Cosa sarebbe la Formula 1 senza piste in via di estinzione come Spa-Francorchamps?

Cosa sarebbe la Formula 1 senza piste in via di estinzione come Spa-Francorchamps?
Pubblicità
Cosa sarebbe della Formula 1 se piste storiche dal carattere distintivo come Spa dovessero uscire definitivamente dal calendario? Non possiamo fare a meno di chiedercelo, dopo la notizia del rinnovo con alternanza del GP del Belgio
9 gennaio 2025

Le Ardenne sono un luogo decisamente inospitale. Schiaffeggiate dal vento e dalle intemperie, sembrano non conoscere il tepore dell’estate. Nascosta tra le nebbie basse che spesso fagocitano l’orizzonte, però, c’è una perla rara per gli appassionati di motorsport, la pista di Spa-Francorchamps. Negli ultimi anni il Circus della Formula 1 vi è approdato subito dopo l’Ungheria, con una poderosa escursione termica che nell’arco di poche ore catapulta da un estremo all’altro del meteo estivo in Europa.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Che si atterri a Zaventem o a Charleroi, poco importa. Serve comunque avventurarsi per almeno un’ora e mezza portandosi verso il confine con la Germania per poter andare in pellegrinaggio all’Università del motorsport. Ci si arriva a pochi giorni dalla pausa estiva, con alle spalle una serie serrata di trasferte, in un ambiente umido, fangoso, respingente. Ma poi ecco uno scorcio da brivido: l’Eau Rouge-Raidillon. Basta intravederla arrivando in pista per sentire una morsa allo stomaco e sapere di essere al cospetto della storia.

Affrontando a piedi – o correndo, per i più allenati – la salita che conduce a una delle sezioni più famose dell’intero mondiale non si può fare a meno di notare come Spa sia una pista dal carattere assolutamente distintivo, che non è venuto meno nemmeno a fronte di alcuni correttivi. Resta un tracciato sfidante e in certi frangenti ancora pericoloso, vista la potenziale mancanza di visibilità in certe circostanze. A Spa si percepisce chiaramente che motorsport is dangerous, un assunto che in altre circostanze rimane impalpabile sullo sfondo.

Dopotutto, persino i giornalisti devono fornire un contatto di emergenza nel caso succeda qualcosa. Ma soltamente resta tutto nell’ambito dell’improbabilità. Spa, però, porta con sé recenti ricordi molto dolorosi. Nel 2019 Anthoine Hubert perse la vita proprio in Belgio, e la sua assenza si fa sentire molto più di tante presenze nel corso di un weekend di gara malinconico soprattutto per chi lo conosceva bene, come il suo fraterno amico Pierre Gasly. È inevitabile che una storia di lunghissimo corso come quella di Spa-Francorchamps sia intrisa non solo di tragedie, ma anche di imprese memorabili. In Belgio Michael Schumacher vinse sei volte, Ayrton Senna e Lewis Hamilton cinque, Jim Clark quattro.

Il carattere storico – anzi, diremmo leggendario – di una pista come Spa non basta però per trovare una collocazione in pianta stabile nel calendario. Il tracciato del Gran Premio del Belgio ha infatti sì siglato un accordo fino al 2031, ma è prevista un’alternanza che vedrà Spa in panchina nel 2028 e nel 2030. Si dividerà la ribalta con altri tracciati europei, come Barcellona e Imola, che vista la permanenza fissa di Monza sembra destinata a un destino a intermittenza. È l’inevitabile conseguenza di un calendario che per ora non può superare le 25 gare, nel bel mezzo di una bolla speculativa su cui si fa inevitabilmente cassa.

Con tanti interessati a occupare un posto in calendario, a farne le spese sono giocoforza le gare europee, visto il carattere sempre più globale di uno sport che è prima di tutto un business, e si orienta lontano dal cuore del tifo e dell’interesse, verso mete lucrative. Ma nella stessa Europa c’è una concorrenza serrata. È inevitabile ipotizzare che con l’arrivo di Audi in Formula 1 si possa rivedere una gara in Germania. E pure la Francia potrebbe tornare in auge dopo la breve parentesi al Paul Ricard di qualche anno fa.

Pensare a un calendario senza Spa fa male agli appassionati di lungo corso della Formula 1, ma l’alternanza è il male minore. Basti pensare al destino ormai segnato di Zandvoort, che dopo il 2026 lascerà il calendario, nonostante l’Olanda vanti il protagonista assoluto di questa era della F1, Max Verstappen. È un parziale sospiro di sollievo, nella speranza che la Formula 1 non snaturi del tutto il suo DNA, allontanandosi definitivamente dalla sua storia.

Per sopravvivere, la F1 deve necessariamente evolversi, e negli ultimi anni lo ha fatto, guadagnando in popolarità e raggiungendo fan di target demografici che prima non catturava. Ma storiche piste con carattere restano fondamentali affinché la Formula 1 non perda la parte più genuina del suo DNA, quella che ammalia non solo gli appassionati di vecchia data, ma anche chi ha cominciato a seguirla di recente, magari per vie traverse. Perché vedere i piloti affrontare l’Eau Rouge-Raidillon tra le intemperie delle inospitali Ardenne è uno spettacolo a cui vale la pena di assistere.

Pubblicità