Daniel Ricciardo: “Non ho paura della vita dopo la F1. Ma sarei triste se questa fosse la mia ultima stagione"

Daniel Ricciardo: “Non ho paura della vita dopo la F1. Ma sarei triste se questa fosse la mia ultima stagione"
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La vita oltre la Formula 1, i momenti più difficili della sua carriera, il modo in cui affronta un futuro incerto, la sua italianità: Daniel Ricciardo si racconta in un'intervista esclusiva rilasciata ad Automoto.it
11 settembre 2024

È stato decisamente frustrante, visto che avevo già passato i primi sei mesi dell’anno fuori dalla Formula 1 prima di avere l’opportunità di tornare in pista”. Daniel Ricciardo sorride anche quando non vuole farlo, con quegli occhi che parlano più di quanto non faccia lui. C’è una tale vitalità nel suo sguardo da rendere quasi impossibile immaginare che la sua natura solare possa essere minata dalle difficoltà. Ma pensare a lui come il mero protagonista di irresistibili intermezzi comici vorrebbe dire togliere tridimensionalità a un pilota che a 35 anni ha un vissuto intricato, come è inevitabile che sia per chi ha la fortuna di vivere un'esistenza densa. 

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Dietro la splendida facciata di una persona capace di mettere a proprio agio il suo interlocutore con la sua disposizione d’animo, si nasconde un uomo riflessivo. Lo capiamo quando, nell’hospitality della RB a Monza, ci racconta dell’incidente a Zandvoort nel 2023, e delle sue conseguenze. “Sapevo che avevo bisogno di tempo per recuperare, e mi sentivo al massimo della forma fisica. Perderla piano piano restando in ospedale o riuscendo a fare ben poco a casa è stato difficile da digerire. Però, pur essendo stato un periodo frustrante, non credo abbia cambiato le cose più di tanto a lungo termine. È solo che in quei mesi mi sono sentito quasi senza speranza”.

Ma Ricciardo si è mai percepito solo, inerme nella sua carriera? “Non direi – riflette - ho sempre avuto persone al mio fianco, anche se magari non all’interno della scuderia. Gli amici, la famiglia, i miei genitori. C’è sempre stato qualcuno a supportarmi, e di questo sono molto grato. Ma durante l’ultimo anno in McLaren ci furono dei momenti in cui dal punto di vista della performance mi sentivo perso. Pensavo che non avrei potuto fare più di così, ma ero più lento di quanto non fossi mai stato. Mi chiedevo cos’altro avrei potuto cambiare, ma non trovavo delle soluzioni”.

Alessandro Martellotta

È questo il momento più buio di una lunga carriera, in cui né Ricciardo né lo stesso Circus sono rimasti gli stessi. “La F1 è molto più popolare di un tempo, c’è maggior interesse e il paddock è pieno di gente. Come piloti siamo più riconosciuti. Ma sono cambiato anche io. Più passi del tempo in questo ambiente, più ti senti a tuo agio. Non penso di essere una persona molto diversa, ma con l’aumento della popolarità dello sport e l’agenda che diventa sempre più fitta, sono diventato più bravo a dire no ad alcune cose e ad assicurarmi di essere preparato al meglio. Vale anche per il rapporto con i fan: non posso accontentare tutti, bisogna dare la priorità al riposo, o alla preparazione per la gara”.

Nonostante il suo debutto nel 2011 con la HRT sia ormai lontanissimo nel tempo, Ricciardo nella sua essenza resta “lo stesso di sempre”, a cominciare da un rapporto speciale con un paese, l’Italia, in cui affondano le sue radici. Ma in cosa si sente italiano Ricciardo? “Credo che l’aspetto più italiano nel mio DNA sia la convivialità a tavola, il piacere di mangiare tutti insieme, senza che qualcuno sia distratto dalla TV o dal cellulare. Se stiamo gustando un pasto che ha cucinato mia madre, mettendoci tanto impegno, allora è il momento giusto per parlare tra di noi e stare insieme. Il cibo è qualcosa che ci unisce”.

Viene naturale chiedersi come, a tavola con la sua famiglia, Ricciardo giudicherebbe la sua stagione in corso. “Mi darei 6 su 10. Sono molto contento dei momenti migliori, ma non della mia incostanza di rendimento. Uscire alla Q1, ad esempio, per me non è accettabile. A Zandvoort ero molto deluso di non essere riuscito a fare di meglio sabato. Ci sono delle circostanze in cui ho una certa frustrazione nei miei confronti. Ma quando riesco a fare le cose nel modo giusto, sento di poter ancora offrire prestazioni di massimo livello. È questo che mi motiva, so di dover trovare questi spunti ogni weekend per essere un pilota di punta. E le mie migliori performance mi aiutano ad avere fiducia in me stesso”.

Ma non c’è solo la F1, nella vita di Ricciardo. Daniel sembra attratto anche dal mondo dello spettacolo, ambiente in cui sta muovendo i primi passi come produttore esecutivo di una serie sul Circus. Che ci possa essere un avvenire per lui in questo ambito? “Potrebbe darsi. Non ti dico che potrei essere un attore, perché non lo sono. Ma in futuro potrebbero esserci delle opportunità divertenti. Penso che la posizione in cui siamo ci dia delle chance che non avremmo avuto se non ci fossimo mai mossi da casa. Per questo mi piace accettare alcune di queste proposte”.

“Dopotutto è un modo per uscire dalla mia zona di comfort in un modo diverso dal solito, di mettermi alla prova. So che ci sarà una vita fuori dalla F1 un giorno, e sono convinto di non voler vivere la mia intera esistenza in questo ambiente. Quindi c’è un’ottima possibilità che mi guardi intorno”. Ma Ricciardo correrebbe in Formula 1 a quarant’anni, come Fernando Alonso? “Non è facile dirlo. A 26 anni pensavo che a 32 avrei appeso il casco al chiodo, e sono ancora qui. È complesso farsi un’idea per quanto riguarda l’aspetto prettamente legato alle corse. Ma poi mi chiedo, vorrò ancora fare parte di questo ambiente, del paddock? Forse resterò comunque nel giro, ma non mi vedrei presente a tutte le gare se non fossi un pilota. Magari è per questo che voglio mettermi alla prova in altri ambiti”.

Il futuro di Daniel, in questo momento, è ancora tutto da scrivere, e la sua permanenza in F1 non è scontata. Quanto è difficile fare i conti con questa incertezza? “Ora è più semplice, perché ho sperimentato la vita fuori dalla F1 lo scorso anno. Quando ho avuto un'altra chance, l’ho vissuta in modo molto diverso, come se fosse un bonus. Dopo il 2022, pensavo che forse non avrei mai corso di nuovo in F1, quindi è una seconda occasione. Mi toglie della pressione, ma questo non vuol dire che non mi importi meno di prima. So come stanno le cose, però: devo dimostrare il mio valore attraverso i risultati. Se fosse così, resterei, altrimenti no. È bianco o nero, ed è più semplice per me da accettare. So che è tutto nelle mie mani, letteralmente”.

“Non ho paura della vita dopo la F1. Credo che troverò ancora tanta felicità sulla mia strada. Ma il mio spirito di competizione è tale che sarei triste se questo fosse il mio ultimo anno. Ho ancora il fuoco dentro di me”. È proprio questo ardore, che Daniel ridendo definisce "un eccesso di testosterone", che rinnova la sua ambizione in uno sport in cui, un tempo ormai lontano, sembrava una stella in ascesa verticale. Ricciardo dietro al suo splendido sorriso nasconde la determinazione a ritornare a quei livelli. E finché ne avrà anche solo una remota possibilità, la sua esistenza da vivere lontano dalla Formula 1 dovrà aspettare. 

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