in camera a scrivere. Anche perché la storia degli alettoni Mercedes e Red Bull da sostituire perché non regolari, le centraline della Ferrari da sostituire perché non si sa, fatto sta che è una ridda di voci incontrollate. Per cui si deve approfondire. Chi invece rimane al ristorante, scopre che il buffet è pronto, il panino con hamburger arriva dopo 1 ora e 22 minuti, quasi freddo e a fame passata. Con queste premesse e qualcuno che di notte ha ricevuto la chiamata del giornale, si riparte. E qui si scopre l'organizzazione cinese. Tutti a bordo dei piccoli van, stipati fino all'inverosimile. Poi tutti giù perché il bus che parte prima è l'altro, quindi trasbordo. Contrordine, ci siamo sbagliati, giù tutti e su ancora sul vecchio fino a quando si parte. In autodromo il parcheggi dedicato è vuoto. C'è solo un tavolino con quattro addetti che mangiano (lo fanno 24 ore di fila...) qualcuno fa il ruttino, un altro parla a bocca piena e sputacchia in giro, un altro ancora vuole bere da un contenitore di vetro dove noi teniamo i sottaceti, e fra una discussione animata fra loro, si decide su quale bus salire per andare nel paddock. Nel frattempo un giornalista inglese che parla cinese, chiede che fine ha fatto il suo termos, perso il giorno prima. Miracolo, lo trovano ancora intero e lo rendono al proprietario.
 

La Cina non è vicina

Si gira nel paddock fra raffiche di vento freddo, ci si guarda in faccia e ci si chiede perché siamo finiti qua. Si risponde che la gara numero 1000 è la giustificazione, fatto sta che facendo la conta, si vedono molti giornalisti inglesi, pochi francesi e meno italiani. Anzi, la nostra pattuglia è la meno numerosa. Alcuni, come Vanzini di Sky, hanno preferito restare a casa come Villeneuve, il resto della truppa è in pista regolarmente. La Stampa ha un inviato, così come la Gazzetta dello Sport, con un collaboratore tecnico, la Repubblica ha una inviata, il Corriere della Sera no. Non parliamo poi degli altri sportivi. Una volta gli italiani erano i più numerosi, ora siamo specie protetta dal WWF in via di estinzione. In compenso impazzano i web, con articoli, interviste ed esclusive, ma di inviati in giro manco l'ombra.  A parte una ragazza di Milano che si è sobbarcata il sacrificio personale pur di esserci.
 

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I militari a controllo della stampa

Dal paddock si prende l'ascensore e si sale al nono piano dove è ubicata la sala stampa, proprio nella grande ala che congiunge il paddock con la tribuna centrale. La cosa che fa impressione sono i militari di guardia. Impettiti, guardano il muro con sguardo assente e le mani irrigidite lungo i fianchi. Se provi a entrare e non mostri il pass, ti bloccano come automi. Entri, trovi le 4 ragazze al desk che giocano coi cellulari e un altro militare ti indica il posto dove far passare il pass e sentire il beeep di autorizzazione. Un altro automa, fanno impressione, anche perché ne trovi un altro all'ingresso del bagno degli uomini che ti guarda male mentre entri e poi controlla quando esci... Il terrore che venga a controllare mentre fai pipì è molto forte. In compenso il bar e i cuochi che preparano per i giornalisti sono tutti simpatici e affabili. Anzi, parlano pure italiano quando ti fanno il cappuccino e preparano gli gnocchi al ragù...

Albon, che botto e che paura!

Partono le prove libere e tutto scorre tranquillo. Fino a quando si ode un botto spaventoso. Il tempo di affacciarsi dal lato pista e si vede il relitto della Toro Rosso di Albon distrutta, la vista dall'alto è impressionante come lo è stato il rumore della macchina contro le barriere. Aspettiamo l'arrivo dei medici, invece no. Perdono tempo, si guardano in faccia e solo dopo un po' arrivano gli spazzini a togliere dei detriti mentre Albon cerca di uscire da solo dalla vettura. Paura passata ma il rumore è davvero impressionante. Un conto è la TV un altro assistervi dal vero. 
 

Il gioco delle coppie in qualifica

Partono le qualifiche dopo la pausa pranzo, alla fine si resta delusi per il povero Giovinazzi che ha problemi al kers e non fa nemmeno un giro. In pista alla fine sono due Mercedes, due Ferrari, due Red Bull, due Renault, due Haas etc etc. Insomma, non è il pilota a fare la differenza ma la macchina. Su questa pista è evidente come la differenza di prestazioni ridotta al minimo. Fra Bottas ed Hamilton ci sono 23 millesimi di secondo. Fra Vettel e Leclerc sono 17 millesimi, Verstappen suona Gasly che si becca mezzo secondo però Ricciardo è davanti a Hulkenberg di 4 millesimi. Sono distacchi talmente infinitesimali che fanno capire molto della F.1 attuale e del valore dei piloti. Infatti la Ferrari è dietro la Mercedes di 3 decimi, la Red Bull di mezzo secondo, la Renault di un secondo e 4 decimi. In quelle condizioni non vai da nessuna parte senza la vettura. E' questo da considerare.
 

Vettel senza casco celebrativo

Per la gara Sebastian Vettel aveva pensato a un casco celebrativo, come aveva fatto Grosjean, Ricciardo (che ha copiato i colori di Jack Brabham) ma chi ha verniciato il casco per Sebastian lo ha fatto un modo tale che al pilota della Ferrari non è piaciuto e lo ha rimandato indietro, preferendo usare il suo solito. Insomma, da qualche parte ci sarà un casco celebrativo mai usato che sul mercato potrebbe valere più dei caschi effettivamente usati. La caccia è aperta, così come è aperta al fidanzato di una addetta stampa che pare goda dei favori al punto tale da aver trovato lavoro. Chi saranno i due fortunati? Ah saperlo...
 

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