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Adesso fa il telecronista, la solita camminata, il pizzetto grigio, ma nei box continua ad essere il figlio di Graham e questo nonostante un titolo mondiale di F.1. La strana storia di Damon Hill è riassunta in un libro che uscì qualche anno fa in Inghilterra: “From zero to hero”, ovvero da zero a eroe.
Nel '93 Prost vinse il Mondiale e si ritirò. Senna arrivò alla Williams e gli assegnarono il numero 2, l’1 del campione del mondo non si poteva dare e così per Hill, ex collaudatore del team, fu usato il numero 0. Raro, ma questa è la verità. Il figlio del grande Graham in F.1 era conosciuto come “il comandante zero” per via del numero di gara che la federazione gli aveva assegnato sulla sua Williams. Quando poi nel 1996 vinse il primo, e unico Titolo Mondiale, il gioco di parole da zero a eroe era diventato un modo per ripercorrere, in una frase, la carriera di Damon Hill. Infatti il debutto e gli inizi non furono per niente brillanti. Con la Brabham nel 1992 mancò alcune qualificazioni e anzi era più lento anche della compagna di squadra, l’italiana Giovanna Amati.
Ma Damon aveva in serbo delle qualità nascoste e quando la Williams nel 1993 lo affiancò ad Alain Prost, cominciò il processo di apprendimento culminato poi nel Mondiale del 1996. La sua lotta con Schumacher, in quell’anno, fu abbastanza ridotta perché la Ferrari non era competitiva come la Williams anche se Schumacher riuscì a vincere tre GP con una monoposto che era lontana da quella inglese. I duelli fra i due, però, risalivano alla stagione '94, quando Hill contrastò Schumacher fino all’ultima gara del Mondiale.
In Australia, in un tentativo di sorpasso, le monoposto dei due piloti si toccano, Schumacher vola e finisce contro il muretto, Hill torna ai box con una sospensione piegata e il Mondiale va al tedesco con la Benetton. Questo episodio ha praticamente segnato i rapporti fra i due e quando nel GP del Belgio del 1995 Schumacher si ripeterà con una serie di manovre ostruzionistiche nei confronti di Hill, appare chiaro che fra i due non scorra buon sangue. «Di sicuro Michael Schumacher ha lasciato un segno indelebile nella storia della F.1, la maggior parte sulla mia carrozzeria» disse con humor britannico Damon.
Quando nel 1996 Schumacher approda alla Ferrari, Hill ha in casa il rivale più pericoloso, Jacques Villeneuve. Ma nonostante questo scomodo compagno di viaggio, alla fine i conti si devono fare sempre con Schumacher. Nella stagione '96 i due si incontreranno sul podio in alcune gare. A Imola vince Hill e Schumacher porta la Ferrari al secondo posto, in Spagna sotto una pioggia battente Michael umilia Hill che si ritira, in Belgio Schumacher vince davanti a Villeneuve e Hill non va oltre il quinto posto. Per ritrovarsi ancora vicini bisogna aspettare fine stagione a Suzuka, gara decisiva per l’assegnazione del Titolo iridato.
Hill vince la gara e Schumacher arriva secondo, ma l’eroe della giornata è Jacques Villeneuve che esce di pista dopo un pit stop in cui i meccanici non hanno montato bene la gomma. In quella stagione '96 Hill è Campione del Mondo con otto vittorie e due secondi posti oltre a vari piazzamenti. Schumacher concluderà terzo con 59 punti contro gli 87 di Hill, ma la stella di Michael deve ancora accendersi in tutto il suo splendore, quella di Damon Hill ha cominciato il tramonto. Dopo uno sprazzo con l’Arrows nel GP Ungheria del '97, perso all’ultimo giro per un problema al cambio, nel '98 ci sarà l’ultima vittoria in F.1, al volante della Jordan nel GP del Belgio.
Smesso con la F.1 Damon Hill si è dedicato alla musica, proprio come ha fatto Jacques Villeneuve. Hill girava il mondo con il suo gruppo rock, The Conrods, suonando e cantando la storia delle corse mondiali. Con lui sul palco a volte Eddie Jordan e Johnny Herbert. Altri due “suonati” come lui.
Ma a vederlo oggi, nel paddock, con la gente che lo guarda ma non lo insegue come accade con tanti altri ex campioni del mondo di F.1, ci si chiede se tanta gloria fu davvero meritata. Il padre, Graham, altra pasta, altro stile, altro humor. Lui, Damon, un onesto lavoratore del volante.
E pensare che voleva diventare Campione del Mondo delle moto, invece ha vinto in F.1 ma sembra che se lo siano scordati tutti.