E' Las Vegas che ha bisogno della F1 o è la F1 che ha bisogno di Las Vegas?

E' Las Vegas che ha bisogno della F1 o è la F1 che ha bisogno di Las Vegas?
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Il Gran Premio di Formula 1 di Las Vegas: tanto spettacolare quanto controverso. Scopriamo i retroscena della gara del Nevada
17 novembre 2023

Il grande show di Las Vegas e F.1 è cominciato e non poteva che essere da primato. Dieci minuti di sessione, due auto distrutte (Ferrari e Alpine) una terza danneggiata (Aston Martin) e tutti ai box in attesa di riparazione dei tombini protagonisti di questa prima fase. Un tombino che salta non è una novità in F.1. E’ successo anche in circuiti permanenti (chiedere ad Haas in Malesia, per esempio) o a Baku. Capita, perché le sollecitazioni delle monoposto sono tali da sconvolgere i parametri soliti con cui vengono posizionati i tombini sulle strade. In Malesia furono le grigliette di scolo dell’acqua a cedere, a Baku un tombino e lo stesso dicasi di altri casi.

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Non è questo il solo problema di Las Vegas, una gara fortemente voluta da Liberty Media, che si è accollata i costi di organizzazione dell’evento, stimati in 800 milioni di dollari, di cui 400 solo per la parte paddock e intrattenimento, con un ritorno annuale di 1,7 miliardi di dollari secondo quanto detto dal presidente Greg Maffei ma di cui non si è visto un solo documento valido per certificare questi dati. Tutto dovrebbe essere ammortizzato nei 10 anni previsti dal progetto. Al di là della domanda che si sono posti tutti, ovvero se è Las Vegas che ha bisogno della F.1 o è la F.1 che ha bisogno di Las Vegas, va da sé che l’organizzazione made in USA di questo evento fa capire cosa intende Liberty Media su show e sport, tanto che le critiche dei piloti sono arrivate dai vertici della classifica. Le parole di Verstappen e quelle di Hamilton, i due più vincenti del momento, sono state chiare e nette. Si sono poi aggiunti i mugugni di Sainz “Troppi eventi collaterali, non riusciamo a respirare” o le prese di posizione di Mercedes che per le conferenze stampa della vigilia hanno fatto capire che si è esagerato: “Russell farà tutto tramite zoom in quanto vogliamo evitare al nostro pilota il ping pong avanti e indietro dal paddock all’hotel” e via di questo passo.

Abbiamo raccolto alcune testimonianze di chi è a Las Vegas per lavoro e lo scenario che ne emerge è chiaro: la popolazione locale, fatta perlopiù da poco abbienti che lavorano negli hotel e nei servizi o che cercano il colpo di fortuna in uno dei casinò locali, è contraria alla F.1 per i disagi che ha portato: strade chiuse, traffico imbottigliato e impazzito, impossibile accedere a certi casinò e via di questo passo: “Ci odiano – ci ha riferito un testimone – ci urlano dietro di tutto, dal più tenero andate a casa agli insulti, il fuck of è all’ordine del giorno”. E ancora: “Ci sputano nei piatti al ristorante, ci fanno capire che siamo un intralcio alla loro vita quotidiana”. E le aggressioni verbali hanno coinvolto anche personale dei team, senza risparmiare le ragazze che lavorano in F.1. Sappiamo quali squadre sono state insultate e inseguite ma ci hanno chiesto di non fare i nomi, dicono che tutti faranno un report di protesta a Liberty Media, con quali risultati non si sa… “Una bistecchina e una birra media, niente contorno, un conto di circa 110 euro, una follia” ci dice un altro. E pensare che ristoranti e hotel di solito sono a basso prezzo a Las Vegas, perché la maggior parte dei soldi devono essere spesi nelle sale gioco. O nei locali che offrono ragazze a prezzi scontati, non ultima la promozione per i piloti di F.1 che volessero usufruirne gratuitamente in occasione del GP. “In camera ho trovato il kit completo – ci dice un altro mostrandoci il contenuto – ecco qua: due preservativi premium, un vibratore multi velocità, lubrificante, salviette rinfrescanti e pacchetto regalo per la signorina. Prezzo della prestazione, offerta GP da 200 dollari per due ore invece che una solita…una tristezza unica”

Il punto peggiore, però, è quello tipico made in USA per cui se un lavoratore americano può svolgere una mansione, deve essere privilegiato al posto degli stranieri. E così arriva un’altra testimonianza da chi opera sul posto: “Hanno mandato indietro metà di alcuni staff del catering e del paddock club e security perché li hanno voluti sostituire con manodopera locale. I sindacati USA hanno imposto le loro regole e fanno mandare via chi può essere sostituito da personale americano, come se questi sapessero muoversi con disinvoltura in un paddock e conoscessero le regole della F.1, va avanti così speriamo non pretendano di sostituire pure Verstappen e gli altri piloti perché non sono made in USA…”.

Altro capitolo i prezzi: i biglietti top sono tutti esauriti da tempo, mentre gli altri hanno subito una svalutazione pesante. I biglietti del giovedì erano in vendita a 385 dollari il 10 agosto, il prezzo corrente adesso è 162 dollari con una svalutazione del 58 per cento; il venerdì è passato da 825 dollari a 312 con una svalutazione del 62 per cento mentre il sabato da 1645 a 1087 con un meno 34 per cento; gli hotel hanno abbassato i prezzi in media del 58 per cento. Il menù paddock club, invece, è rimasto a 27 mila dollari e comprende 3 antipasti a scelta, 4 primi a scelta e 5 tipi di dolce, il tutto fornito al solito dalla DO&CO, la società che da anni fornisce il paddock club in giro per il mondo, ma a prezzi decisamente diversi (Imola o Monza siamo sui 5 mila tanto per fare un confronto).

Ecco che un tombino che salta, la sessione che viene annullata e la seconda spostata di un’ora e mezza, costringendo i piloti e il personale a lavorare fino all’alba per poi tornare in pista nel pomeriggio, alla faccia della sicurezza, sono solo un aspetto di una F.1 che sta prendendo una piega diversa da quella che tutti hanno conosciuto. In un calendario con troppe gare, ci mancava questa situazione che però segna un punto netto di rottura per tutto il circus: se passa una situazione del genere, in futuro passerà di tutto. Per cui diventerà un momento importante per porre un limite. Infine il caso Sainz: auto distrutta per colpa dell’organizzazione, richiesta di non subire penalità e il comunicato della FIA che dice vorrebbero fare una deroga ma le regole lo impediscono. Ecco, fra Liberty Media e FIA, se volevano far perdere la faccia alla F.1 e alla sua storia, ci sono riusciti in un colpo solo.

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