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Le mani tolte dal volante per carpire un refolo d’aria, sfuggendo per un momento alla morsa stritolante del caldo torrido che ha reso Losail una landa inospitale: è questa l’immagine delicata, ma allo stesso tempo potente che descrive le condizioni in cui è stato disputato il Gran Premio del Qatar 2023 di Formula 1. Una gara in cui la tenuta dei piloti è stata messa a dura prova da una reazione a catena causata dai cordoli.
Si sono rivelati taglienti, talmente tanto da provocare microlesioni negli pneumatici da cui avrebbero potuto nascere dei cali di pressione. Danni non visibili se non al microscopio, ma che hanno avuto conseguenze maiuscole sull’andamento del weekend di gara. Per ovviare problemi peggiori, si è deciso di imporre un limite massimo di 18 giri per treno di gomme, costringendo così i team ad effettuare tre soste.
Eliminata sostanzialmente la componente strategica, si è giocato tutto sul passo. I piloti hanno dovuto spingere come dei dannati, senza risparmiarsi in alcun modo. E dare tutto non è per nulla semplice, quando ci si sente soffocati nell’abitacolo, come se non ci fosse aria da respirare. Per trovare sollievo, qualcuno ha aperto la visiera, mostrando il viso madido di sudore. Ma non si è trattato che di una breve tregua, prima che venisse schiaffeggiato dalla sabbia.
Logan Sargeant - un atleta di 22 anni, perché questo è l’americano – ha dovuto trovare il coraggio di fermarsi, resistendo all’istinto di pilota che lo induceva a non mollare, per paura di essere considerato un pusillanime in un momento in cui deve mostrare il meglio di sé. Il suo ingegnere di pista, colto da un moto di grande empatia, gli ha ricordato che non c’è nessuna vergogna nel tutelare la propria incolumità.
Arrivato ai box completamente disidratato, ha faticato a scendere dalla macchina, ciondolando visibilmente prima che uno dei meccanici che lo circondava facesse da scudo alle telecamere, coprendo il momento di difficoltà di Logan. Non lo sapevamo, ma Esteban Ocon a quel punto della gara era già stato male: aveva vomitato nel corso del quindicesimo giro, stremato dal calore eccessivo che doveva affrontare nell’abitacolo.
“Se non mi uccidi, finisco la gara – ha commentato Esteban -. È stato difficilissimo. Fisicamente ora sto bene, ma faceva troppo caldo, c’erano 80 gradi nell’abitacolo”. Non è stato l’unico a sentirsi male, peraltro. Oscar Piastri si è sdraiato per terra nel retropodio, cercando di recuperare le forze. Lance Stroll ha dovuto usare le ultime forze rimanenti per scendere dalla macchina e caracollare verso l’ambulanza parcheggiata vicino per chiedere soccorso. Alexander Albon, invece, dalla monoposto non è riuscito a uscire senza l’aiuto dei suoi uomini.
Si dirà che i piloti sono dei cavalieri del rischio e della fatica, e che guadagnano abbastanza da poter sopportare di guidare nel bel mezzo di una fornace. Ma la verità è che arrivare allo stremo delle forze può portare a cali di concentrazione molto pericolosi. Sentire Piastri dire che dal ventesimo giro non si è curato delle altre macchine, pensando solo a mantenere il suo ritmo visto lo stato fisico in cui versava, è francamente molto preoccupante. Così come lo è il fatto che Stroll, per sua stessa ammissione, si sentisse mancare in ogni curva.
Grazie al cielo il prossimo anno a Losail la Formula 1 correrà il 1° dicembre, e non in un periodo in cui, oltre a temperature minime di 29/30 gradi e massime di 40, l’aria è intrisa di un’umidità soffocante. Resta il fatto che oggi si è disputata una gara in condizioni al limite. E speriamo vivamente di non rivedere più quelle mani alla ricerca disperata di un sollievo lontano dal volante. Perché i 20 ragazzi in pista non sono gladiatori, ma dei piloti che devono essere messi nelle condizioni di correre in sicurezza. E quello che abbiamo visto oggi è uno spettacolo desolante.