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Non sarà un campionato rivoluzionario come quello che ci siamo appena lasciati alle spalle, ma anche la stagione 2023 di Formula 1 presenterà alcune novità destinate a cambiare le carte in tavola. Ecco le cinque cose da tenere d'occhio in vista del prossimo mondiale.
L'ultima mossa di mercato in ordine di tempo di Fernando Alonso sarà quella buona? Viene spontaneo chiederselo, vedendolo ritirare sorridente le chiavi della sua Aston Martin aziendale. D'altronde, il suo tempismo nel cambiare team nel corso della sua carriera ha assunto spesso connotati fantozziani. L'uomo delle scelte di pancia ha deciso di abbracciare il progetto di Stroll padre, ritrovandosi come compagno Stroll Junior. Una situazione che, volendo essere maligni, ci fa venire voglia di procurarci dei pop corn.
Quali saranno le sorti di Aston Martin quest'anno non possiamo saperlo, anche se i margini di miglioramento potendo intervenire sul problema intrinseco dello scorso anno - l'impossibilità di impiegare la AMR22 all'altezza da terra per cui era stata concepita - sono piuttosto ampi. Una cosa, comunque, è certa: Fernando ci proverà comunque. Così come, al suo posto in Alpine, Pierre Gasly tenterà di ritagliarsi un ruolo da prima guida nel confronto con l'amico diventato nemico, Esteban Ocon. Considerando l'indole tutt'altro che placida del secondo in pista, anche qui ci aspettiamo scintille. Non può andare diversamente, nella lotta tra due aspiranti prime guide. E occhio pure al rientrante Nico Hulkenberg, nuovo uomo di casa Haas.
Il pazzo mercato scatenato dal ritiro di Sebastian Vettel ha portato ben tre rookie ad accomodarsi sulla griglia. In verità, uno di questi, Nyck De Vries, ha già perfezionato un debutto da sogno in Williams a Monza, sostituendo l'indisponibile Alex Albon. Una performance che gli ha consentito di accasarsi in Alpha Tauri, scuderia della quale potrebbe addirittura diventare prima guida, sfruttando l'esperienza maturata in altre categorie - si è laureato campione del mondo di Formula E nel 2021 - per avere la meglio sul bizzoso Yuki Tsunoda, talento ancora da sgrezzare, ammesso che sia davvero possibile farlo.
C'è poi moltissima attesa per il debutto di Oscar Piastri, talento che ha acceso l'inizio della pausa estiva della F1 con l'incredbile telenovela della contesa tra Alpine e McLaren per assicurarsi i suoi servigi. Solo il tempo ci dirà se il classe 2001 sarà all'altezza delle aspettative create proprio dalla pessima gestione da parte del team di Enstone. Completa il trio Logan Sargeant, il primo americano in F1 dal 2015, quando Alexander Rossi disputò uno scampolo di stagione con la Manor. Un pilota a stelle e strisce, visto il boom del Circus negli USA, non poteva mancare. Ed eccolo qui, forse meno carismatico rispetto a quanto servirebbe. Ma l'importante, anche per lui, sarà la prova in pista.
Il mese scorso, nell'arco del tempo in cui in aereo ci si può recare dall'Italia in Spagna, si è acceso il mercato dei team principal. L'addio alla Ferrari del dimissionario Mattia Binotto ha portato Frédéric Vasseur a lasciare una Sauber presente Alfa Romeo e futura Audi per approdare a Maranello, nel doppio ruolo di team principal e general manager. La Sauber, dal canto suo, si è avvalsa dei servigi di Andreas Seidl, che, in veste di CEO, supervisionerà l'operato di un team principal la cui identità non è ancora stata definita.
Così come non è chiara la situazione in Williams. Il team di Grove ha annunciato l'addio del CEO e team principal Jost Capito e del direttore tecnico François-Xavier Demaison, braccio destro di Capito già ai tempi dei successi nel WRC con Volkswagen, ma non ha ufficializzato i sostituti. Al posto del primo, vedremmo bene Susie Wolff o Jenson Button, ma solo il tempo ci dirà chi sarà il nuovo boss. Sappiamo, invece, che Seidl in McLaren sarà rimpiazzato dal nostro Andrea Stella, storico ingegnere di pista di Fernando Alonso in Ferrari da tempo in forza a Woking. Chi fallirà e chi, invece supererà la prova?
Strombazzate da Liberty Media come "un grande successo di pubblico", senza riscontri immediati nell'agorà dei social, le Sprint sono qui per restare, che piaccia o meno. Non solo non lasciano, ma raddoppiano pure. Nel 2023 saranno ben sei. Si correrà al sabato in Azerbaijan, Austria, Belgio, Qatar, USA e Brasile. I team sono stati convinti, dopo l'iniziale riluttanza, con un metodo molto efficace: la moneta sonante. Riceveranno il doppio dell'ìmporto erogato per ogni Sprint, arrivando a 300.000 dollari per ogni gara lampo. Il format, per quanto sappiamo ad oggi, dovrebbe restare sostanzialmente invariato.
Dicevamo sopra che il 2023 non vedrà una rivoluzione tecnica come quella della nuova era dell'effetto suolo dello scorso anno. Ma ci sono alcuni piccoli cambiamenti che potrebbero avere conseguenze tutt'altro che minime. Tanto per cominciare, per evitare l'ormai famigerato porpoising, i bordi del pavimento del fondo saranno alzati di 15 mm, con perdite di prestazione stimate dalla FIA nell'ordine del secondo per giro, senza tenere conto però di eventuali accorgimenti per mitigarne l'effetto. Altre due soluzioni - gli endplate dell'ala posteriore dell'Aston Martin e quelli dell'ala anteriore della Mercedes - saranno bandite per il 2023. Dopo l'incidente di Zhou a Silverstone, la FIA ha anche modificato le disposizioni riguardo al roll bar, vietando la soluzione "a lama" usata dall'Alfa Romeo, oltre a imporre test più stringenti.