Commissari F1 contestati come arbitri di calcio? Risponde Emanuele Pirro

Commissari F1 contestati come arbitri di calcio? Risponde Emanuele Pirro
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Gli arbitri della F1, ovvero i commissari, sempre più spesso sono contestati per le decisioni prese contro questo o quel pilota. Emanuele Pirro, campionissimo di F.1 e plurivincitore a Le Mans, cerca di fare chiarezza | <i>P. Ciccarone, Spa</i>
21 agosto 2014

Spa- Francochamps - L’arbitro? Nel calcio è spesso cornuto e non capisce nulla. Quando va bene è un venduto. Questi concetti, un poco alla volta, hanno cominciato a circolare anche in F.1, dove gli arbitri, ovvero i commissari sportivi, spesso sono contestati per le decisioni prese contro questo o quel pilota. Emanuele Pirro, campionissimo di F.1 ma soprattutto plurivincitore alla 24 ore di Le Mans, è uno dei piloti che si alternano nella commissione giudici e quindi ha le idee chiare su quali principi applicare le sanzioni.

 

A volte difficili da capire, altre immediate, ma sempre contestate per un motivo o per l’altro. Pirro non vuole fare di tutta un’erba un fascio e su certi argomenti non vuole commentare, ma la sua esperienza è utile per capire il perché di certe decisioni.

 

Come fate a prendere decisioni disciplinari nei confronti di questo o quel pilota?

«Prima di decidere – dice Emanuele – si guardano tutte le immagini a disposizione. Non ci sono solo quelle mandate in onda dalla TV ma anche quelle a circuito chiuso dell’autodromo, poi la telemetria, le conversazioni radio, i rapporti dei commissari di pista. Sono tantissimi dati che dovrebbero portare a una decisione il più equa possibile. A volte ci si riesce, altre no, ma sono sempre prese nella massima buona fede e con l’esperienza che ognuno pone nel giudicare certi episodi».

 
incidente massa germania 2014 3
Valutare un incidente in F1 non è un compito per niente banale. Per questo c'è un'intera commissione adibita a questo compito

 

Felipe Massa diceva che i giovani piloti sono spesso coinvolti in incidenti e andrebbero puniti maggiormente

«A parte che siamo stati tutti giovani e tutti abbiamo commesso errori, ci sono cose che un pilota capisce al volo, senza doverle spiegare e un appassionato, a casa davanti alla TV, non percepisce. Faccio un esempio banale: vi ricordate i sorpassi di Webber ad Alonso all’Eau Rouge a Spa oppure i duelli di Alonso con Vettel e Ricciardo nelle ultime gare? O ancora Hamilton e Rosberg? Ecco, in quei casi tenti delle manovre al limite o il limite lo sposti ancora più in là di dove pensavi che fosse. Quando fai una manovra del genere tu prendi la tua vita e la metti nelle mani dell’altro pilota. Perché basta uno scarto minimo, una indecisione, lo spaventarsi perché vedi l’avversario in un punto dove non te lo aspettavi, e in quel frangente scatta il disastro».

 

«Basta una variazione minima, di pochi centimetri, e ci si tocca con conseguenze inimmaginabili. Un pilota esperto, un campione, sa aspettarsi queste manovre e sa reagire di conseguenza. Se Webber mise le ruote fra l’erba e la Ferrari di Alonso in un punto impossibile è perché sapeva che Alonso non avrebbe fatto una piega, avrebbe rispettato la manovra e il sorpasso ci fu senza conseguenze. I due si conoscevano, sapevano fino a che punto sfidarsi e cosa aspettarsi in caso di imprevisti. I piloti più giovani devono farsi esperienza, tentano magari manovre con altri piloti, ma non sanno come reagiscono, e da qui gli incidenti. Stanno, come si dice, prendendo le misure uno dell’altro».

 

Diceva Senna che quando aveva alle spalle Mansell, non sapeva mai cosa stesse accadendo, sapeva solo che prima o poi sarebbe passato anche se non sapeva come

Era quello che piloti come Clay Regazzoni o Merzario o Ghinzani e Alboreto definivano come “presentare il biglietto da visita”

«Infatti, se uno sa che tu passi a prescindere e che lo fai nel modo più duro, quello davanti sa cosa aspettarsi. Le prime volte può finire male, le altre ognuno dei due sa cosa aspettarsi e cosa succede. Diceva Senna che quando aveva alle spalle Mansell, non sapeva mai cosa stesse accadendo, sapeva solo che prima o poi sarebbe passato anche se non sapeva come. E a volte fra i due si sono presi a ruotate, ma poi nel '91 in Spagna ci fu uno dei sorpassi più belli della storia della F.1 con i due affiancati per un chilometri a due centimetri… Ecco, fra piloti queste cose si sanno, si capiscono da sguardi atteggiamenti, manovre, ma la gente a casa non le capisce anche se si tratta di esperti».

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Non sempre da casa risulta facile comprendere le ragioni che hanno spinto i commissari a prendere una determinata decisione

 

Ma i piloti contestano che non ci sono mai uniformità di giudizi fra i commissari, andrebbero unificati «Credo di capire e sarei anche d’accordo con una commissione unica per tutto il campionato, anche sbagliando lo sbaglio sarebbe sempre fatto con gli stessi criteri e quindi i piloti in corsa saprebbero bene cosa aspettarsi…».

 

Secondo Pirro perché alcuni piloti finiscono sempre in mezzo agli incidenti?

«Difficile dirlo, analizzando i vari filmati abbiamo visto che ci sono piloti, che dal punto di vista formale non fanno nulla di sbagliato, ma si trovano sempre là dove non dovrebbero esserci. Ci sono piloti che riescono a creare problemi agli avversari e a venirne fuori, a fare sorpassi duri e spettacolari e altri che invece sono sempre in mezzo al mucchio, pur, ripeto, rispettando tutte le norme, non facendo nulla di sbagliato tranne il fatto che poi pagano loro le conseguenze…»

 

Non facciamo nomi, ma analizzando la casistica si vedono alcuni, anche con anni di esperienza, che fra toccate al via, tamponate e altro, finiscono sempre dentro pur magari non avendo la colpa totale

«In quel caso, regolamento alla mano, cerchi il “colpevole” ma si tratta di cose minime, differenze sottili e non sempre la gente apprezza o capisce il perché di certe decisioni che, ripeto, non sono mai di una sola persona ma del collegio che poi riferisce a chi di dovere le proprie conclusioni».

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