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La morte di Tony Brooks, scomparso a 90 anni, segna la fine definitiva di un'era della Formula 1. Brooks era infatti l'ultimo vincitore di un GP negli anni Cinquanta in vita. Si conclude con lui un capitolo ruggente della storia del Circus, in cui la morte era una presenza ingombrante sullo sfondo dell'alba di una categoria che ancora oggi si fregia di essere la vetta del motorsport. Vincitore di sei Gran Premi in carriera, Brooks arrivò a sfiorare il titolo mondiale con la Ferrari nel 1959.
Brooks fu catapultato dai libri - studiava per diventare dentista - alla F1 a 24 anni, grazie alla vittoria nel GP di Syracuse, non valido per il campionato. Nel 1956, alla prima stagione con la BRM, rischiò di morire, sbalzato dalla sua vettura con l'acceleratore bloccato. Se la cavò con la rottura della mandibola. Nel 1957, si procurò delle ustioni alla 24 di Le Mans, e dovette lasciare la sua Vanwall per il GP di Gran Bretagna al compagno di squadra, Stirling Moss, uno dei maggiori interpreti di quell'era, che vinse la corsa.
Nel 1958, Brooks vinse tutte le gare che riuscì a portare a termine: Spa, Nürburgring e Monza, circuiti sfidanti. Concluse il mondiale in terza posizione, alle spalle di Mike Hawthorn, iridato con la Ferrari, e di Moss, ma sarebbe stato un campione meritevole. Lo sapeva bene anche Enzo Ferrari, che lo scelse come pilota per il 1959. Con la Rossa Brooks arrivò vicinissimo al titolo, vinto da Jack Brabham. Colpito dalla morte di tanti rivali, decise di appendere il casco al chiodo nel 1961, a soli 29 anni. Ma quello che aveva ottenuto era sufficiente per ritargliarsi un posto nella storia.